“Adorare, tacere, godere”

chiesa-ss.ma-trinita
Facebooktwitterpinterestmail

Vita e insegnamento del beato Antonio Rosmini che fu ordinato prete a Chioggia

“Adorare, tacere, godere”

Il 21 aprile del 1821, sabato santo, il beato Antonio Rosmini venne ordinato sacerdote dal vescovo clodiense mons. Giuseppe Manfrin Provedi, nella chiesa cittadina della Trasfigurazione (vedi foto), sede della confraternita dei Battuti o dei Rossi, nome quest’ultimo derivato dal colore del saio che indossavano. L’abate Rosmini, nato a Rovereto nel 1797, è sicuramente una delle figure più eminenti dell’Ottocento italiano: non solo filosofo, ma anche pedagogo, giurista, teorico della politica, oltre che fondatore di congregazioni religiose quali: l’Istituto della Carità, nel 1828 e nel 1832 delle Suore della Provvidenza. Di grande interesse le amicizia, tra le quali ricordiamo quelle con Alessandro Manzoni e con Don Bosco.

Il Rosmini e Don Bosco non solo si conobbero, ma si apprezzarono vicendevolmente. Venne a Torino-Valdocco a fare visita a Don Bosco, e quest’ultimo ricambiò la cortesia recandosi a Stresa nel 1847 e nel 1850, dove l’abate risiedeva. Ambedue lavoravano per la “gloria di Dio”, l’uno principalmente con lo studio approfondito di tematiche filosofiche e politiche, l’altro dando un mestiere ed un po’ di speranza a tanti giovani poveri e abbandonati della Torino dell’Ottocento. Tanta era la stima che godeva il Rosmini, che il papa beato Pio IX voleva crearlo cardinale e segretario di Stato. Invece, iniziarono subito dopo i problemi, con la condanna del celebre scritto “Delle cinque piaghe della Santa Chiesa”. Il libro non fu capito: era infatti un profeta che vedeva più avanti degli altri. Alcune sue intuizioni verranno poi riscoperte e riprese nel Concilio Vaticano II, cioè più di cento anni dopo. Il Rosmini non protestò per la condanna, ma si sottomise al giudizio degli uomini di chiesa di allora e si ritirò a Stresa, dedicandosi interamente agli studi, alla preghiera e a seguire le sue famiglie religiose. Ad Alessandro Manzoni, che lo assisteva al momento della morte, il 1º luglio 1855, quasi come testamento spirituale, raccomandò tre compiti: “Adorare, tacere, godere”. Era l’offerta totale della sua vita ai disegni della Provvidenza.

G. Aldrighetti

Nuova Scintilla n.14 – 09 aprile 2017