Oggi sarai con me in paradiso

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PAROLA DI DIO – 34ª domenica del tempo ordinario C

LETTURE: 2Sam 5,1-3; Dal Salmo 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-43.

Oggi sarai con me  in paradiso

2 Sam 5,1-3. “Unsero Davide re d’Israele”.

Il tema di questa domenica, conclusione dell’anno liturgico, è la regalità di Cristo, attribuita nei Salmi principalmente a Dio ma già annunciata anche per il suo Messia. Ma sarà il re David, il suo regno, l’ideale attraverso il quale Dio annuncerà l’invio di un suo ‘Consacrato’ a guidare in suo nome e a salvare il suo popolo. Da questa promessa nascerà l’attesa e l’invocazione di un re-messia inviato da Dio che avrà in Gesù Cristo e nella sua opera il suo compimento pieno. Il brano odierno di 2 Sam 5,1-3 presenta la consacrazione del re David, quale capo e pastore in Israele. Egli si prenderà cura del suo popolo assicurandogli sicurezza dai nemici, libertà, prosperità e pace. Per questo anche le tribù del nord lo scelgono e lo chiedono come loro re. Già dal profeta Samuele, quando ancora regnava Saul e a sua insaputa, per ordine di Dio, David, giovane pastore della famiglia di Iesse, era stato designato alla guida d’Israele. Ora tra gli anziani d’Israele e Davide si stabilisce il patto per il quale gli Israeliti lo riconosceranno loro re e Davide si prenderà cura di loro quale suo popolo. L’attesa messianica d’Israele invocherà la venuta del Regno di Dio e del suo messia come un ritorno dell’esperienza del Regno di Davide resa ancora possibile dall’Inviato di Dio, il suo “Consacrato”, a guidare e salvare il suo popolo.

Dal Salmo 121. “Andremo con gioia alla casa del Signore”.

Il salmo 121 canta Gerusalemme come città della pace e dell’unità, salendo alla quale i pellegrini si sentono riempire il cuore di gioia. Salire a Gerusalemme è salire alla casa del Signore, sognare e invocare la pace, l’unità e ogni bene, vicini a Dio presente nel ‘segno’ del tempio e nella Parola rivelata (Legge) lì proclamata. Ma quel salire a Gerusalemme diventa simbolo del salire alla Gerusalemme celeste, del cercare quel Regno di Dio che trasforma la città degli uomini in città di Dio, della giustizia, della comunione e della pace! È questa la nuova e definitiva Gerusalemme che Dio stesso instaurerà per l’opera di Cristo Re e Signore dell’universo.

Col 1,12-20. “Ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore”.

L’opera di Dio è descritta in questo inno come un passaggio, anzi un trasferimento dei credenti in Cristo, ad una nuova realtà. Si tratta di un cambio di situazione: passaggio dalle tenebre della schiavitù del peccato e della morte, al Regno di Cristo, liberati e redenti sia dal peccato che dalla morte. Questo passaggio è stato possibile ‘per mezzo di lui’, cioè grazie a Cristo. In lui risuscitato contempliamo l’anticipo della nostra futura condizione alla quale mediante la fede già cominciamo a partecipare. In Cristo risorto e glorioso “immagine del Dio invisibile” noi possiamo conoscere Dio e il suo disegno di salvezza offerta a tutti e fatta conoscere attraverso il suo Figlio. Gesùè il centro vitale in cui tutto si incontra e vive: tutti hanno la vita attraverso di lui e nell’unione con lui. Come capo di tutto il corpo, Cristo è il principio vitale del suo popolo, la Chiesa, di cui è venuto capo attraverso la sua morte-risurrezione. In Cristo c’è tutta la ricchezza di vita e di doni di Dio che per mezzo suo rifluiscono su tutta la creazione rinnovata “con il sangue della sua croce”. La morte di Cristo è l’offerta per la quale egli acquista la regalità sulla Chiesa e su tutto il creato, regalità che è quindi sevizio e dono (regnavit a ligno Deus).

Lc 23,35-43. “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”.

Il vangelo di questa domenica presenta Gesù come re crocifisso e schernito. Lo scherno più doloroso riguarda l’incomprensione della sua morte da parte di coloro per i quali Gesù muore. Egli, il ‘Cristo’, ‘l’Eletto di Dio’ muore per salvare gli uomini. La sua morte ‘redentrice’ viene invece interpretata dai presenti come l’estremo fallimento della sua missione mettendo in ridicolo tutto ciò che Gesù aveva fatto ed annunciato. Egli aveva avanzato pretese messianiche, regali, divine: ora con la sua morte tutto pare crollare miseramente. Proprio il momento della crocifissione è invece momento culminante, in cui Gesù realizza la regalità e instaura il Regno. Una regalità che si manifesta in modo contrario alla regalità umana: per Gesù essa è servizio per la salvezza del popolo, dono portato fino al suo punto estremo, dono di sé per la salvezza dell’altro, addirittura Dio che si dona per la salvezza dell’uomo. La preghiera di uno dei due crocifissi accanto a Gesù dischiude l’infinito orizzonte del Regno di Cristo. L’invocazione “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno” esprime la sua fede, la sua certezza che con la sua morte Gesù ‘entra nel suo regno’. In che cosa consiste quel suo Regno? L’apostolo Giovanni, ad esempio definisce la morte di Gesù ‘ritornare al Padre’, ‘essere glorificato’. Con la sua preghiera il ‘malfattore’ chiede che Gesù si ricordi di lui, facendolo partecipa di quella condizione di vita nuova nella quale Gesù sta per entrare. La risposta di Gesù “Oggi sarai con me in paradiso” assicura l’esaudimento e nello stesso tempo chiarisce l’idea di Regno. Con il suo atto di ‘conversione’, il suo volgersi a Gesù, egli affida la sua propria vita, nel momento in cui essa sta per giungere al suo termine terreno a Gesù; e Gesù lo assicura che egli sarà subito (oggi) fatto partecipe della stessa condizione in cui Gesù stesso sta per entrare (essere nel regno, essere in paradiso). Regno, paradiso, vita eterna, …, designano in questo dunque qui l’essere fatto partecipe della vita e della condizione divina di Gesù o, come dice san Paolo, ‘vivere presso il Signore o con il Signore’. È la nostra partecipazione piena e definitiva al suo Regno, ammessi alla comunione beata con Lui.

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Sciintilla n.43 – 20 novembre 2016