Il monaco e gli amici

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I GIORNI

Il monaco e gli amici

Quant’è la distanza da Norcia a Chioggia? Padre Cassian viene a trovare gli amici che negli ultimi mesi sono andati più volte e in vari gruppi a Norcia a dare una mano per edificare il nuovo monastero ‘in monte’. Il grande movimento nato dopo le distruzioni del terremoto, fa dire al padre che è in atto un miracolo. È lui l’iniziatore della presenza dei monaci in Norcia. Mandato a Roma dagli Stati Uniti, nel 2002 iniziò la presenza nel luogo di nascita di San Benedetto, costituendo una comunità di varia provenienza internazionale, che ora vede nella edificazione del Monastero in Monte una stabile nuova dimora. Recentemente ha ceduto il posto di abate a un altro monaco. Nei nuovi locali s’è continuato a produrre la birra, che viene presentata a tavola, fresca e pienamente gustosa, nella cena alla Sagra del pesce, con amici che discorrono di opere educative e sociali e fanno domande sulla vita monacale, così sconosciuta ed equivocata nei nostri ambienti.

Il dialogo non dimentica di sottolineare quanta Europa è nata dalla regola benedettina, e quanti cristiani vi trovano ancora paragone e suggerimento: “Niente anteporre a Cristo, perché Cristo non antepone nulla a te”. È questo lo slogan di Benedetto, piuttosto che il motto “Ora et labora” inventato secoli dopo. Il profilo asciutto e i vividi occhi di padre Cassian introducono alla profondità dell’anima. Lo riscontriamo nella Messa celebrata il mattino seguente con assoluta sobrietà ed essenzialità, senza gesti o aggiunte particolari, senza accentuazioni della voce. Per l’omelia, di fronte al piccolo drappello di cristiani riuniti nelle prime ore del mattino nella chiesa di San Domenico, il monaco ha predisposto un foglio con qualche annotazione. La prima lettura riprende la visione di Mosè sul monte Oreb e la rivelazione del nome di Dio. Padre Cassian ricorda che era piccolissimo, forse 5 anni, quando per la prima volta ascoltò quel nome che gli parve così strano, una specie di non-nome: “Io sono colui che sono”. Forse l’unico nome che può essere rivolto a Dio, indefinibile. Citando il roveto che brucia e non si consuma, il padre cita un’antifona del Vespro mariano: ‘Rubum quem viderat Moises incombustum, conservatam agnovimus tuam laudabilem virginitatem”. ‘Nel roveto che Mosè ha visto ardere senza bruciare riconosciamo la tua splendida verginità o Maria’. Il nome indicibile di Dio si collega a Maria e alla sua maternità verginale, che porta a noi il visibile Salvatore. Il mistero di Dio diventa vicino e concreto in una storia che riunisce gli uomini e li rende amici pur nella distanza degli spazi e nella differenza delle vocazioni. Nella compagnia della Chiesa fioriscono le persone, fioriscono gli ‘io’ e si ricostruisce di generazione in generazione il popolo dei salvati.

 don Angelo

Nuova Scintilla n.30 – 30 luglio 2017