I Cavalieri del Graal incontrano il Papa

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Ragazzi insieme da Porto Viro, Bottrighe, Chioggia, Pellestrina e… Mestre. Il racconto di un testimone

I Cavalieri del Graal incontrano il Papa

Il 2 giugno, noi Cavalieri del Graal abbiamo incontrato il Papa. Siamo partiti il giorno prima, appena tornati da scuola. Eravamo un bel gruppetto di ragazzi con i nostri accompagnatori. Noi di Porto Viro eravamo in 5, accompagnati da Sabrina. C’erano poi alcuni ragazzi di Bottrighe, Chioggia, Pellestrina e un ragazzo di Mestre. Arrivati in serata al nostro albergo, abbiamo trovato ad aspettarci i Cavalieri di Rimini. Dopo cena ci siamo ritrovati tutti nel grande giardino dell’albergo, sotto il patio a provare le canzoni che il giorno dopo dovevamo cantare al Papa. È stata un bella serata, anche se eravamo stanchissimi, perché non c’era distinzione fra noi ragazzi, ma eravamo tutti insieme a cantare e pregare, guidati dagli adulti che ci aiutavano a prepararci a questo momento così importante. Ad una certa ora ci siamo salutati e recati nelle nostre stanze perché il mattino dovevamo svegliarci presto per recarci in Piazza San Pietro. Nonostante tutto, eravamo così eccitati per quello che stavamo per vivere che, anche se la notte non siamo riusciti tanto a dormire, al mattino eravamo già tutti pronti prima dell’orario prestabilito. Arrivati in Piazza San Pietro e dopo aver passato i controlli, siamo entrati nella sala Paolo VI, dove ci siamo trovati insieme a migliaia e migliaia di altri giovani provenienti non solo da tutt’Italia, ma anche da Svizzera, Francia, Spagna e Portogallo. Eravamo oltre 5.000, ma non c’era caos, tutti cantavano, pregavano, partecipavano e tacevano quando c’era da ascoltare. Abbiamo più volte provato l’inno preparato per il Papa e sventolato le nostre sciarpe gialle e bianche con scritto “I Cavalieri incontrano il Papa”. Abbiamo visto video e ascoltato testimonianze di persone che nel momento di difficoltà hanno trovato aiuto e amore in questo gruppo, come la storia di due giovani immigrati che sono arrivati in Italia senza famiglia dopo aver passato momenti davvero terribili ed ora la loro famiglia sono i Cavalieri. Ogni tanto, quando vedevamo spostarsi la tenda da dove sarebbe entrato il Papa, tutti ci portavamo al centro dove sapevamo sarebbe passato per salutarlo e riprenderlo con il telefono, ed ogni volta era un tuffo al cuore. Chi ci guidava dal “palco” ha detto che tutto questo faceva sentire che in quella sala c’era veramente la presenza di Gesù che poi è il motto dei Cavalieri, l’amicizia e la presenza di Gesù tra noi. Ad un certo punto però la tenda si è aperta del tutto ed è stato il “delirio” in senso buono: tutti lo acclamavano, tutti cantavano l’inno al Papa e tutti cercavano di toccarlo, salutarlo o incontrare il suo sguardo. L’emozione era tanta e sono riuscito a filmarlo.

Poi si è seduto al suo posto e, dopo averci salutato, tre ragazzi gli hanno posto delle domande. La prima ragazza gli ha confidato che sta per finire le medie ed intraprendere la strada delle superiori, ma è molto spaventata di lasciare i vecchi amici e di cominciare una nuova vita che per ora è un’incognita. Lui gli ha risposto che è naturale essere spaventati dai cambiamenti, ma che nella vita bisogna sempre guardare l’orizzonte per andare avanti e non cercare di capire cosa c’è dietro al muro, quindi di non dimenticare i vecchi amici, ma di cercare sempre di andare avanti nel migliore dei modi. La seconda ragazza gli ha chiesto se noi potremo mai sperare di migliorare il mondo. Il Papa ha detto che purtroppo al giorno d’oggi al mondo succedono tante cose brutte, ma se noi, tutti insieme, nel nostro piccolo impariamo a tendere la mano per aiutare il prossimo e non a tenere il pugno chiuso in segno di egoismo, potremo iniziare a migliorare questo mondo e a portare altri a fare altrettanto.

L’ultimo ragazzo ha raccontato la sua storia personale. Mi ha toccato molto quello che ho sentito e mi ha fatto capire che a volte tendo a lamentarmi per piccole cose senza capire davvero quanto io sia fortunato. Questo ragazzo è nato in Bulgaria ed è stato abbandonato quando aveva solo un mese. All’età di cinque anni è stato adottato, ma sua madre è morta dopo un anno e lui è cresciuto con il papà ed i nonni. L’anno scorso ha perso entrambi i nonni. Quindi ha chiesto al Papa come può, dopo tutto quello che gli è successo, continuare ad amare Dio o sentirsi amato da Lui. Il Papa gli ha risposto che purtroppo a queste domande nessuno, nemmeno lui, riesce a rispondere perché è ciò che si chiede anche lui quando fa visita ai bambini che ci sono in ospedale ed esce con il cuore sofferente per quello che vede, ma poi guarda il crocifisso e pensa che se Dio ha permesso che il suo unico Figlio morisse in croce e che succedano cose brutte anche ai bambini sicuramente una ragione c’è e probabilmente la capiremo nella nostra prossima vita.

Quando ha finito, abbiamo recitato tutti insieme la preghiera del Cavaliere e dopo la benedizione ha ripercorso il corridoio per uscire da dove era entrato. Io, come tutti gli altri, mi sono spostato vicino alle transenne, e quando Lui è arrivato vicino, mi sono sporto per toccarlo e lui mi ha stretto la mano. È stata un’emozione grandissima. Avevo il cuore in gola ed ero commosso per quello che mi era appena successo. Non era la priva volta che vedevo il Papa ed ogni volta è sempre stato toccante, ma questa volta è stato super!

Siamo poi ripartiti per far ritorno a casa consapevoli che quello che ci è successo è stata una cosa straordinaria.

In questa esperienza ho anche notato e mi è piaciuto che mentre quando siamo partiti per andare a Roma ognuno tendeva a rimanere con il gruppetto del proprio paese, al ritorno eravamo tutti ben amalgamati, maschi con femmine, Chioggia con Porto Viro, con Bottrighe e Mestre, tutti insieme senza distinzione in una grande e forte amicizia.

Francesco Mantovan

Nuova Scintilla n.24 – 18 giugno 2017