Gesù luce del mondo

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PAROLA DI DIO – 4ª domenica di Quaresima – anno A

LETTURE: 1Sam 16,1b.4a.6-7.10-13a; Dal Salmo 22; Ef 5, 8-14; Gv 9,1-41

Gesù luce del mondo

1Sam 16,1b.4a.6-7.10-13a: “Lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi”.

Ogni volta che il Signore chiama per una missione, Egli precede col dono che abilita a compierla e viene dall’amore di Colui che sceglie. Il profeta Samuele è inviato da Dio alla famiglia di Iesse per manifestargli che il Signore ha scelto uno dei suoi figli a diventare re di Giuda e Israele. A Samuele vengono presentati sette figli, ma la scelta del profeta non cade su nessuno di essi. Egli cerca di valutare chi ha le migliori qualità per questa missione, ma il Signore lo spiazza: “Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura… non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”. Così vengono scartati tutti e sette. Bisogna invece andare a cercare proprio quel figlio più piccolo che neppure era stato preso in considerazione dal padre. Al suo arrivo il profeta Samuele sente l’ispirazione del Signore che lo invita: “Alzati e ungilo: è lui!”. La scelta è confermata dal dono, espresso dall’unzione: “Lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi”. L’olio è dunque il segno visibile del dono reale e permanente dello Spirito di Dio che scende e permane nel ‘consacrato’. Ciò vale anche per tutti noi consacrati nel Battesimo/cresima: ci è donato lo Spirito Santo che rimarrà sempre in noi!

Dal Salmo 22: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”.

Il Salmo 22 prospetta la vita come il cammino di un gregge che si trova ad attraversare tratti di deserto, tratti in cui è difficile trovare erbe con cui alimentarsi, sorgenti d’acqua da cui bere; può incontrare animali feroci che lo assalgono e il gregge può smarrire per sempre la direzione giusta, finendo nei precipizi mortali. Ma il gregge nel suo cammino ha un pastore che lo guida ai pascoli verdi, alle acque sorgive, lo alimenta e lo conduce per la strada giusta, lo protegge nell’oscurità e nei pericoli con la sua presenza forte e sicura. Applicato all’uomo, il salmo richiama i doni con i quali il Signore accompagna la nostra vita e la conduce per la strada giusta alla sua meta: ci abbevera con l’acqua di sorgente che è il dono dello Spirito, ci alimenta col pane dell’Eucaristia, ci guida per la giusta strada, ci rinfranca con la luce della Parola e ci accoglie alla fine del cammino nella sua Casa. È bello e rassicurante poter dire anche noi al Signore: “Tu sei con me… bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita” nell’attesa di “abitare per sempre nella Casa del Signore”.

Ef 5, 8-14: “il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”.

I capitoli 4, 5 e 6 di questa lettera descrivono le qualità della vita del battezzato. Nel brano odierno l’apostolo annuncia la trasformazione radicale che il battesimo opera nei credenti in Cristo: “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore”. La trasformazione interiore si manifesta nei frutti che consistono “in ogni bontà, giustizia e verità”. Tenebra e luce si contrappongono, non possono esserci contemporaneamente, perché la luce annulla le tenebre, così le opere della luce (santità di vita) faranno sparire gradualmente le opere delle tenebre (opere peccaminose). La novità della vita dei battezzati in Cristo, di chi vive cioè unito a Lui, è espressa anche con altre immagini: passare dal dormire allo svegliarsi, dalla morte alla risurrezione con Cristo.

Gv 9,1-41: “Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui”.

L’evangelista Giovanni narra nel Vangelo solo sette miracoli operati da Gesù, e li chiama ‘segni’. Attraverso questi racconti egli vuole portare il lettore ad andare oltre il fatto materiale (oggi, il cieco guarito) per avviare un percorso attraverso il quale raggiungere o approfondire la fede in Gesù messia, luce del mondo e Signore. In effetti la guarigione fisica è narrata con poche parole, mentre segue poi una lunga descrizione della reazione di quanti sono testimoni di quell’evento. Vediamone i passaggi principali. Anzitutto il ‘non vedere’ iniziale del cieco non è imputabile ad una colpa. Il cieco manifesta disponibilità all’azione e alla parola del Signore: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”. Questo il fatto. Vediamo ora i vari atteggiamenti degli spettatori della guarigione del cieco. I giudei orgogliosi che dicono “noi sappiamo”, non giungono a sapere “di dove Gesù sia”, cioè a scoprire che egli viene da Dio. Rimarranno responsabilmente ciechi di fronte alla sua rivelazione e ai suoi miracoli. I genitori timorosi si limitano a constatare il miracolo ma non si esprimono su Gesù che l’ha guarito: “Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo…”. Anch’essi rimangono ciechi nei confronti di Gesù… “non sappiamo”. Da ultimo, proprio lui, il cieco, giudicato di essere nato nei peccati, con la sua disponibilità all’azione di Gesù e l’obbedienza alla sua parola, avvia un processo che lo porterà gradualmente a credere in Gesù e a darne testimonianza. Di Gesù dirà infatti: “È un profeta”! Gli altri ostinatamente increduli riconosceranno “Tu sei suo discepolo” e lui denuncerà coraggiosamente il loro rifiuto a credere: “Voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta… Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. La conclusione avviene con l’incontro personale con Gesù e la professione di fede espressa con la parola e con l’atto di culto: Gesù gli disse: “«Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui”.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.12 – 26 marzo 2017