In pellegrinaggio a Roma

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GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Unità pastorale di S. Martino e Madonna di Lourdes

In pellegrinaggio a Roma

Sabato 29 ottobre, prima dell’alba, un gruppo di pellegrini dell’Unità Pastorale di S. Martino e Madonna di Lourdes si trovava raccolto in un angolo del piazzale Europa in attesa del pullman. Tutti erano ben equipaggiati, desiderosi di arrivare a Roma per il papa, e per attraversare la Porta santa della Misericordia. Una signora commentava al marito: “Le nostre case sono intatte, e ringraziamo il Signore; ma quelle dei terremotati sono a pezzi e distese sulle strade. Preghiamo il Signore per quei poveretti”. Il pullman correva veloce verso Roma, mentre già all’orizzonte si profilava l’alba con qualche nuvoletta tinta di rosso. Ma al primo chiarore del giorno, il parroco intonava la preghiera del mattino. Il sole intanto era salito all’orizzonte come un globo di fuoco, e noi, tra gli alberi, le colline, i campi appena arati e il sole, innalzavamo a Dio le nostre lodi offrendo a Lui il nostro amore e il nostro ringraziamento per tutti questi suoi doni. Il viaggio proseguiva tranquillo; ci accompagnavano sempre alla nostra destra i bei monti dell’Appennino coperti di tappeti erbosi e di vegetazione. La vista così bella e varia del paesaggio ha reso meno lungo e noioso il percorso verso la Città Eterna, tanto che all’improvviso (non ce l’aspettavamo) qualcuno ha gridato: “Siamo a Roma!”

Le strade della periferia erano piuttosto strette ma poi si allargavano e apparivano alti palazzi. Le prime mura che abbiamo incontrato erano quelle del Vaticano, medievali, massicce. La corriera ha trovato posteggio nelle vicinanze della cittadina pontificia, così il gruppo ha iniziato il vero pellegrinaggio percorrendo un bel tratto di cammino per le vie di Roma, verso il ristorante. Stretti nei tavoli, uno accanto all’altro, ma allegri, i pellegrini di Sottomarina sono stati serviti con molto rispetto e diligenza. Arrivata la guida, subito ha distribuito gli auricolari per l’ascolto. Ancora incolonnati, dopo qualche decina di minuti, il gruppo è giunto in vista di Castel Sant’Angelo, ex mausoleo dell’imperatore Adriano. A un dietrofront quasi improvviso, tutti si sono trovati davanti a un gazebo. Qui si è svolta la consegna della croce: Stefano se l’è caricata sulle spalle e, imboccando la corsia preferenziale, ha iniziato la processione in devota preghiera.

Ad ogni breve sosta si leggeva una riflessione o una monizione come questa: “Stai per attraversare una breve distanza che ti separa ormai dalla Porta Santa. Guarda le persone con le quali procedi verso la Basilica, pensa a tutti quelli che vorresti presenti con te ma che non ci sono per svariati motivi, ricorda i tuoi cari defunti, e portali con te alla porta della misericordia”.

Il salmo 122, recitato insieme, durante un’altra breve fermata, esprimeva la nostra gioia nell’attesa di entrare nella Casa del Signore: “Quale gioia quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!”. Anche la “Salve, o Regina” è stata una invocazione alla Madonna per chiederle la grazia di una vera conversione del cuore. Finalmente nulla più vieta di passare la Porta Santa: né il peccato che allontana, né la pigrizia che fa rinunciare, né la distanza che impedisce di abbracciare Gesù che perdona. Il gruppo si era soffermato ad ammirare il baldacchino dell’altare della Confessione, le statue di alcuni santi lungo la navata centrale, e in fondo alla chiesa la guida faceva notare un porfido rosso grande circolare, dove si erano inginocchiati per ricevere la corona del Sacro Romano Impero Carlo Magno e alcuni successori. Con il calare del sole dietro il colonnato del Bernini, tutti si sono ritrovati al pullman e poi all’Hotel dei Massimi.

La mattina seguente, domenica, mentre si era seduti a colazione, improvvisamente si sono sentite dondolare le sedie. Uno ha gridato: “Il terremoto!”. In effetti quella è stata una scossa di particolare intensità. Si è pensato ad altri disastri, e a quanta gente ancora dovrà soffrire per i crolli delle loro case.

Si riprende la strada verso S. Pietro. Ci si deve ritrovare tutti nella chiesa di Sant’Anna che si trova dietro il colonnato. Non è stato difficile trovarla. La S. Messa è stata concelebrata dai sacerdoti del nostro gruppo e di un altro di Aversa. Il Vangelo ha fatto rivivere l’episodio di Gesù che incontra Zaccheo. Il racconto sarà ripreso e commentato dal papa un’ora più tardi, parlando da una finestra del palazzo apostolico, mentre i pellegrini di Sottomarina erano radunati in piazza con altri cinquantamila sotto un sole che spaccava le pietre e le “teste”. Il commento del Papa tutti lo hanno apprezzato, per la sua semplicità e per l’insegnamento valido per ogni uomo e donna che ascoltava: Gesù, incontrando ciascuno di noi, desidera convertirci partendo da ciò che c’è ancora di buono in noi. Tra gli applausi per papa Francesco, si esce tutti dalla piazza, portando nel cuore le cose belle che si sono viste e sentite, soprattutto il Giubileo ricevuto in dono. Stanchi, ci si è ritrovati al completo in corriera. Mentre ci si allontanava da Roma ha dato il suo saluto alla nostra comitiva un tramonto incantevole. A Sottomarina, dopo alcune ore, ci si è ritrovati ancora con il cielo pieno di stelle e con tante amiche e amici fraterni.

Franco ed Elena Laurenti

Da Nuova Scintilla n.45 – 04 dicembre 2016