Tessarollo chiude la fase “de miro”

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CHIESA DEI FILIPPINI

Il processo diocesano sul presunto miracolo attribuito all’intercessione di Padre Calcagno

Tessarollo chiude la fase “de miro”

Con una solenne concelebrazione, domenica 28 maggio, Ascensione del Signore, presso la chiesa dei Filippini di Chioggia, il vescovo Adriano Tessarollo ha chiuso la fase diocesana “de miro” su una presunta guarigione miracolosa attribuita all’intercessione del Venerabile servo di Dio Padre Raimondo Calcagno. Con l’Ordinario Diocesano, il vescovo emerito Dino De Antoni presidente del Tribunale e il postulatore padre Ermanno Caccia d.O. hanno concelebrato:  il parroco mons. Vincenzo Tosello, don Massimo Ballarin, i padri Tommaso Sochalec e Gontranno Tesserin dell’Oratorio di Chioggia, P. Michele Nicolis C. O., preposito di Verona e delegato della Sacra Visita per Chioggia, numerosi sacerdoti diocesani e alcuni padri delle case filippine di  Bologna, Verona e Vicenza. Hanno assistito il celebrante due giovani diaconi della congregazione filippina veronese. All’organo il maestro Andrea Chinaglia e il coro dei Filippini di Chioggia diretto dal maestro Carla Boscolo, come al solito sempre disponibili, hanno accompagnato i vari momenti della liturgia. Si conclude così  una nuova importante tappa iniziata un anno fa quando il 5 ottobre 2016, memoria liturgica di san Luigi Scrosoppi, oratoriano di Udine,  il postulatore Padre Ermanno Caccia ha presentato al vescovo di Chioggia la richiesta di prendere in esame e di istituire un processo canonico su un presunto fatto straordinario attribuito all’intercessione  del Venerabile Padre Raimondo Calcagno.

Il tribunale ecclesiastico istituito “ad hoc” ha prodotto tutta una serie di documenti tra cui i verbali delle diverse sessioni, in cui  sono stati sentiti i testimoni del fatto e le relazioni medico specialistiche delle visite  presso l’Ospedale di Chioggia del presunto miracolato eseguite dai medici specialisti incaricati dallo stesso tribunale.

L’omelia di mons. De Antoni

Nell’omelia, che vale la pena riportare per intero per la sua profondità e allo stesso tempo semplicità, mons. De Antoni così attualizza la celebrazione alla luce della festa dell’Ascensione:

“Gesù torna al Padre! Non sembra proprio il finale sperato. Stupiti e amareggiati sono i discepoli. Spiazzati, nuovamente. Se ne va e li lascia quaggiù nella storia, mentre Lui sale alla gloria. E’ uno scambio sfavorevole per loro e guardano attoniti il cielo. “Uomini di poca fede, perché continuate a guardare il cielo?”. E’ finito il tempo di Cristo, ora inizia quello della Chiesa. Luca ce lo racconta, prendendo ampiamente spunto dall’ascensione di Elia, una pagina molto conosciuta in Israele. Nel racconto dell’ascensione di Elia, il grande profeta viene rapito in cielo sopra un carro di fuoco, sparisce tra le nubi e il suo discepolo Eliseo riceve almeno una parte dello spirito profetico, avendolo visto sparire. Lo stesso paradigma è usato nel racconto di Luca: le nubi, simbolo dell’incontro con Dio, i due uomini che richiamano i due angeli testimoni della risurrezione, il bianco delle vesti, segno del mondo divino. Si tratta dunque di una consegna ad Eliseo da parte di Elia, agli apostoli da parte di Cristo. E’ l’inizio della storia della Chiesa, del tempo della Chiesa. “Non guardate il cielo, guardate in terra, guardate la concretezza dell’annuncio”. Questo il messaggio. Certamente non è facile accettare lo scambio, perché si tratta di partire dalla povertà delle nostre situazioni pastorali, in un mondo fragile. Non è una Chiesa muscolosa quella che lascia Cristo, ma in situazione di conversione. E’ iniziato il tempo della Chiesa, fatta di uomini fragili che hanno fatto esperienza di Dio e lo raccontano. Non l’ha lasciata sola, Egli è con noi. Non l’ha lasciata priva di risorse, le ha dato i segni, la parola, i sacramenti, i santi e anche i miracoli; la cui finalità non è sorprendere l’uomo, provocando la sua ammirazione, ma mostrare il suo amore salvifico, liberandolo dal peccato e dalla morte. La preoccupazione allora che ci ha riuniti qui questa sera è quella di dire che il Signore continua ad amarci. E i sigilli che saranno posti su questi documenti da consegnare al giudizio ultimo del Magistero, intorno al “mirum” del presunto evento miracoloso riguardante la persona del signor Andrea Gorin non solo vogliono “incerare” la conclusione che Dio è in mezzo a noi, ma vogliono far davvero infondere in noi la convinzione che Dio è per noi. Non saremo noi a stabilire se nel nostro caso l’evento accaduto è stato trascendente, cioè ha avuto Dio per autore, intercedente Padre Raimondo, né se esso abbia superato le leggi della natura. Non abbiamo per sé bisogno di miracoli per vivere la nostra fede: il grande miracolo è la risurrezione di Cristo. Ciò nonostante ci auguriamo e preghiamo perché sia riconosciuto come miracolo, per due motivi:

1. Perché tale segno sarebbe rivolto ad ogni uomo per rivelare quanto è grande la bontà di Dio Padre che segna il suo intervento speciale e che autentica così un dono, un dono soprannaturale (M. Blondel, Revu de Clergé français, 15.4.1904, p. 405).

2. Perché la valutazione canonica del caso permetterebbe di poter vedere aperta la strada della beatificazione del servo di Dio Padre Raimondo, secondo la rigorosa normativa della Chiesa. In questo caso il nostro culto verso di lui, legittimo per le sue virtù eroiche già riconosciute, troverebbe convalida e conferma da parte del Cielo.

A tutti i devoti del Padre, a quanti si prodigano con la preghiera e l’impegno alla diffusione della sua figura, scenda una benedizione dal Cielo.  Amen”.

La consegna

Al termine dell’omelia mons. Tessarollo assistito dal cancelliere vescovile don Simone Zocca ha controfirmato i documenti e dopo avere posto il proprio sigillo su tutta la documentazione raccolta, l’ha consegnata a padre Ermanno Caccia dell’Oratorio di Chioggia, postulatore della causa di canonizzazione del Venerabile Padre Raimondo Calcagno, perché la porti a Roma e   consegni tutto il materiale (verbali del tribunale e storia del presunto miracolo raccolta negli ultimi 12 anni) presso la Congregazione della Causa dei Santi.

R. D.

Nuova Scintilla n.23 – 11 giugno 2017