Storie di risurrezione

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I GIORNI

Storie di risurrezione

Non so se i soccorsi all’albergo sommerso e distrutto dalla valanga di neve e dal terremoto siano arrivati in ritardo. So di aver visto uomini che si sono faticosamente aperti una strada dentro, sotto e sopra la neve, e hanno camminato per ore sferzati dal freddo, con la forza e la tenacia di chi va a salvare un figlio. Un papà, ospite all’albergo, uscito per non so cosa, era rimasto indenne; quale angoscia quando moglie e due figli sono rimasti sepolti nella rovina dell’albergo! “Quanta felicità ha provato quando ha rivisto i suoi tre tesori! Se prima non avesse patito così tanto non sarebbe stato così felice”, commenta un uomo. E per quelli che pensavano di rimanere sepolti sotto la neve e si ritrovano vivi e vengono salvati, cosa sarà la gioia della vita, la gioia dell’abbraccio; per la mamma che sospinge fuori dal buco di neve i suoi figli! E per i giovani nel pullman in fiamme, salvati dal professore che li ha tirati fuori a forza, quanto vale la vita donata?

Un gioco di fatti e di sentimenti prende il cuore. I monaci di Norcia, pure coinvolti nel terremoto, scrivono: “Soprattutto le nostre preghiere sono con quegli uomini e quelle donne che soffrono sotto le macerie, e con le persone che cercano di salvarli. Portando i novizi in viaggio a Monte Cassino, abbiamo celebrato la messa presso la tomba di san Benedetto, sull’antico sito già distrutto tre volte nel corso dei 1.500 anni di storia. La grande chiesa ricostruita da zero dopo la seconda guerra mondiale era vuota e silenziosa…”. Che cosa rende il cuore lieto, che cosa rende le mani forti, che cosa rinnova la speranza? Esiste il valore della vita, permane l’aiuto nel bisogno. Non per una performance televisiva, ma per una esigenza del cuore che cerca la felicità, e la trova nell’amore al bello e al vero e nel dono di sé. C’è una strada aperta in tutte le macerie delle case e nel cuore degli uomini. Un istinto educato dal richiamo del Vangelo ancora ripetuto, un sostegno che rinasce nelle chiese attorno alle quali si assembrano le popolazioni di città e paesi; una coscienza non perduta della propria identità.

Un cristianesimo che ha educato il popolo. Perfino la televisione, pur con le sue divagazioni dispersive, ci rende solidali portando le immagini della salvezza e della solidarietà. La storia cristiana richiama ad amare come ha fatto Gesù, e a considerarci fratelli perché figli dell’unico Padre. Con le persone uscite dalla neve sentiamo rivivere il cristianesimo.

don Angelo

Da Nuova Scintilla n.4 – 29 gennaio 2017