La giustizia nuova fondata sull’amore

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PAROLA DI DIO – 6ª Domenica Tempo ordinario – A

LETTURE: Sir 15, 15-20; Dal Salmo 118; 1 Cor 2, 6-10; Mt 5, 17-37

La giustizia nuova fondata sull’amore

Sir 15, 15-20: “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male”.

I primi tre versetti, con diverse immagini, propongono la fede come scelta libera che il Signore ci pone davanti insieme a quello che ogni libera scelta dell’uomo comporta. Leggiamo infatti: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno. Se hai fiducia in lui anche tu vivrai. Egli ha posto davanti a te fuoco e acqua, là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà”. I secondi tre versetti invece ricordano che l’agire degli uomini e le loro scelte stanno sotto lo sguardo di Dio “egli vede ogni cosa…egli conosce ogni opera degli uomini”. Chi gli obbedisce cammina sotto il suo sguardo vigile: “I suoi occhi sono su coloro che lo temono”. Egli non comanda il male a nessuno né alcuno è mai autorizzato a fare del male a nome suo. Libertà quindi di scelta ma responsabilità per le proprie scelte per le quali siamo chiamati a ‘rispondere’.

Dal Salmo 118: “Beato chi cammina nella legge del Signore”.

Il lungo Salmo 118 (119) è una meditazione sulla Legge del Signore come dono che orienta la vita e le scelte dell’uomo sulla via della felicità. Questo senso è riassunto nel ritornello: “Beato chi cammina nella legge del Signore”. Da questo salmo vengono presi otto versetti, non tutti di seguito, a formare le quattro strofe. La prima strofa annuncia la beatitudine che deriva dal cercare e osservare la legge del Signore. Nella seconda l’orante si propone di mettere in partica la Parola del Signore. La terza strofa è invocazione della grazia del Signore per osservare la sua Legge e richiesta di luce per comprendere la sua saggezza e bellezza. Infine, la quarta strofa riprende l’invocazione di aiuto per vivere e comprendere la volontà del Signore.

1 Cor 2, 6-10: “Lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio”.

San Paolo con la sua predicazione ha introdotto nella conoscenza ed esperienza graduale del ‘mistero di Dio’ i Corinzi che lo hanno accolto e seguito. A questa conoscenza profonda ed esperienza gioiosa del ‘mistero di Dio’ non si accede attraverso quella sapienza ‘mondana’ pretesa da chi rifiuta Cristo e continua a opporsi al suo vangelo. Si tratta invece di conoscenza ed esperienza che gradualmente Dio rivela per mezzo dello Spirito a coloro che lo amano. Il disegno o progetto di Dio infatti, rivelato in pienezza in Gesù Cristo, viene compreso dai discepoli per mezzo dello Spirito. Comprendiamo così il senso dell’espressione: “tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo…”. I ‘perfetti’ sono quei cristiani che hanno seguito la predicazione di Paolo e hanno raggiunto la maturità della vita cristiana. Solo attraverso questo cammino è possibile essere ‘iniziati’, cioè entrare nel ‘mistero di Dio’.

Mt 5, 17-37: “Non son venuto per abolire, ma per dare compimento”.

Il brano evangelico oggi proposto, nella forma lunga, ci offre quattro delle sei interpretazioni (antitesi) che Gesù dà (“Ma io vi dico…”) di altrettanti precetti della legge antica (“Avete inteso che fu detto agli antichi…”. Il criterio interpretativo di Gesù è dato da quel “dare compimento” che rappresenta tutta la novità della sua predicazione. Gesù non abolisce le antiche leggi e prescrizioni, cosa di cui era accusato, ma le riporta alla loro semplicità originaria e alla loro piena perfezione. Così l’antico codice religioso riceve il suo vero significato. Nessuno dei suoi discepoli è autorizzato a comportamenti non conformi a quella pienezza di significato. Il fedele compimento della volontà di Dio dei discepoli di Gesù dovrà essere secondo la nuova interpretazione e il nuovo spirito indicato da Gesù, superando l’osservanza legalistica proposta da coloro che si presentano come i depositari di quelle prescrizioni: “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.

Basti ora vedere la differenza fra le esigenze dell’antica legge degli scribi e farisei e quelle della ‘nuova legge’ data da Gesù nei quattro ambiti proposti dalla pagina evangelica odierna: omicidio, adulterio, ripudio e giuramento. L’antica legge regolamenta socialmente il male, la nuova legge di Gesù propone di eliminarlo già dall’interno del cuore dell’uomo, in ogni sua forma pur minima. La proposta di Gesù non è una ‘religione sociale’, ma una radicale adesione alla volontà di Dio che richiede l’amore più radicale verso tutti.

+ Adriano Tessarollo

da Nuova Scintilla n.6 – 12 febbraio 2017