Avvento di fraternità

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SGUARDO PASTORALE

Avvento di fraternità

Abbiamo concluso l’anno giubilare durante il quale l’attenzione è stata posta sulle opere di misericordia e, a livello locale, ci siamo impegnati ad avviare un emporio alimentare a servizio dei più bisognosi. Non è mancata la raccolta per le attività missionarie, nell’annuale giornata mondiale, e quella a favore dei paesi terremotati. Ma poi ci saranno le proposte natalizie, l’ “aggiungi un posto a tavola”, il veglione alternativo, l’infanzia missionaria per l’Epifania. È proprio vero, ogni volta che si va in chiesa vengono chiesti dei soldi. Vale la pena chiarire che non si deve trattare di eccezionalità ma di consuetudine, perché una dimensione fondamentale della vita della comunità cristiana è proprio la carità, la condivisione, la solidarietà. Purtroppo è passata l’idea, e si è consolidata la prassi, che i soldi raccolti in chiesa servono per i preti, le utenze e le spese ordinarie, anche perché diversamente non sapremmo come fare per far fronte a queste spese. In realtà la conduzione ordinaria delle attività pastorali nelle strutture parrocchiali dovrebbe sostenersi con l’apporto responsabile dei fruitori, al di fuori del contesto liturgico. Quando durante la Messa, al momento della presentazione dei doni, si fanno passare i cestini tra i fedeli, si compie un gesto ben inserito nella ritualità celebrativa alla quale viene dato il respiro del dono, dell’attenzione ai fratelli, soprattutto i più poveri e bisognosi. Si riuscirà ad educare l’assemblea a questo convincimento?

È tradizione che il tempo di Avvento venga connotato anche da un’iniziativa caritativa. Quest’anno ci si orienta al “Fondo di solidarietà per il lavoro”. In questi ultimi due anni è stato, con le Opere Segno diocesane, il gesto che ha avuto più rilevanza nel nostro territorio a favore della drammatica mancanza di lavoro che tanto assilla la nostra popolazione. Sono stati finanziati nella nostra diocesi 176 progetti complessivi: 102 con borse lavoro, 56 con voucher e 18 con doti di lavoro. L’importo complessivo stanziato è stato pari a € 409.000. Nella prima domenica di Avvento venivano distribuite le cassettine, in quelle seguenti promossi degli espedienti per la raccolta di altri fondi, verso Natale allestiti dei mercatini e suggeriti dei gesti, tutto per attuare il cosiddetto “Avvento di fraternità”. Nell’incontro dei direttori degli uffici pastorali, a seguito della scelta della Caritas nazionale di non stampare i soliti sussidi e di non centralizzare le finalità, è nata l’idea di educare alla dimensione caritativa della celebrazione liturgica, dando visibilità a un gesto già previsto dal rito: la presentazione dei doni. Prima dell’offertorio si è soliti portare all’altare il pane e il vino, e, in qualche circostanza particolare, altri doni simbolici, non sempre saggiamente contestualizzati. In queste domeniche di Avvento, terminata la preghiera dei fedeli, il celebrante ricordi ai fedeli che le offerte che stanno per fare saranno destinate, almeno nella loro maggior parte, ad alimentare il  Fondo diocesano di solidarietà. A questo punto si avvii una celere raccolta, mentre si esegue un canto, e il celebrante stesso attenda che questa sia terminata per accogliere i cestini, assieme al pane e al vino, come partecipazione dei presenti all’impegno della solidarietà con i fratelli che ci vivono accanto e ci tendono la mano. Solo ora il presidente salga all’altare e avvii l’offertorio vero e proprio, pronunciando ad alta voce le parole previste dal rito. Al termine di questo tempo liturgico quanto è stato raccolto, dopo aver detratto le inevitabili spese di culto e le relative offerte “pro animabus”, verrà fatto pervenire alla Caritas diocesana con la causale, appunto, di alimentare il Fondo di solidarietà per il lavoro. Se saremo cresciuti maggiormente in questa dimensione costitutiva della nostra identità cristiana, sarà più Natale.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.44 – 27 novembre 2016