Laici impegnati

zenna
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SGUARDO PASTORALE

Laici impegnati

Come può essere fuorviante questa espressione! La settimana scorsa riflettevo con una coppia alla vigilia del matrimonio sul desiderio maturato di vivere con maggiore coerenza la propria identità cristiana. Andavano rievocando con nostalgia gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, quando hanno fatto esperienza di una comunità accogliente e rassicurante, ripromettendosi non solo di partecipare con fedeltà alla Messa festiva ma anche di tornare a vivere in parrocchia lo spirito di comunione e l’impegno formativo. Li ho incoraggiati a farlo, anche in vista dei figli che dovranno educare alla fede proprio attraverso l’appartenenza ad una esperienza viva di Chiesa. Saranno in grado, sia per la preparazione che per la convinzione, di esercitare anche qualche ministero di fatto.

Ma li ho anche invitati a considerare che non è solo così che possono manifestare il proprio impegno di credenti. Laici impegnati non sono primariamente quelli che lavorano in parrocchia, appartengono ad una associazione o movimento, fanno catechismo, cantano in un coro, lavorano nella Caritas, sono membri di un organismo di partecipazione ecclesiale. Sono soprattutto quelli che interpretano la propria vocazione familiare, professionale, sociale, animati da quell’incontro con Cristo Gesù che riempie costantemente il cuore di gioia e detta le coordinate per una vita di servizio umile e generoso. Sto pensando a sposi amorevoli e delicati, a genitori pazienti e lungimiranti, a professionisti preparati e creativi, a cittadini onesti e coerenti, ad adulti responsabili e giovani coraggiosi, a persone che lottano per il bene comune, che ricercano la giustizia, che vivono in pace. Non sono gli ambienti che si frequentano a fare la differenza, ma le relazioni che si stringono. Il discepolo di Gesù ha una sguardo positivo sulla realtà, non è lamentoso, affronta con fiducia le contrarietà. I segni della redenzione sono iscritti nelle vicende del quotidiano e abitano il vissuto di tutti, là dove la passione per l’uomo e per la sua storia muove la compassione e la solidarietà, dove il gusto per l’incontro fa nascere l’amicizia e sancisce alleanze di pensiero e di azione, dove lo sguardo aperto verso il mondo scova energie sopite e mette in moto progetti di sviluppo sociale disinteressati e franchi. Di tanti ricordo gli entusiasmi dell’età giovanile, quando la strada sembrava facile e l’entusiasmo era alle stelle, di altri ricordo i tentativi riusciti e gli inevitabili arresti che hanno un po’ sfiancato, in alcuni rivedo il coraggio di ricominciare con la freschezza degli ideali mai abbandonati, e mi dico che questo è l’impegno dei laici, che fanno la Chiesa nel momento stesso in cui la mettono in dialogo con la storia, in ascolto dell’uomo, a servizio dell’umanità. I laici impegnati ci sono e forse non lo sanno. Formare un laicato impegnato e maturo può significare a volte aiutare le persone di buona volontà a scoprire di essere Chiesa in trincea, perché la grazia dei sacramenti ricevuti agisce proprio come dice Gesù nella parabola del seme che un uomo getta nella terra, “dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa; poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga”. È anche questa un’uscita necessaria. Non si tratta di andare ma di stare in missione.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.22 – 04 giugno 2017