Costruttore di comunità

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SGUARDO PASTORALE

Costruttore di comunità

“Lievito di fraternità” titola il Sussidio sul rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente, edito dalla Conferenza Episcopale Italiana nel maggio scorso. Sarà il testo guida del percorso formativo dei presbiteri della Diocesi e fornirà importanti ricadute sulle nostre comunità cristiane nello sviluppo della Visita pastorale. Già il primo capitoletto ci aiuta a vedere il prete in funzione della comunità cui è inviato. La sua vocazione trova radice nella “sequela di Gesù”, com’è per ogni discepolo, ma egli “la incarna servendo i fratelli con l’annuncio della Parola e la celebrazione dei sacramenti, raccogliendo la molteplicità dei fedeli nella comunione dell’unica Chiesa”. Lo affermava già l’esortazione Pastores dabo vobis, che proponeva la carità pastorale come via per l’esercizio del ministero e per la santificazione del ministro. La carità pastorale viene qui definita come “dedizione al popolo di Dio” che avviene soprattutto nel contesto della parrocchia, “forma di Chiesa, che vive tra le case degli uomini”. Essa “rimane prioritaria anche in un ambiente culturale come l’attuale” che non è più omogeneo come un tempo, ma registra forme di appartenenza ecclesiale e di maturità di fede le più varie. Dovrà percorrere “nuovi sentieri” per essere fedele alla sua missione, ma resta il soggetto dell’evangelizzazione. La novità è soprattutto qualitativa: “la Chiesa dev’essere libera da ogni surrogato di potere, di immagine e di denaro; deve operare in maniera creativa e accogliente per l’inclusione sociale dei poveri come per sviluppare una capacità di dialogo che sappia cercare il bene di tutti”.

È un identikit su cui può benissimo lavorare un consiglio pastorale, un’équipe educativa, i vari gruppi ministeriali sia della catechesi come della carità, quelli missionari e quelli liturgici. E soprattutto il presbitero, che arriva a comprendere l’importanza dell’ascolto, il valore del “tempo perso” con le persone, la capacità di “donare attenzione, comprensione e cuore alla persona dell’altro”, la passione per la sua gente, di cui arriva a conoscere le situazioni liete e tristi in cui si dibatte. Per descrivere tutto questo il Sussidio introduce un’immagine molto suggestiva: “Egli è pronto a tenere l’orecchio nel cuore di Dio e la mano sul polso del tempo”. Non si tratta di un’azione sociale, quindi, o di un espediente psicologico, ma di tradurre nelle relazioni la contemplazione di Cristo che “ha assunto il volto dell’uomo, a partire da quello più abbandonato”. Anche in questa missione il presbitero è coinvolto come “membro del popolo di Dio”, per cui sfida ineludibile per le nostre comunità è una ecclesiologia di comunione, dove la formazione dei fedeli laici risulta fondamentale, così come risultano fondamentali “gli organismi di partecipazione, primo fra tutti il Consiglio pastorale parrocchiale”; ma anche le famiglie messe in “primo piano” come “soggetti attivi della vita ecclesiale, portatori di un punto di vista privilegiato e di una ricchezza umana e relazionale unica”, e, in questo contesto, il rapporto con la donna nel rispetto della sua “identità femminile” e nella percezione “della sua genialità”; e poi lo spazio da dare alla peculiarità delle aggregazioni laicali, da apprezzare da una parte e da orientare dall’altra ad una sincera collaborazione “alla costruzione del tessuto comunitario”; e infine, ma non per ultima, l’attenzione alla presenza della vita consacrata, sia per le opere di “carattere formativo o spirituale”, ma soprattutto per sottolineare il “primato della preghiera e della vita comune”. Da tutte queste attenzioni si sviluppa la proposta vocazionale, la sensibilità ecumenica e il dialogo interreligioso.

Il vescovo ci ha chiesto di leggere interamente il testo del Sussidio in preparazione alla due giorni di ottobre. Perché non cercare tempi e forme per farlo anche con i nostri fedeli?

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.37 – 1 ottobre 2017