Lezione di un viaggio

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SGUARDO PASTORALE

Lezione di un viaggio

Una delle tante chiese della riforma, l’evangelica di Scozia. Da quando John Knox vi ha portato il calvinismo, dando origine al presbiterianesimo, diventato religione di stato nel 1592, il cattolicesimo ha visto il suo declino e si sono moltiplicate forme le più diverse di comunità autonome. Erano le 22 circa e sono entrato con altre due persone del gruppo. Alla porta c’erano due signori di chiara origine polacca che distribuivano un foglietto con l’orario delle funzioni e offrivano dei biscotti con cioccolato caldo. La chiesa era vuota, in penombra e silenziosa. “Si entra per pregare” ci hanno detto. C’erano bibbie, libretti di salmi, ma sembrava un teatro, con al centro un pulpito a tre piani di legno scuro che non favoriva certo lo spirito di orazione. Un pianoforte in bella vista faceva supporre che il giorno successivo ci sarebbe stata un’assemblea festosa. Ma la serata continuava e la curiosità ci ha portati in un’altra struttura chiaramente ecclesiastica, con tanto di frontale scolpito, campanile e finestre istoriate. Due fuochi ardevano all’ingresso su appositi bracieri e una musica assordante usciva dal portone aperto che lasciava intravedere, pur con luci basse e colorate, tavolini, bancone da bar, giovani chiassosi inebriati di gran pinte di birra.

Entrammo senza suscitare la meraviglia di alcuno. Era necessario uno sforzo particolare per ammirare le scene evangeliche riprodotte nelle vetrate. “Lasciate che i bambini vengano a me…” recitava una stringa mentre Gesù abbracciava i piccoli, contestando la logica degli apostoli che li interpretava come un disturbo. Continuando il giro, mentre dal pulpito un esperto dj diffondeva i suoni irruenti delle ultime incisioni, mi chiedevo chi poteva essere oggi il bambino cui Gesù si riferisce. Forse quella ragazza mezzo nuda abbandonata all’alcool, forse quella coppia abbracciata in un movimento di danza ritmato dalle note penetranti dei toni bassi, forse quei camerieri e baristi che loro malgrado torneranno a casa con negli occhi e nelle orecchie l’ennesima richiesta. Il pensiero non era peregrino perché poi ci accorgemmo che ad Aberdeen ci sono altre chiese trasformate in pub, disco dancing, night. L’iniziale sconcerto ha lasciato il posto a degli interrogativi e ad alcune considerazioni. Non è che saranno questi i luoghi dove Cristo continua a mangiare con i pubblicani e i peccatori? C’è una sacralità che va oltre e viene prima dei luoghi, è iscritta nei cuori di tutti. Non siamo abituati a riconoscerla. Le nostre chiese se non diventeranno musei a quale uso saranno destinate? Abitare la vita ci deve spingere a portare fuori dai nostri recinti i valori del vangelo, perché se presumiamo di conservarli gelosamente ci verranno rubati. Anche la lunghezza d’onda della misericordia ci interpella a sospendere il giudizio e ad offrire una breccia perché chiunque possa entrare nel mistero della vita dove la Pasqua del Signore continua a portare i suoi frutti. In andata o al ritorno c’è il portone aperto del cuore di Cristo che dice: “Venite a me voi che siete stanchi e oppressi”. Tocca a noi essere testimoni di quel cuore in ogni angolo della terra per mezzo di ogni confessione. È spuntato il sole della domenica e il tour continua tra castelli e scogliere, dove la storia di Dio creatore si intreccia con quella degli uomini ambiziosi e belligeranti. Ci viene consegnata come una intramontabile lezione.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.28 – 16 luglio 2017