Quale Gesù?

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I GIORNI

Quale Gesù?

Ma Lui, com’era? Cosa sappiamo di lui? Scaffali pieni di libri parlano di Lui. Vangeli, padri della Chiesa, antica teologia, libri di scuola, nuovi teologi, dotta divulgazione o sciatta, libri di devozione, romanzi, poesie. Quintali di letteratura lo esaltano, contestano, spiegano, negano. Dogmi, prediche, lezioni, eresie, polemiche. L’arte l’ha visto. Pittori, scultori, architetti modulano lo spazio su di Lui. Tanti film, grossolani o sontuosi, poetici o leggeri, lo mostrano di faccia o lo sfiorano o lo evocano come un’ombra.

Ma Lui, Lui com’era? Chi era? I vangeli dicono tutto e niente. Il più bello tra i figli dell’uomo, che faccia aveva? Quale portamento, quale autorevolezza, quale personalità, quale identità? Figlio di Dio, come viveva da bambino? Come viveva da uomo? Lo rincorriamo per i sentieri del presente. Come Maria e le donne del primo mattino.

Come Giovanni e Pietro, affannati nella corsa. La sua impronta, lasciata sul lenzuolo, si potrebbe fotocopiare in 3D? Che ne sappiamo dunque? Potremmo andare in cerca di altre immagini; scoprire tra le strade dei paesi che producono le sacre rappresentazioni e le grandi processioni del Cristo. Potremmo sbirciare tra le cerimonie della liturgia, tra i bagliori del fuoco, nella compostezza delle parole, nella vibrazione dei canti, come nella Veglia del Sabato santo. Chi si trova in strada sente il susseguirsi delle campane che sciolgono i nodi: prima dall’altra riva, poi dai bordi della città, poi dal campanile del duomo; uno scampanio dopo l’altro, come il susseguirsi delle voci delle donne che annunciano la risurrezione. Il fuoco, il cero, l’acqua, la veste bianca nel battesimo della ragazzina battezzata e comunicata, i simboli che lo rappresentano, i gesti di carità che lo raffigurano. Ma Lui dov’è? Come immaginarlo, come rappresentarlo? I mistici toccano la vetta della conoscenza. Scoppiano in pianto al canto del Gloria e dicono che a Pasqua è come partorire: finalmente la festa dopo i quaranta giorni della Quaresima. Loro, per grazia, immaginano, cioè lo vedono sperimentalmente per immagini. Raccontano il suo lavoro, i suoi incontri, la conformazione delle case e delle città. Noi intravvediamo appena la sua figura nello specchio opaco della visione terrena. Ma perché continuare a domandare? Lo accogliamo come e quando si fa riconoscere, quando entra a porte chiuse nel cenacolo della nostra esistenza, quando ci riscalda il cuore nel cammino della vita e spezza con noi il pane nella compagnia dei fratelli. Come è stato per la Maddalena il primo giorno. Come per Tommaso che finalmente esclama: “Mio Signore e mio Dio”. Allora gustiamo di più la vita, certi della sua risurrezione. “Il tuo volto Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”. Lo annunciamo anche a voi, affinché siate in comunione con noi.

Angelo Busetto

Nuova Scintilla n.16 – 23 aprile 2017