Aspettando la visita pastorale

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SOTTOMARINA

Note dal Consiglio pastorale vicariale

Aspettando la visita pastorale

Venerdì sera 18 novembre, presso la parrocchia del Buon Pastore, si è riunito il Consiglio pastorale vicariale composto da alcuni membri rappresentativi dei consigli pastorali parrocchiali del territorio di Sottomarina e frazioni. È stato il primo appuntamento di questo nuovo anno pastorale, e in questa occasione si è colto l’invito del vescovo Adriano a riflettere sul rapporto tra parrocchie e territorio per evidenziare i nodi pastorali rispetto ai quali le comunità parrocchiali di una determinata zona pastorale possono investire i propri sforzi e le proprie risorse. Lo sfondo di riflessione è la visita pastorale annunciata dal vescovo con l’intento di riattivare alcuni processi pastorali che costituiscono la struttura portante delle parrocchie e/o unità pastorali.

È emersa la necessità di cominciare a muoversi su un terreno comune che aiuti l’azione pastorale a incidere sul vissuto delle persone, innescando un processo di maturazione della fede e di corresponsabilità nella cura pastorale. Rispetto a un contesto prettamente clericalizzato, come quello di quarant’anni fa, da una parte si riscontra un certo coinvolgimento dei laici in alcuni settori pastorali, dall’altra ancora ci si scontra con una certa refrattarietà nell’esporsi in prima persona, e questo è dovuto anche a una evidente mentalità del “tutto è dovuto” che si nutre dell’idea di fondo che la Chiesa (e il prete) è una erogatrice di servizi, nella logica della domanda e dell’offerta, che è il primo nodo da sciogliere per superare anche una pastorale clericalizzata. Occorre presentarsi sempre più come Chiesa che è un corpo, cioè che valorizza la ministerialità, costruisce una rete di relazioni e diventa così autenticamente missionaria, alla maniera di papa Francesco. Per cui, come già qualcosa è stato avviato in ambito caritativo, così si può pensare di farlo per la catechesi dell’iniziazione cristiana, la pastorale della scuola, della salute, l’accompagnamento delle famiglie in lutto, la pastorale del turismo. Ciò che incide è senza dubbio la testimonianza personale rispetto alla quale nessuno può tirarsi indietro, ma è altrettanto necessaria la formazione degli operatori pastorali, una formazione permanente che permetta di dare in mano ai laici gli strumenti adeguati e sostenga la loro effettiva volontà di mettersi in gioco, anche grazie a una necessaria rilettura e riproposta cristiana di avvenimenti e situazioni.  Tutto ciò, infine, non può prescindere da una seria riflessione sul rapporto laici-preti alla luce della partecipazione allo stesso corpo di Cristo e alla stessa missione.

don Simone Zocca

Da Nuova Scintilla n.44 – 27 novembre 2016