Vite abitate

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I GIORNI

Vite abitate

Una famiglia con due figli s’è presa in carico un altro bambino per una accoglienza di quindici giorni: è durata una vita. Un’altra è stata allietata da cinque figli, che ormai fioriscono in una serie di nipoti. Il gruppetto di fidanzati ascolta stupito; sarà la tranquillità dell’ambiente agreste, che favorisce l’attenzione nel cerchio del prato verde. Il mito del figlio unico, praticato per scelta o per necessità, svanisce tra le foglie degli alberi. Compagnia è bello, nel sostenere il cammino pur complesso e problematico dei figli; nel vedere la casa invasa da persone e il cuore abitato da affetti che si moltiplicano. Candidamente le due famiglie dichiarano che le salite, le difficoltà, gli intrighi della vita costituiscono una grande avventura nella quale la protagonista è la Provvidenza.

Questi racconti indirizzano lo sguardo verso situazioni vissute da altre persone, che presentano all’apparenza un’immagine di solitudine, ma in realtà sono molto ‘abitate’: vedi la vita del prete o quella del piccolo convento di suore. Le persone che non scelgono la vita matrimoniale o una delle tante forme di accasamento oggi in voga, normalmente non vivono affatto una vita solitaria. Semmai, spesso devono difendersi dall’invasione dei rapporti, per ritrovare spazi di silenzio, come Gesù che si ritirava in luoghi deserti a pregare. Non dovranno temere l’abbandono nemmeno quando per un certo periodo venga meno la persona che stabilmente li accudisce e prepara i pranzi: basta un fischio e si aprono porte ospitali. Oggi diminuisce il numero di persone di cui è costituita una singola comunità religiosa; può anche risultare problematica la convivenza di comunità sacerdotali sotto lo stesso tetto. Ma la ricchezza e l’intensità di rapporti di una vita sacerdotale e di una comunità religiosa restano ineguagliabili, e temono soltanto l’ostacolo della pigrizia e della grettezza di cuore. L’esperienza della fraternità e della paternità, la condivisione dell’amicizia, la profondità dello scambio culturale, la collaborazione in piccole e grandi imprese pastorali non hanno paragone con altre avventure umane. Insieme si conosce e insieme si cammina, insieme si approfondisce e si sperimenta il senso della vita, procedendo verso il proprio destino. L’amicizia e ogni forma di compagnia non vivono soltanto di reciprocità e non si alimentano solo di scambi orizzontali, ma aprono a quel rapporto che è origine e fondamento di ogni rapporto. Accade un po’ quello che caratterizzava il gruppo degli apostoli, legati non appena dall’intreccio dell’amicizia reciproca, ma dal legame di ciascuno con il Maestro che li guidava e il Pastore che li precedeva.

 don Angelo Busetto

Nuova Scintilla n.20 – 21 maggio 2017