Dall’amore di Cristo alla conoscenza del Padre

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PAROLA DI DIO – V DOMENICA DI PASQUA – A

LETTURE:  At 6,1-7; Dal Salmo 32; 1Pt 2,2-9; Gv 14,1-12.

Dall’amore di Cristo alla conoscenza del Padre

At 6,1-7: “La parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli si moltiplicava”. La Chiesa cresce per mezzo dell’annuncio della Parola di Dio accompagnato dalla preghiera e dalla pratica dell’amore. Ma l’annuncio presuppone l’ascolto e l’accoglienza grazie ai quali nasce e cresce la fede. San Paolo rifletterà su questa dinamica della fede e scriverà: “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?”. Invoca il Signore chi ha fede in Lui, questo significa pregare. Ma per pregare Dio è necessario conoscerlo e riconoscerlo, credere in lui. Ma come conosciamo Dio e abbiamo fiducia in Lui se nessuno ci parla di Lui, se qualcuno che lo conosce non ci parla di Lui, qualcuno che lo conosce davvero, che ne ha fatto esperienza. Questo Qualcuno è stato Gesù, venuto da Dio per parlarci di Lui con verità. Egli a sua volta ha fatto conoscere se stesso e il Padre agli apostoli e discepoli e ha affidato loro la missione di farsi annunciatori e testimoni del loro amore. Così è nata e cresce la Chiesa: il dono dello Spirito è dato agli apostoli, ai diaconi e a tutti i battezzati perché ciascuno compia la propria missione di annunciare la Parola del Vangelo dopo averla ascoltata, di testimoniare il suo amore nel servizio ai fratelli, e formare con essi una comunità che invoca il Signore.

Dal Salmo 32: “Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo”.

Espressione tipica della preghiera della comunità credente è la lode e il ringraziamento che essa esprime nella gioia dei canti e musiche. È la gioia che nasce dall’esperienza che Dio è fedele alla sua parola di salvezza, che Dio porta a compimento le sue promesse. Occorre saper vedere i segni dell’amore di Dio che già ‘riempiono la terra’. La gioia si accompagna alla serenità perché sappiamo che Dio veglia incessantemente sul suo popolo per liberarlo da ogni pericolo o minaccia mortali. Su questo Dio la speranza è ben riposta e il suo amore fedele ne è garanzia.

1Pt 2,2-9: “Voi siete popolo… chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”.

Con il battesimo il cristiano è unito a Cristo e reso partecipe della sua vita divina. Ma i battezzati sono pure uniti insieme non come un ‘mucchio’ di singole pietre, ma son ben uniti dal medesimo Spirito tanto da formare un “edificio spirituale”, una costruzione che poggia sull’unico e solido fondamento che è Gesù Cristo. È così che la vita di tutto il popolo di Dio diventa un unico ‘sacrificio spirituale’ offerto a Dio che in unione a Gesù Cristo figlio amato di Dio, unico sacerdote, il Santo, l’inviato del Padre, diventa: “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato … e chiamato dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”. Il dono di Dio datoci in Gesù Cristo deve diventare realtà nella vita di ciascuno per l’opera e l’impegno di ciascuno passando dalle tenebre del peccato alla meravigliosa luce della santità di vita resa possibile da Gesù e dal dono del suo Spirito.

Gv 14,1-12: “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre”.

Ogni partenza di persone care crea turbamento, specie se si tratta della partenza della morte, una partenza che i discepoli consideravano ancora senza ritorno. È un interrogativo che turba e inquieta sempre anche noi, che pure professiamo che “Egli di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti…” e tante volte ripetiamo: “credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna”. Gesù, con la sua rivelazione alza il velo che copre quel mistero che è la morte perché i suoi discepoli, e anche noi, possano vedere un po’ oltre: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti… Vado a prepararvi un posto… verrò di nuovo e vi prenderò con me…”. Di fronte a questa sua parola di rivelazione è richiesta la fede: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. La via che Gesù ha percorso con la sua morte, risurrezione e ascensione al Cielo (siede alla destra del Padre), ora Egli la mostra e la promette anche ai suoi discepoli che sempre si chiedono, come Tommaso: “Come possiamo conoscere la via?”. La risposta è Gesù stesso nell’esperienza di cui i discepoli sono stati testimoni, avendolo visto morto e sepolto, avendolo incontrato vivente dopo la morte (risorto) e avendo assistito al suo congedo terrestre come leggiamo nei racconti dell’Ascensione. Ecco perché Gesù è “via, verità e vita” perché attraverso di Lui si può conoscere il Padre e andare al Padre come ha detto e fatto lui. Solo nel volto e nel cuore di Gesù e nei suoi gesti di amore, nella sua compassione, nel suo perdono e nella sua vittoria sul peccato e sulla morte è possibile conoscere il Padre, il suo volto, il suo cuore, il suo perdono, la sua vittoria sul male e sulla morte. È quanto ci ricorda la domanda di Filippo e la risposta di Gesù: “Signore, mostraci il Padre. Filippo… chi ha visto me ha visto il Padre”.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.19 – 14 maggio 2017