Le tappe di un cammino

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Padre Raimondo Calcagno. Potrà essere il nostro “primo” santo

Le tappe di un cammino

Ci soffermiamo sulle tappe di un cammino di un prete santo, Padre Raimondo Calcagno, uomo di fede e di cultura, onore della città di Chioggia e dell’Oratorio di S. Filippo Neri, di colui che potrà risultare il primo santo nella storia della nostra chiesa locale. Raimondo Calcagno, primo di quattro fratelli, nasce a Chioggia (in provincia di Venezia) il 17 aprile 1888 in una famiglia povera, ma di fede cristiana. Compiuti gli studi elementari e quelli ginnasiali-liceali presso il Seminario vescovile locale come esterno prima e interno dopo, è nominato presidente della Sezione Giovani, grazie al suo impegno costruttivo e solerte nel dare un particolare impulso all’attività di gruppo e a imprimere un grande dinamismo nei giovani fortemente sensibili a una nuova presenza sulla scena italiana dei cattolici. Fa il suo ingresso (1912) tra i Filippini con grande esultanza e speranza dei superiori e riceve (1914) l’Ordine del Presbiterato dal vescovo Antonio Bassani, in Episcopio. All’indomani dell’ordinazione sacerdotale fonda (1914) l’oratorio-ricreatorio S. Filippo Neri ed è nominato (1921) dalla Congregazione direttore del patronato S. Girolamo Emiliani: l’ansia dell’apostolato lo brucia letteralmente. La sua proposta educativa mira a coinvolgere la personalità di ciascun allievo attraverso gli interessi collegati alla sua età, per condurlo ad un impegno apostolico e cristiano vissuto con convinzione e serietà. Esercita il suo ministero sacerdotale in maniera encomiabile, soprattutto quale predicatore, confessore e guida sapiente di anime, in un’oasi di santità e di conversione per penitenti con un lavoro sistematico, feriale, insistente, col suo stile fatto di preghiera, di umiltà e collaborazione.

Padre Calcagno spiega con insistenza che “farsi santi è credere all’amore di Dio, accoglierlo e farlo fruttificare. […] È avere spirito di sacrificio, di servizio, di disponibilità a fare la volontà di Dio momento per momento”. Per tanti è un fratello maggiore, un porto sicuro al quale far approdare ogni pena e ogni mancanza, perché è l’uomo che vive quello che dice, in definitiva un esempio per il nostro tempo, malato di superficialità e di conformismo, ma assetato anche di un incontro tra le persone. Confortato dall’incoraggiamento di papa Benedetto XV, opera nel ricreatorio e nel patronato trovando in queste istituzioni “quella caratteristica di gioia, di libertà interiore, di carità, che ha sempre cercato” e che sono confacenti al suo spirito di umanista. Assetato di verità e di santità, lavora instancabilmente per i poveri, scrive numerose omelie, fiabe, bozzetti, aiuta persone e offre conforto visitando famiglie e infermi; il suo mondo è quello dei bisognosi, in una Chioggia superaffollata in cui indigenza e abbandono, vita di strada e arretratezza culturale sono le condizioni e i problemi più diffusi e pesanti. È l’uomo della carità, che si traduce in dolcezza per “salvare e dirigere” le anime e si manifesta – all’occorrenza – come Provvidenza per sfamare i suoi tanti “fioi” raccolti tra le strade. E per arrivare a ciò utilizza il gioco, le fiabe, il teatro, le lotterie, il canto corale, i film muti, le accademie, il catechismo, la spiegazione del Vangelo in dialetto… Padre Raimondo gioca il ruolo del “grande nonno” fabulatore, cosciente sia del bisogno dei fanciulli di veder soddisfatta questa forma di fantasia, sia dell’importanza di sfruttare il mezzo della fiaba per trasmettere il messaggio educativo in preparazione alla vita. Porta il carisma del suo spirito filippino a Palermo (1931-1936) e a Verona (1948-1957) come parroco e preposito per il ristabilimento di quelle Comunità uscite danneggiate dalla guerra. Vive nell’umiltà, nel nascondimento e nello studio delle Costituzioni partecipando a numerosi Congressi oratoriani filippini nazionali e internazionali. Nasce al cielo nella sua Congregazione di Chioggia il 18 luglio 1964, dove avviene il suo sereno trapasso, in seguito ad un male implacabile che lo affligge da anni. Le sue ultime parole, insistentemente ripetute, sono per i suoi ragazzi che nel vicino cortile corrono chiassosi: “Lasciateli giocare” e per i suoi confratelli: “Vivete nella carità”. Papa Francesco, esaminata la vita del Servo di Dio, ha solennemente confermato il fatto che Padre Raimondo è stato un eroe del Vangelo di Gesù e un testimone qualificato della sua verità e carità, attribuendogli (2014) il titolo di “Venerabile”, avendo praticato in assoluta fedeltà le virtù cardinali, spirituali e del proprio stato. Vive la sua vocazione sacerdotale rinnegando se stesso e donandosi tutto agli altri. Padre Raimondo è là, nella chiesa dei Filippini, per insegnarci col suo esempio come il prete, annunciando il Vangelo di sempre, possa e debba comprendere a fondo l’uomo contemporaneo, con i suoi problemi e le sue ansie, i suoi limiti e le sue aspirazioni, senza per nulla scendere a patti con i suoi errori, né lasciarsi vincere dalle sue debolezze. Domenica 28 maggio alle ore 18, nella chiesa dei Filippini si svolgerà, presieduta dal vescovo Adriano Tessarollo e con la partecipazione del vescovo Dino De Antoni, la Celebrazione Eucaristica di chiusura del processo diocesano su una presunta guarigione miracolosa attribuita a Padre Raimondo Calcagno: ancora un passo avanti verso la “beatificazione”. Teniamo viva la sua memoria, invochiamolo nelle necessità spirituali e materiali, seguiamo i suoi insegnamenti e imitiamo le sue virtù.

R. Chiozzotto

Nuova Scintilla n.11 – 19 marzo 2017