Re, sacerdote e profeta

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L’omelia alla Messa del Crisma

Re, sacerdote e profeta

Carissimi fedeli, religiose e religiosi e sacerdoti qui presenti questa sera, la celebrazione di questa sera è caratterizzata dalla benedizione e consacrazione degli olii santi e dalla loro consegna, attraverso i vicari, a tutte le comunità cristiane della nostra Chiesa di Chioggia. Quest’unico olio benedetto (catecumeni e infermi) e consacrato (crisma), dal vescovo e da tutto il presbiterio, richiama il nostro essere unico popolo di Dio, chiamato alla medesima salvezza donataci dall’unico mediatore Gesù Cristo, che nella sua Pasqua ha dato se stesso in riscatto per tutti. Egli, il Santo, il Consacrato per eccellenza, ci ha fatti partecipi della vita divina, ci ha fatti figli, mediante l’effusione dello Spirito Santo nei nostri cuori. Il Crisma e gli Oli che benediciamo in questa celebrazione sono il segno e la memoria dei molteplici doni che la Trinità Santa effonde come profumo soave ed affida al ministero della Chiesa nel dono del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine sacro e dell’Unzione degli infermi. Questi olii consacrati e benedetti, accompagnano le tappa della vita cristiana a cominciare dal catecumenato, per proseguire nel Battesimo e nella Cresima, per consacrare alla missione presbiteri e vescovi e per sostenerci nella malattia e preparaci all’incontro con il Dio, Signore e Salvatore.

Dunque gli Oli santi stanno al centro di questa nostra celebrazione liturgica e come abbiamo detto esprimono l’unità di tutte le Chiese riunite attorno ai propri vescovi, nel nome dell’unico e vero “pastore e custode delle nostre anime”, Gesù Cristo, come lo chiama san Pietro (cfr. 1 Pietro 2, 25).

 

Già per se stesso l’olio, frutto dell’ulivo, è simbolo di benedizione e prosperità: dona gioia, forza, guarisce le ferite. Richiama la sapienza, l’amore, la fraternità. E’ anche simbolo dell’elezione divina e dello spirito di Dio che conferisce la missione specifica. E’ il simbolo dell’amore di Dio (Ct 1,3, Sal 23,5). I salmi, con il simbolo dell’olio, cantano la bellezza e la gioia della fraternità: «Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! È come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste» (Sal 133,2). L’olio profumato esalta la bellezza e si usa per incontri importanti e significativi: (Est 2,12; Is 57,9; Ez 16,18). Nella Bibbia le persone, le cose e i luoghi possono essere consacrati tramite unzione: “Poi Mosè prese l’olio dell’unzione, unse la dimora e tutte le cose che vi si trovavano e così le consacrò” (Lv 8,10). Importante, soprattutto, l’uso dell’olio per la consacrazione della persona cui Dio affidava una speciale missione: in questa circostanza l’olio versato sul capo indicava la forza necessaria all’esercizio dell’autorità ricevuta da Dio. Destinatari dell’unzione erano i re (1 Sam 16,13), i sacerdoti (Es 29,4) e talvolta i profeti (1Re 19,16).

La persona consacrata con l’olio è detto l’Unto del Signore, cioè il Messia che assume in sé queste tre caratteristiche regali, sacerdotali e profetiche. Nel NT l’Unto per eccellenza è Cristo la cui missione è di “allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto” (Is 61,3). Quando Gesù entra nella sinagoga di Cafarnao applica, infatti, a se stesso questo oracolo (cfr. Lc 4, 18-19).

Pietro, a nome dei discepoli, confessa che il titolo di Unto o Cristo spetta a Gesù (Mt 16, 16). Il Nuovo Testamento afferma che “Dio consacrò in Spirito e Potenza Gesù di Nazaret” (Atti 10,38); Significativa l’espressione di Paolo che leggiamo in Cor 1,21-22: “È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori”. Nella lettera di Giacomo si invitano i cristiani a ungere gli ammalati: “Chi è malato, chiami presso di sé i presbìteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore” (Gc 5,14).

Ai presbiteri ricordo che attraverso i tre Olii che stiamo per benedire e consacrare e che a loro verranno affidati, si compie una parte importante del loro ministero della Chiesa, che nel segno dell’Olio Santo ricorda loro che il loro ministero è principalmente ‘ministero del e nello Spirito Santo’. I discepoli di Cristo vengono chiamati ‘cristiani’ proprio perché consacrati, uniti a Cristo, partecipi del suo Spirito, e per questo Spirito e con la sua forza e grazia sono partecipi della missione di Cristo: unti per mezzi di quell’Olio ma consacrati da Colui che nell’olio è significato: lo Spirito Santo e la sua multiforme grazia.

Tanto ci basti per prendere consapevolezza del dono che in quest’olio è significato e donato e della dignità sacerdotale, profetica e regale di cui esso ci fa partecipi.

La Messa crismale ha poi un significato particolare per noi sacerdoti: essa ci parla di Cristo, che Dio ha unto Re e Sacerdote e che ci ha chiamati ad essere partecipi del suo sacerdozio con l’”unzione”, della nostra Ordinazione sacerdotale. In continuità con l’unzione battesimale e crismale, l’unzione per il sacerdozio significa per noi pertanto l’incarico di portare lo Spirito Dio agli uomini. E’ l’augurio che vi rivolgo questa sera: nella lampada della nostra vita non manchi mai quell’Olio dello Spirito che attingiamo continuamente nell’incontro obbediente con la sua Parola, del quale ci abbeveriamo nell’eucaristia, che ci rinnova alla fedeltà battesimale e presbiterale nella riconciliazione e che ci fa godere, come dice il Salmo 133, della fraternità umana e presbiterale.

Preghiamo perché il suo Spirito ci pervada sempre più in profondità, perché possiamo così farci strumento, sacramento, di quel dono ai fratelli affidati alle nostre cure.

Approfitto per augurare a tutti i presenti: Buona Pasqua.

+ Adriano vescovo

Nuova Scintilla n.16 – 23 aprile 2017