Perché vedano le vostre opere buone

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PAROLA DI DIO –  5ª Domenica del tempo ordinario A

LETTURE: Is 58,7-10; Dal Salmo 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

Perché vedano le vostre opere buone

Is 58,7-10: “Allora brillerà fra le tenebre la tua luce”

L’oracolo del profeta nasce come risposta di Dio ai lamenti dei Giudei che da poco tempo erano rientrati a Gerusalemme: essi avevano ripristinato le pratiche religiose, specie quella del digiuno, e per questo si attendevano come ricompensa le ‘benedizioni del Signore’, cioè una pronta ripresa della ricostruzione, libertà e benessere. Ma le cose non andavano tanto bene, era difficile ricostruire le loro case, c’era povertà, dominavano ancora coloro che avevano occupato la città quando essi erano stati deportati. La risposta del Signore ai loro lamenti giunge attraverso il profeta con le parole che, proposte oggi, così possiamo riassumere: “i vostri atti di pietà valgono ben poco se coesistono con mancanze contro la giustizia e l’amore, perché il vero digiuno e le vere altre pratiche religiose non consistono esclusivamente in atteggiamenti esteriori, ma devono portare al rifiuto di ogni ingiustizia e al dono servizievole degli altri, smettendo di compiere il male e aderendo sempre più al bene”. Allora, dice il profeta, la buona vita di fede ‘brillerà come luce’ in mezzo al male e il fedele sarà custodito da Dio, preceduto dalla sua giustizia e coperto alle spalle dalla ‘gloria del Signore’, cioè la sua presenza lo proteggerà come una duplice scorta: “Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà”.

Dal Salmo 111: “Il giusto risplende come luce”

Tema del salmo 111 è la condotta dell’uomo giusto e le benedizioni che egli riceve dal Signore. I versetti proposti, dal 4 al 9, descrivono la condotta del giusto (misericordioso, pietoso, giusto, dà in prestito, amministra con giustizia, dona largamente ai poveri) e proclamano le benedizioni del Signore (egli è come luce, sarà sicuro, sarà sempre ricordato, non dovrà temere, sarà saldo il suo cuore, confida nel Signore…). Queste parole, insieme a quelle del profeta Isaia, sono un bell’esame di coscienza con cui confrontare la nostra fede e una consolazione che poggia nella fiducia nel Signore. Giustizia/carità e fede procedono insieme o sono disgiunte nella nostra vita?

1 Cor 2,1-5: “Mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio… e Gesù Cristo crocifisso”

L’apostolo Paolo si è presentato a Corinto, grande città portuale abitata da gente che veniva da varie parti a lavorare, per annunciare loro il mistero di Dio come può essere compreso attraverso la storia di Gesù Cristo crocifisso: questo è per Paolo il vangelo. La sua azione di apostolo ha avuto le caratteristiche e lo stile di Gesù: non discorsi poggiati sulla sapienza umana, sull’abilità di convincere con argomenti umani, ma ha avuto come solido fondamento il semplice annuncio di Gesù, del suo amore, del rifiuto subìto che lo ha portato fin sulla croce. Dunque non una parola umana che pretendeva di vincere e convincere ma l’annuncio di Gesù Cristo crocifisso per noi e il dono dello Spirito Santo fattoci dal Padre e dal Figlio. Aderire a Cristo, alla sua Parola, accogliere docilmente il suo Spirito è la via perché anche loro possano entrare nel ‘mistero di Dio’ e farne esperienza.

Mt 5,13-16: “Perché vedano le vostre opere buone”

Siamo ancora nell’introduzione al ‘Discorso della Montagna’. Tre immagini e un detto di Gesù che le interpreta, definiscono la missione del discepolo di Gesù nel mondo. La prima immagine è quella del sale. A cosa serve il sale? Lo si mette nei cibi per renderli saporosi e lo si usa per la loro stessa conservazione. Se per qualche ragione il sale perdesse questa sua caratteristica non servirebbe più e lo si butterebbe via. Il discepolo di Gesù ha nel mondo, tra gli uomini, il compito di dare senso e gusto al vivere umano, di conservare il mondo nel suo rapporto di alleanza e comunione con Dio. Ma se non facesse questo? Egli non sarebbe tenuto in nessuna considerazione dal mondo, anzi sarebbe rifiutato proprio come inutile, come qualcosa che non serve a niente. La seconda e la terza immagine fanno riferimento alla luce. Gesù ha definito se stesso “luce del mondo” (Gv 8,12) “finché sono nel mondo” (Gv 9,5). Ora però Egli non è più ‘nel mondo’, tale sua missione è affidata ai suoi discepoli: “Voi siete la luce del mondo”. Ecco la domanda: Può rimanere nascosta una città costruita in alto, su un colle sul quale splende la luce del sole? Come mai, sembra ricordarci Matteo, la presenza dei cristiani del mondo non si vede, non porta luce? E nelle case, quando viene buio, non si accende la luce? Le piccole case del tempo di Gesù erano fatte di una sola stanza. Quando era buio si accendeva una lampada a olio e la si metteva in un portalampade abbastanza alto in maniera che potesse fare luce a tutti quelli che erano in casa. Ora la casa è il mondo e Gesù ci ricorda che l’annuncio del vangelo, attraverso i discepoli, deve diventare visibile a tutti. Come? “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Le “opere buone” corrispondono alla ‘giustizia’ della pagina delle beatitudini, della pagina del profeta Isaia e del salmo: in quella ‘giustizia’ praticata dai discepoli di Gesù, a imitazione di Lui e con la forza del suo Spirito, il mondo potrà riconoscere Dio in azione e potrà giungere a riconoscerlo e lodarlo. È l’apostolato delle opere che precede quello della parola, che a sua volta renderà ragione della sorgente di quell’agire qualificato come ‘buone opere”.

 + Adriano Tessarollo