Battezzati nello Spirito, fonte di vita eterna

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PAROLA DI DIO – 3ª domenica di Quaresima – anno A

LETTURE: Es 17,3-7; Dal Salmo 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42.

Battezzati nello Spirito, fonte di vita eterna

Es 17,3-7: “Batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”.

Scrive san Paolo: “Tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo”(1Cor 10,4);  e poi in 12,13 continua: “e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito”. L’acqua senza la quale l’uomo non può vivere diventa simbolo dello Spirito di Dio senza il quale l’uomo non può vivere la ‘vita spirituale’ per la quale diveniamo partecipi della vita divina. Cristo è la roccia da cui scaturisce l’acqua, la sorgente a cui attingiamo lo Spirito. Ai sacramenti della vita cristiana, a partire dal battesimo/cresima ci abbeveriamo dello Spirito. Nel segno dell’acqua e dell’unzione la nostra vita è immersa (acqua) e  avvolta (crisma) nello Spirito; ci abbeveriamo allo Spirito ogni qualvolta attingiamo luce e forza dalla Parola di Dio, nata per l’azione dello Spirito (ispirata); ci abbeveriamo allo Spirito ogni volta che condividiamo il pane eucaristico sul quale è stato invocato lo Spirito che lo ha trasformato nella presenza viva di Cristo Risorto. Una domanda: di fronte ai Sacramenti e alla Parola siamo dubbiosi anche noi, chiedendoci: “Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?”.

Dal Salmo 94: “Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore”.

In questo salmo adatto per introdurci alla preghiera, ritorna il simbolo della ‘roccia’ da cui è scaturita l’acqua che ha dissetato il popolo in cammino nel deserto, cui si aggiunge la figura del ‘pastore’ che accompagna e nutre il suo gregge. Ma ricompare anche il tema dell’incredulità del popolo, più incline al lamento e alla ribellione che alla fiducia in quella ‘roccia’ e in quel ‘pastore’, non appena insorge qualche difficoltà nel cammino. Acqua e nutrimento comunque non sono mancati al popolo nel deserto, come a noi non mancano il dono dello Spirito e il nutrimento della Parola e del Pane! Ma come e quanto vi attingiamo con desiderio, gioia e fiducia?

Rm 5,1-2.5-8: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito…”.

In Cristo, morto per ogni uomo ‘peccatore’, Paolo ci invita e riconoscere la manifestazione più certa e alta dell’amore di Dio per l’uomo. Per il dono che Cristo ha fatto di sé, il Padre ci ha fatto dono con Cristo dello Spirito, segno e garanzia dell’amore di Dio per noi e sorgente del suo amore in noi che ci dà la forza di amare come lui ama. Uniti a Cristo e abitati dallo Spirito noi siamo riconciliati con il Padre, Dio: siamo cioè in pace con Dio ‘Padre, Figlio e Spirito’. Fede è accogliere questa ‘grazia’, questo amore gratuito, che rende certa la nostra speranza in Lui e nella sua salvezza. In poche righe l’apostolo Paolo ci offre il cuore del ‘vangelo’, senza moralismi.

Gv 4,5-42: “Signore…dammi di quest’acqua”.

Il lungo brano dell’incontro di Gesù con la donna samaritana, può essere letto e commentato in tre momenti, ascoltati anche da seduti, se questo può favorire l’attenzione.

-Gesù datore dello Spirito (vv. 5-15): “Sei tu più grande del nostro padre Giacobbe?”. In che cosa Gesù è più grande di Giacobbe che ha scavato quel pozzo profondo dal quale da secoli il popolo attinge acqua? La maggiore grandezza di Gesù sta nel fatto che egli dona ciò di cui quell’acqua è simbolo. Come quell’acqua ha assicurato e assicura la vita terrena a quel popolo, così il dono dello Spirito assicura costantemente la vita ‘eterna’ a coloro che lo chiedono e lo ricevono: “L’acqua che io gli do diventerà in lui una sorgente che zampilla per la vita eterna”. Quanto più ne capiamo il valore, tanto più ne diventeremo desiderosi: “Signore, dammi quest’acqua!” Alla Parola e ai Sacramenti noi ci abbeveriamo dello Spirito!

-Gesù profeta e messia (vv.16-26): “Vedo che tu sei un profeta… So che deve venire il Messia”. In questo incontro la donna si sente conosciuta profondamente da Gesù, ma non giudicata e condannata. In quel dialogo Gesù le annuncia il superamento di quel culto che perpetua la divisione e il contrasto tra adoratori dello stesso Dio. Un culto non legato a luoghi o a tradizioni umane, ma fondato sul rapporto autenticamente personale con Dio (ci si può spingere a pensare al rapporto trinitario: Dio, Spirito, Gesù/Verità). C’era attesa che Dio inviasse il suo messia a dire una parola definitiva sul vero culto. Il dialogo procede fino alla rivelazione di Gesù alla donna ‘peccatrice’: quel messia atteso “Sono io che ti parlo”.

-Gesù salvatore di tutti (vv.27-42): “Che sia lui il Cristo?. . . ora  crediamo… e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. La donna diventa missionaria correndo in città e invitando altri a condividere la sua iniziale scoperta. Lo fa ponendo degli interrogativi e suscitando interesse per quel profeta. La gente accorre. Nel frattempo Gesù annuncia ai discepoli che si avvicina il tempo della messe, anche se non cessa quello della semina. Ecco il ‘raccolto’ di ciò che Gesù in quell’incontro accogliente e con la sua parola ha seminato e che a sua volta la donna stessa è corsa a ‘seminare’. Accorre da Gesù molta gente che ascolta, accoglie e giunge alla fede in Lui riconosciuto “salvatore del mondo”, cioè di tutti.  Un bell’esempio di ‘iniziazione graduale alla fede’ in Gesù datore dello Spirito, profeta, messia, Salvatore del mondo. 

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.11 – 19 marzo 2017