Dante in monastero

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I GIORNI

Dante in monastero

In monastero si va a cercare il silenzio, la preghiera, il lavoro, la comunità. La regola conduce la vita al suo centro attraverso le immagini di bellezza che pervadono tempi e ambienti e illuminano i volti. Con discrezione i visitatori esterni dai luoghi della ‘Foresteria’ vengono introdotti nei luoghi della clausura. Nel monastero delle Trappiste di Santa Maria sulla Moldava, a un’ora da Praga, per l’incrocio di alcune circostanze particolari viene offerto anche ai visitatori un invito inconsueto: partecipare ad alcune lezioni su Dante. La sorella dell’abbadessa, di origini venete, insegnante di lettere in pensione, presenta alle monache spezzoni di storia, filosofia e letteratura. Madre Lucia ha percepito che le ragazze cèche entrate in monastero si portano dietro un vuoto culturale inconcepibile. Il comunismo ha raso al suolo le menti e le anime: non poteva esistere altra cultura, conoscenza o interesse, che non fosse il comunismo stesso e ciò che lo puntellava.

Nulla su Platone, Impero romano, grandi della storia e della letteratura. Occorreva cominciare da capo non solo per informare dell’esistenza di un mondo e della sua cultura, ma anche per fornire contenuti alla ragione e all’anima, e per aprire prospettive capaci di introdurre al giudizio sulla realtà e al gusto delle cose. Dante è un autore perfetto: ha dentro tutto l’umano, la storia, la filosofia, la religione, l’attesa e lo scopo, la strada e il cammino, il tempo e l’eternità. Dante spalanca il panorama della bellezza dal cielo alla terra, dal mare alle stelle, dall’Inferno al Paradiso, passando per il Purgatorio. Il livello culturale delle giovani monache, deprivato e raschiato dalla insipienza della dittatura, viene nuovamente vangato, seminato e innaffiato. Si può comprendere meglio se stessi, la propria anima e il proprio cammino; si aprono raffronti tra la regola monastica e la struttura e il contenuto della Divina Commedia: la necessità di una guida come Dante con Virgilio, il senso dell’ascesa e dell’ascesi, il canto a un’unica voce come Casella incontrato nel Purgatorio e altre cose ancora. Nei giorni di permanenza al monastero, l’insegnante dedica due ore al giorno – una al mattino e una al pomeriggio – a presentare la Divina Commedia. Tutte le monache capiscono la lingua italiana e molte la sanno parlare. L’insegnante, addestrata da tanti anni di liceo, spiega con precisione, proprietà e dolcezza, e le giovani monache vengono accompagnate a capire, amare e vivere sullo specchio del cammino di Dante e di ogni uomo chiamato a purificarsi fino a giungere al cospetto di Dio. Partecipando alla lettura di alcuni canti del Purgatorio, prima in lingua italiana e poi in lingua cèca, incontriamo ‘una cosa venuta dal cielo in terra a miracol mostrare’.

don Angelo

 

Nuova Scintilla n.35 – 17 settembre 2017