Educare sui monti

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I GIORNI

I ragazzi “Cavalieri del Graal”

Educare sui monti

Si guadagnano piccoli spazi del cuore. La compagnia degli ‘arditi’ intraprende la ‘sgambatina’ che conduce alla vetta del ‘Cristo pensante’. Il sentiero si inerpica passo passo per duecento metri all’insù; per ragazzini di primo pelo è già una grossa fatica. Ma dovresti vederli raccontare la soddisfazione di avercela fatta, sprizzando dagli occhi la gioia per il panorama dei monti. Ancor più nelle cinque ore di saliscendi su sassi e roccia fino al laghetto del ghiacciaio del Fradusta, attraversando anche un tratto leggermente esposto. Non solo non è inutile la fatica, ma la pigrizia e la ritrosia della partenza non sono paragonabili alla gioia finale. Una proposta chiara e ben condotta segna il ritmo dei giorni e delle ore e introduce alla scoperta di sé e del senso delle cose. Qual è l’origine dell’educazione? A che cosa si educa? Chi educa? Adulti, genitori, insegnanti o persone appassionate, sono insieme con gruppi di ragazzi provenienti da varie città. Non trasmettono una competenza. L’educazione comporta la trasmissione della propria persona: trasmetti quello che fa vivere te. Una comunione di persone riconosce il vincolo di unità nella Chiesa.

Tutto diventa attraente per questi ragazzi che si riconoscono nell’esperienza dei Cavalieri del Graal e il 2 giugno hanno incontrato il papa. Svelano capacità impreviste per musiche e drammatizzazioni: l’incontro dell’Innominato con il cardinal Federigo, la vita di Madre Teresa, la vicenda di Edimar, il ragazzo africano ucciso dal capetto perché non voleva più farsi complice dei suoi delitti. Le scenette della serata finale riprendono ironicamente fatti e personaggi della vacanza. Le giovani anime si sciolgono dai ceppi dell’infanzia e della timidezza; la finezza del cuore germoglia in componimenti poetici che riprendono alcune parole dell’Infinito di Leopardi o che volano liberi sul tema dei muri che cadono, aprendo l’orizzonte. Si dissoda la durezza dell’egoismo autoprotettivo, imparando a fidarsi per nuove scoperte. Di giorno in giorno e quasi d’ora in ora il cammino educativo procede in un tenace avanzamento di posizioni, quasi fosse la guerra di trincea che vediamo segnalata nei sentieri sui monti. La sfilata di ragazzi e adulti segna il passo dei sentieri e quello delle giornate, nella gioia e nella fatica. Occorre una compagnia di amici che cantano con te per indurti ad aprir bocca e a partecipare con tutti. Per educare ci vuole un intero villaggio, o una vasta radunata di persone che camminano insieme tenendo alta la linea dell’orizzonte, oltre i muri di recinzione. Nel momento in cui la fanciullezza cede il passo alla prima adolescenza, un’esigenza preme nel cuore e negli occhi e trasborda gli argini anche nei modi più controversi. Attende di essere incontrata da una esperienza che rivela l’Amico grande, Gesù, fin dalla preghiera delle lodi del mattino, con la serietà dei grandi e la scioltezza dei ragazzi. Come la ragazzina che freme al paragone con Madre Teresa e desidera essere come lei. O l’altra che insieme ad amiche e amici esclama: “Che bella la Messa stasera. Io ci verrei sempre”. Perché? “Perché qui si capisce tutto”.

 don Angelo

Nuova Scintilla n.28 – 16 luglio 2017