“Vi annuncio una grande gioia”

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PAROLA DI DIO – Natale, messa della notte.  Anno A

LETTURE: Is 9,1-6; Dal Salmo 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14.

“Vi annuncio una grande gioia”

Is 9,1-6: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia”.

Il brano di Isaia è rivolto al popolo il cui stato d’animo è definito da tenebre e mancanza di speranza e si interroga se le tenebre e l’angoscia dureranno sempre. Ecco la risposta del profeta: “Non dureranno sempre oscurità e angoscia, perché finalmente il popolo che camminava nelle tenebre vede una grande luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte, ora la luce risplende”. Dunque sullo sgomento e sull’angoscia prenderanno sopravvento la gioia e la letizia, sull’oppressione e la crudeltà prevarranno la liberazione e la benevolenza e finalmente la guerra che uccide e divide lascerà il posto alla pace che salva e riconcilia. Forza e sorgente di questo rinnovamento è il fanciullo che ci è nato, il figliuolo che ci è stato dato. È inviato a guidare il popolo con criteri che sono racchiusi nei titoli con cui è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Un grande sogno, una grande invocazione del profeta che esprime il sogno di Dio e l’invocazione dell’umanità avvolta da oscurità, segnata dall’angoscia dello smarrimento e divisa dall’odio che genera guerra, sofferenza e morte. Celebriamo in questa notte, oggi, questo evento: per noi e per la nostra salvezza è nato il figlio di Dio, Gesù, venuto a offrire pace, a invitare alla gioia e alla pace. Ma chi lo accoglie, lo riconosce, lo ama e segue i suoi insegnamenti?

Dal Salmo 95: “Oggi è nato per noi il Salvatore”.

Accogliamo il triplice invito del Salmo a lodare e benedire il Signore per la sua azione di salvezza, da annunciare a tutti i popoli. Tutto il creato – cieli, terra, mare, campagna e foresta – è una lode al Signore. Nelle sue ripetute ‘venute’ Egli attualizza il suo Regno di giustizia e fedeltà, ma soprattutto con la venuta del Figlio egli ci ha salvati. Esultiamo e annunciamo: “Oggi è nato per noi il Salvatore”.

Tt 2,11-14: “È apparsa la grazia di Dio”.

San Paolo invita il suo discepolo e vescovo Tito a insegnare la buona vita del vangelo ai discepoli di Gesù. Fondamento e sorgente di questa vita buona è il fatto che: “È apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini…”. Il Natale è la manifestazione che in Gesù la grazia/benevolenza di Dio è offerta di salvezza a tutti. Questa grazia ci insegna e ci abilita a respingere ogni malvagità e i nostri cattivi desideri e a vivere invece una vita di sobrietà, di giustizia e di amore verso Dio. Questo è il nostro modo di vivere da veri discepoli, sostenuti dalla speranza di incontrare ‘nella gloria’ il nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo. Quel Gesù che contempliamo oggi nel presepe è Colui che ha dato se stesso per noi, per liberarci da ogni malvagità e fare di noi il suo popolo puro e impegnato in buone opere. Per questa grazia che Dio ci ha dato e manifestato nel suo Figlio fatto uomo, Egli ci mette anche in grado di liberare la nostra vita dal peccato, cioè da ogni malvagità e cattivo desiderio per vivere una vita di sobrietà, di giustizia e di amore verso Dio, impegnati in buone opere.

Lc 2,1-14: “Vi annuncio una grande gioia che è di tutto il popolo”.

La liturgia del Natale propone quattro celebrazioni eucaristiche: nella vigilia, nella notte, all’aurora e nel giorno. I brani evangelici propongono il senso dell’incarnazione del Figlio di Dio da vari punti di vista.

Nel brano della vigilia la genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide (Mt 1,1-25), vede nella nascita del Salvatore l’adempimento delle promesse di Dio ad Abramo, a Davide e al popolo disperso in esilio; Dio è con il suo popolo per salvarlo: questo è il significato del nome Emmanuele, indicato dall’angelo e annunciato da Isaia.

Nella messa della notte (Lc 2,1-14) prevale il tema della luce, della gioia e della pace offerti agli uomini nel dono del Salvatore: in quel bambino si rivela la ‘gloria del Signore’.

Alla messa dell’aurora viene richiamato il tema della fede come itinerario di fede che inizia dall’annuncio dell’evento di salvezza ed è scandito dai verbi ascoltare, andare senza indugio, vedere, lodare e glorificare Dio, raccontare e testimoniare agli altri quanto esperimentato; anche Maria osserva, ascolta e custodisce nel cuore quel “mistero” (Lc 2,15-20).

Alla messa del giorno infine siamo condotti dall’evangelista Giovanni (1,1-18) alla contemplazione di Gesù ‘Figlio di Dio’: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, contemplazione approfondita anche dalla seconda lettura (Ebr 1,1-6). A Dio che prende l’iniziativa nella creazione e nella redenzione, rivelando e illuminando, segue la risposta di fede dell’uomo nel credere, accogliere, riconoscere, vedere. In particolare, la nascita umana del Verbo rigenera a vita divina i credenti e in Cristo l’opera storica della salvezza giunge a compimento. La comunità credente in Cristo nell’eucaristia è chiamata a vivere l’esperienza più viva che essa può fare dell’Emmanuele: il Padre sta in mezzo ai suoi e opera la salvezza mediante il Figlio e il dono dello Spirito che trasforma gli uomini a sua somiglianza rendendoli partecipi della sua stessa vita, a “diventare figli di Dio”.

Papa Francesco nella sua recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium scrive: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. […] Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta”.

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.48 – 25 dicembre 2016