Credo in un solo Dio che è amore

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PAROLA DI DIO – Santissima Trinità  A

LETTURE: Es 34, 4b-6. 8-9; Dn 3,52-56; 2 Cor 13, 11-13; Gv 3,16-18

Credo in un solo Dio che è amore

Es 34, 4b-6. 8-9: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso.

Cosa può dire l’uomo di Dio? L’uomo può ricercare, può desiderare, può intuire e tentare di risalire dalle cose create al Creatore. S. Agostino sente che il cuore dell’uomo non si appaga finché non ‘riposa in Dio’. Il Salmo 62 proclama “Soltanto in Dio riposa l’anima mia…”. Riposo della mente che si interroga su di sé, sulle sue origini e sulla sua destinazione, e riposo del cuore che in Lui trova quell’amore senza limite che va cercando…. A Dio piacque rivelare gradualmente all’uomo se stesso anche con queste parole: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. La parola ‘Signore’ traduce il nome ebraico Yahweh, che significa Colui che è presente nella vita e nella storia dell’uomo, per salvare. La ripetizione del nome dice che non bisogna dubitare della sua presenza. E subito aggiunge: “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. Anche di fronte al peccato, il suo amore compassionevole e gratuito e la sua fedeltà prevalgono sull’ira e per questo Egli non abbandona il suo popolo ma continua a camminare col suo popolo, offre perdono e fa del suo popolo la sua eredità. E’ questa l’immagine di Dio che ci portiamo dentro, che ci consola e che sentiamo che non ci abbandona?

Inno da Dn 3,52-56: A te la lode e la gloria nei secoli.

I sei versetti proposti costituiscono la prima parte del canto dei tre giovani rimasti illesi nella fornace ardente che leggiamo nel libro di Daniele profeta. Essi sono un rendimento di grazie (dossologia) a Dio ‘santo, glorioso, re celeste’ . Egli non è stato lontano da loro nel momento della grande prova e ha manifestato in loro la sua presenza salvatrice. Lode e gloria a Lui che dal cielo è presente e opera salvezza anche oggi per noi sulla terra.

2 Cor 13, 11-13: La grazia di Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.

Ancora altri ‘titoli’ ci aiutano a formarci la vera immagine di Dio e a vivere e stabilire il giusto rapporto con Lui. Egli è  “il Dio dell’amore e della pace”. Egli, che è “amore”, in Cristo ha mostrato il suo amore gratuito e benevolo per noi e si è dato a noi (“grazia”); nel dono dello Spirito ci unisce in comunione con Sé facendoci partecipi della sua vita e del suo amore (“comunione”). Se noi viviamo imitando il suo amore, compimento della sua volontà, godremo della sua comunione, della sua gioia e della sua pace. Egli, il Dio dell’amore e della pace, abiterà in noi. La nostra vita diventa esperienza di Dio, conoscenza sempre più profonda di Lui, vita in Lui.

Gv 3,16-18: “Dio ha tanto amato il mondo…”.

In Gesù l’uomo può incontrare il Dio altrimenti invisibile e inaccessibile all’uomo (Es 33,1.19-20.23; Gv 1,18; 6,46; 14,6; 1Gv 4,12.29). Ma quale Dio ci fa incontrare Gesù? “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Incontriamo il Padre dei doni, primo fra tutti il suo Figlio. Incontriamo il Dio della salvezza che ama ed ha esclusivamente come scopo la salvezza e la vita dell’uomo stesso. L’invio del Figlio nel mondo è l’atto supremo dell’amore del Padre. In quel “dare” il suo Figlio al mondo è già annunciato il prezzo di quel dono: Gesù Crocifisso nel quale l’amore del Padre e di Gesù Cristo si manifesta in tutta la sua intensità. Al tempo di Gesù molti pensavano (e anche oggi molti pensano) che Dio mostra la sua potenza annientando i nemici e sterminando i malvagi. Su questa concezione di Dio trovano fondamento i fanatismi religiosi di ogni tempo, passati e presenti, spesso sfruttati politicamente e giustificati come ‘eliminazione degli infedeli’. In verità la missione affidata dal Padre al Figlio è ordinata esclusivamente alla salvezza di tutta l’umanità: “Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”..Nédiversa deve essere la missione della Chiesa! Se luomo si perde, ciònon avviene per la condanna di Dio, ma unicamente perchéegli rifiuta la salvezza donata in Gesù: “Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”. Concludo con queste parole di Benedetto XVI prese dalla Bolla “Porta fidei” per l’indizione dell’anno della fede: “Professare la fede nella Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo – equivale a credere in un solo Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8): il Padre, che nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra salvezza; Gesù Cristo, che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo; lo Spirito Santo, che conduce la Chiesa attraverso i secoli nell’attesa del ritorno glorioso del Signore”.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.23 – 11 giugno 2017