Pane per la nostra vita

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PAROLA DI DIO – corpo e sangue di cristo –  a

LETTURE: Dt 8, 2-3. 14b-16a; Dal Salmo 147; 1 Cor 10, 16-17; Gv 6, 51-58

Pane per la nostra vita

Dt 8, 2-3. 14b-16a: “…nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri”.

Eucaristia, pane del cammino. La narrazione dell’esperienza vissuta da Israele nel tempo e nel cammino che lo ha portato dalla condizione di schiavitù in Egitto all’entrata nella nuova condizione di libertà nella terra promessa, rivela il senso del vivere dell’uomo. La vita è un cammino con un punto di partenza e un punto di arrivo, una meta. Per compiere questo cammino ci è dato un tempo, la nostra vita. La meta che ci sta davanti ci è indicata e costituisce la nostra speranza, fondata sulla promessa di Dio e indicata di volta in volta dalla sua Parola, “di quanto esce dalla bocca di Dio”. La direzione del cammino non è dalla vita alla morte, ma dalla morte alla vita. Dio infatti ci fa ‘essere’ (nostro creatore) e crescere perché giungiamo alla pienezza della vita nella partecipazione alla sua vita divina (vita eterna). Ma nel cammino siamo implicati anche noi con le nostre scelte e il nostro impegno. Il tempo e l’impegno del nostro vivere è definito “deserto, prova, riconoscimento della nostra vera realtà (umiliazione), deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua…”. Ci sarebbe da morire di paura a pensare a questo deserto, a questa valle di lacrime, se non credessimo che proprio Lui ci orienta con la sua Parola, ci disseta alle sue acque scaturite dalla Roccia e ci nutre con la sua Manna. Parola, Roccia e Manna è Cristo che nella Messa si dona a noi come Parola, Bevanda e Cibo, cioè come guida, compagnia e nutrimento per il nostro cammino. Potremmo pensare di affrontare il deserto della vita con tutte le sue insidie e camminare dritti alla meta senza smarrirci, senza ricorrere a Lui, alla sua Parola e al suo nutrimento? Ci meravigliamo se senza questi doni andiamo tante volte in crisi?

Dal Salmo 147: Loda il Signore, Gerusalemme.

Eucaristia, pane della gioia e della pace. La prima strofa fa sognare l’abitare sicuri in pace e prosperità nella città santa ricostruita, la Gerusalemme celeste, dopo il tempo vissuto in esilio. Questa nuova situazione di pace e di benessere è realizzata dalla Parola creatrice e liberatrice del Signore (seconda strofa) che è anche Parola rivelatrice del progetto e della volontà divina per il suo popolo (3ª strofa). Cristo suo Figlio è la Parola e il Pane donatoci per giungere alla Gerusalemme celeste. Lui è Parola e Pane di vita, come ricorda il vangelo di Giovanni: “Tu solo hai parole di vita”, e “Chi mangia questo pane ha la vita eterna”.

1 Cor 10, 16-17: “Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo”. Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.

Eucaristia, pane di comunione. San Paolo, nel capitolo 10 di questa lettera, sta invitando la Chiesa di Corinto a non fallire l’obiettivo a cui è chiamata, la meta verso la quale corre, come è accaduto ai tanti che hanno partecipato al cammino dell’Esodo ma non hanno raggiunto la terra promessa a causa dei loro comportamenti ribelli. Eppure durante quel cammino “tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale… bevevano infatti da una roccia spirituale e quella roccia era Cristo”. Di fronte ai pericoli e alle tentazioni cui siamo sottoposti lungo il nostro cammino verso la terra promessa anche a noi è dato di essere in comunione con Cristo e con i fratelli perché nella comunione al corpo di Cristo i suoi discepoli sono una cosa sola nell’unico Cristo. In comunione con Lui possiamo affrontare la vita come tempo e cammino per giungere alla meta. La nostra comunione all’unico pane fonda pure e richiede la comunione con i fratelli che percorrono lo stesso cammino verso la stessa meta e che ‘partecipano all’unico pane”.

Gv 6, 51-58: “Colui che mangia di me vivrà per me”.

Pane di vita frutto del suo sacrificio. Nell’eucaristia Gesù offre se stesso come pane/carne da mangiare e vino/sangue da bere per condividere la sua vita divina ed eterna. Il collegamento pane-vino e carne-sangue manifesta che Gesù vive e muore (carne/sangue) per donare agli uomini, non un rito solenne, ma se stesso (pane/vino), principio di vita nuova per l’uomo. In tutto il capitolo 6 del vangelo di Giovanni la “vita eterna” è messa in relazione al “credere” e al “mangiare il pane disceso dal cielo”. Il culmine sta nell’offerta che Gesù fa della sua vita per la vita del mondo nella sua passione e morte: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. L’eucaristia è il mistero del Figlio di Dio che una volta per tutte si è fatto carne della nostra carne nell’incarnazione e si è offerto una volta sulla croce per unirci indissolubilmente a Lui e attraverso di Lui al Padre rendendoci partecipi della loro vita. Questo è l’eucaristia per chi crede. “Questa parola è dura! Chi può stare ad ascoltarla?”, leggeremo un poco più avanti. Di fronte alla rivelazione di Gesù la risposta è o l’incredulità che porta all’incomprensione e al rifiuto o la fede e la sequela che aprono alla comunione con Cristo che diventa con il suo sacrificio pane e pegno di vita eterna, pane di comunione, pane per il nostro cammino, pane del perdono, pane della presenza tra gli uomini. Mistero da accogliere nella lode e nella gioia.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.24 – 18 giugno 2017