Cristo si fa presente nelle scritture e nello spezzare il pane

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PAROLA DI DIO – III DOMENICA DI PASQUA

LETTURE:  At 2,14.22-33; Dal Salmo 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35.

Cristo si fa presente nelle scritture e nello spezzare il pane

At 2,14.22-33: “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni”.

Abbiamo celebrato la Pasqua. Ora, durante tutto il tempo pasquale, la liturgia domenicale ci fa ripercorrere le pagine bibliche che ne approfondiscono il senso. Viviamo anche noi l’esperienza dei primi discepoli di Gesù che si sono trovati di fronte ad una esperienza assolutamente nuova: il loro Maestro, che avevano visto crocifisso e sepolto, ora in modi impensati lo reincontrano ‘presente quindi vivo’. Cosa a prima vista ‘incredibile e impensabile’, anche se da Gesù preannunciata! Se l’hanno visto morto e sepolto e ora è vivo, cosa è successo? “Questo Gesù… uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni… voi per mano di pagani l’avete crocifisso e l’avete ucciso… Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni”! La giovanissima comunità cristiana prende in mano le Sacre Scritture e trova quei passi biblici che illuminano le esperienze nuove che sta vivendo per comprenderle nel modo ‘giusto’. Le esperienze ‘pasquali’ di ‘presenza’ di Gesù vissute dai discepoli mostrano che Gesù di Nazaret è quel discendente di Davide che Dio aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono, è quel Cristo di cui Davide profeta previde la risurrezione, “che non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”. Da Gesù Risorto ora essi hanno anche ricevuto il dono dello Spirito Santo, tante volte promesso dalle Scritture Sacre e da Gesù stesso. Parola di Dio ed esperienza degli apostoli danno fondamento alla nostra fede pasquale che celebriamo in ogni liturgia domenicale.

Dal Salmo 15: “Mostraci, Signore, il sentiero della vita”.

Il Salmo 15 è la supplica di un uomo che ha coscienza che di fronte alla morte non gli rimane alcun altro rifugio, alcun altro bene, alcuna altra eredità se non Dio: “nelle tue mani è la mia vita”. Il suo meditare e pregare lo porta alla fiducia in Dio che lo accompagna e lo sostiene: “Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare”. Addirittura egli vive quella presenza di Dio come fonte di serenità e di gioia “gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro”, e gli apre orizzonti insperati di vita e di presenza di Dio: “Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”. In Gesù Cristo “Risorto, asceso a cielo, seduto alla sua destra”, la speranza intuita e pregata in questo salmo diventa chiara certezza anche per il cristiano.

1Pt 1,17-21: “La vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio”.

Questa lettera di Pietro è una esortazione che l’apostolo scrive a coloro che con il Battesimo hanno aderito alla fede in Gesù Cristo. Grazie a Lui essi sono “liberati dalla vuota condotta… con il sangue prezioso di Cristo”. Per questo dono di Gesù Cristo ora essi possono “chiamare Padre”, Colui che sarà loro giudice giusto. Questa certezza manifestata nelle parole di Gesù e donataci attraverso la sua morte e risurrezione ci porta a “rivolgere la nostra fede e la nostra speranza in Dio”. Oggi siamo noi i battezzati cui questo annuncio e queste esortazioni sono rivolte.

Lc 24,13-35: “Spiegò loro tutte le Scritture… Lo riconobbero nello spezzare il pane”.

Nel cammino dei due discepoli di Emmaus, la sera di Pasqua, la fede nasce dalla ricerca illuminata dalle Scritture. È una pratica che le comunità cristiane devono riprendere, quella di “conversare di tutto quello che era accaduto”, e ciò che era accaduto riguarda “Gesù di Nazaret, che fu profeta potente in parole ed in opere, davanti a Dio e a tutto il popolo; come … lo hanno consegnato per farlo morire e poi l’hanno crocifisso”. Bisogna ritornare a conoscere e a meditare la storia di Gesù, comprenderla alla luce dell’intera Scrittura per dare solido fondamento alla nostra fede. Quella fede che diventa luce con la quale possiamo superare la superficialità o la convenzionalità del nostro credere o addirittura lo smarrimento dell’incredulità. Quella fede che diventa sempre più apertura alla Parola e allo Spirito che si fa presente e che riscalda e rinfranca i cuori. Bisogna avere l’animo aperto ad accogliere il Signore e pregarlo: “Resta con noi, Signore…”. Bisogna riprendere il contatto assiduo con le Scritture e con la Comunità che celebra la memoria di Cristo morto e risorto: questo è luogo e momento privilegiato per raggiungere e attingere la fede pasquale: “Prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro… Ed ecco si aprirono gli occhi e lo riconobbero”. È solo da questo fare esperienza di Cristo risorto, da questo riscaldare il cuore nell’incontro con Lui nella Parola, nello spezzare il Pane, nel condividere la ricerca e la fede nella comunità credente che si può diventare autentici e convinti annunciatori dell’esperienza che fu prima degli Apostoli: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” e che diventa anche di ciascun credente: “Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”. Questa è la Pasqua annuale e settimanale di ogni credente in Cristo. Scoprire e incontrare in maniera sempre più vera e profonda il Signore risorto, il Signore che ha donato se stesso per noi, il Signore che ci raduna a mensa come sua famiglia, il Signore che ci accompagna nella strada della vita, il Signore che pazientemente rischiara i nostri dubbi e le nostre incertezze. Solo allora diventeremo capaci della missione di portare Lui, la sua salvezza e la sua pace agli uomini.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.17 – 30 aprile 2017