Abbastanza bene

zenna
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SGUARDO PASTORALE

Abbastanza bene

È l’espressione con cui generalmente rispondiamo alla domanda: “Come stai?”. A tu per tu, per telefono, con un sms, normalmente ci si approccia manifestando interesse per l’altro. Ma non si sta attenti alla risposta, la si dà per scontata, e si procede col discorso focalizzandolo sulla questione che si intende trattare. Proprio questa sera, con un amico che mi rispondeva con quell’“abbastanza”, ho provato ad approfondirne il significato. L’ho visto un po’ sorpreso, ma poi mi ha aperto il cuore. La sua vita è segnata da un’insoddisfazione di fondo. In parte essa è determinata da fattori personali: non ha potuto svolgere la professione per la quale si era preparato, la famiglia che ha costruito non corrisponde ai sogni che aveva fatto, anche la salute è messa costantemente alla prova dal ritmo stressante di una giornata contesa tra il lavoro e le relazioni parentali. In parte, quell’insoddisfazione viene anche dalla situazione sociale che stiamo vivendo: la politica corre i binari del conflitto permanente e sembra avere l’unico obiettivo di salvaguardare gli interessi della propria parte, sforzandosi di conquistare consensi; le comunità locali lottano strenuamente per difendere i propri privilegi contro qualsiasi forma di ingerenza che non sia funzionale ad essi; la stessa comunità cristiana a volte arriva a proporsi come una casta che si autoalimenta offrendo ai suoi membri garanzie di carattere non sempre del tutto spirituale. “E noi, gente semplice e senza appoggi, veniamo sopraffatti”, diceva.

Allora, per non avere la sensazione di subire, ci schieriamo da una parte o dall’altra, e urliamo, aggrediamo, offendiamo, tiriamo fuori tutta la rabbia che abbiamo dentro perdendo il senso della misura e la logica del dialogo. Mi sentivo soffocare da una lettura così negativa della realtà e non avevo motivazioni sufficienti per arginarla. Ho chiesto, allora, provocatoriamente, di guardare insieme all’altra faccia della medaglia. In fondo l’“abbastanza” lascia margini anche al positivo. Dovette riconoscere che ci sono molte persone che gli vogliono bene e che trovano nel rapporto con lui una ragione per la propria vita, non ultima la propria moglie. Affermò orgogliosamente che era disposto a fare qualsiasi cosa per i suoi figli, che non ha fatto mancare mai nulla alla loro crescita. Si sentiva onesto, sia nel lavoro che nelle relazioni umane, responsabile del proprio ruolo nella costruzione della convivenza civile. Non aveva negato solidarietà e vicinanza a chi soffriva più di lui ed era oberato da ostacoli insormontabili. Ci siamo ripromessi di trovarci più spesso a dialogare insieme. Nell’“abbastanza bene” l’ago può spostarsi verso il negativo o il positivo in egual misura, e la direzione viene determinata dallo spirito che ti anima. L’impegno pastorale è chiamato a tener conto anche di questo ruolo: offrire motivi di speranza, aprire delle prospettive di soluzione, alimentare la fiducia nelle proprie e nelle altrui risorse, tener desto il coraggio di osare, avendo sempre sullo sfondo la promessa che il Maestro ci ha fatto di rimanere con noi sempre, tutti i giorni della nostra vita. E quando abbiamo la sensazione di non vedere le sue orme accanto alle nostre – come dice Margaret Fishback Power – vuol dire che in quei giorni egli ci ha portati in braccio.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.31 – 06 agosto 2017