Al cuore della famiglia

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SGUARDO PASTORALE

Al cuore della famiglia

Cinque mercoledì, cinque incontri aperti a tutti, cinque spunti per ragionare sull’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”: una sfida che l’Unità pastorale di Pettorazza ha vinto in questo mese di novembre, sia per la larga partecipazione di entrambe le comunità parrocchiali, sia per l’interesse dimostrato sull’argomento, sia per la propositività degli interventi che hanno dimostrato apertura di mente e di cuore, assieme al desiderio di continuare, magari con un ritmo più ridotto, la ricerca e lo scambio. Di questo infatti si è trattato; non di una lezione frontale ma della consegna di alcune acquisizioni pastorali che meglio interpretano il vissuto dei nostri giovani e delle nostre famiglie e del tentativo di rivedere, proprio alla luce di queste acquisizioni, il modello di pastorale con cui le nostre comunità cristiane si fanno carico della “drammatica ricchezza” dell’istituzione familiare. Non si tratta più di un oggetto su cui riversare attenzione e risorse, ma di un soggetto di cui mettersi in ascolto, perché con le sue dinamiche offre l’immagine vera dell’incontro, della relazione, del dialogo, dell’integrazione, del perdono, della speranza. In questo senso la famiglia giustifica la definizione che gli è stata data dal magistero pontificio di “piccola chiesa”, dove l’aggettivo “piccola” si riferisce alla dimensione non alla sostanza. Non è più possibile pensare a una pastorale di settore che prescinda dal fatto che ogni soggetto appartiene ad una famiglia ed è al suo interno che matura convinzioni e atteggiamenti che poi vengono espressi all’esterno.

Da qui la cura perché al cuore della famiglia, che è costituito dall’intimità tra i suoi membri, possa giungere la Parola di Dio, la grazia dei sacramenti, l’ideale cristiano dell’amore, del dono, del servizio. È fondamentale ripartire dalla famiglia. Il pastore ci deve ritornare, o con la visita periodica, o in occasione di eventi straordinari, lieti e tristi, che stanno tra la nascita e la morte, o come elemento costitutivo dei percorsi di iniziazione cristiana, di rinnovata evangelizzazione, di elaborazione dei sentimenti, dei progetti, delle scelte. Qui davvero è esigita la fantasia della passione per le persone e la loro storia, ancor prima che per i precetti e le norme. Siamo a ridosso del Natale, la festa che più riconduce all’intimità familiare. Domenica scorsa, in una parrocchia dove ho celebrato l’Eucaristia, i fanciulli avevano preparato, con l’aiuto dei catechisti, dei bambinelli per il presepio e li avevano incastonati in una pagnotta. Poi a tavola avranno condiviso quel pane benedetto alla fine della Messa con i propri familiari e avranno portato il messaggio che Gesù è presente soprattutto nel segno del pane consacrato. Potrebbero aver trasmesso il desiderio di “fare Natale” venendo ad incontrare il Signore con la confessione e la comunione. In un’altra parrocchia, la stessa domenica, si è celebrata la Festa del Ringraziamento, anche se con un po’ di ritardo. Quando sono uscito per benedire i mezzi agricoli mi sono trovato di fronte a un trattore di plastica con il proprio rimorchio, stile giocattolo, ben presidiato da un bambino di cinque anni. I familiari gli avevano parlato del lavoro della terra, delle leggi naturali che lo governano, e dell’importanza di ringraziare il Signore per i suoi frutti e di invocare la benedizione per il suo sviluppo. Subito dopo una famiglia portava al fonte battesimale la secondogenita, professava la fede che si impegnava a trasmetterle, riceveva i simboli della luce e della veste bianca a monito della responsabilità che l’attende. Famiglia, in tutte tre le circostanze la famiglia. Nulla è più possibile senza la famiglia. E ce ne rendiamo conto proprio in questi anni in cui sembra entrata in crisi. Ma forse è l’esperienza di coppia che è entrata in crisi, non la famiglia, e anch’essa per ritrovare il suo autentico valore ha bisogno della famiglia.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.46 – 11 dicembre 2016