Emporio di Solidarietà

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GIA’ ATTIVO A BORGO SAN GIOVANNI. Intervista a don Marino

Emporio di Solidarietà

È stato inaugurato domenica 13 novembre l’Emporio della Solidarietà a Chioggia, in località Borgo San Giovanni.

«L’Emporio – spiega il direttore della Caritas don Marino Callegari – nasce da una riflessione all’interno della Caritas. Abbiamo cercato di rendere consona ai tempi attuali una delle più tradizionali forme d’aiuto, quale la distribuzione dei generi alimentari. Perciò abbiamo provato a riflettere su una forma nuova con cui pensare al cibo».

Gli Empori della Solidarietà nascono da una idea di don Luigi Liegro, direttore della Caritas di Roma ormai scomparso, e riprendono in mano la questione cibo a tutto tondo, ricollocando cioè l’aiuto alimentare dentro tre percorsi di riflessione. Il primo è il rapporto con il cibo: il cibo è la fonte delle grandi malattie della nostra contemporaneità quali obesità, bulimia, anoressia. Il secondo è l’educazione alla spesa e il terzo è il rapporto con il denaro.

«Bisognava riflettere – continua don Marino – su questi concetti perché a volte non è un vero e proprio problema di fame, ma la gente non sa rapportarsi al cibo, non lo sa scegliere, spendendo il denaro comprando cibo che fa male. Questi sono i tre punti su cui abbiamo lavorato perché l’aiuto alimentare faccia bene alle persone e non sia solo un semplice gesto di carità. Si tratta di un discorso molto importante e molto più ampio, che denota un passaggio culturale.».

L’Emporio è sembrato il luogo più adatto per sviluppare questo nuovo progetto: si tratta di un supermercato come gli altri, aperto al pubblico, ma di cui non tutti possono usufruire. Infatti, per poter accedere all’Emporio è necessario essere inviati o dai Centri di ascolto della Caritas o dai Servizi Sociali del Comune che accolgono le richieste di aiuto delle persone e, se lo ritengono opportuno, consegnano a chi ha veramente bisogno una card che contiene normalmente 50 punti con cui poter far la spesa all’Emporio, accompagnati però da un volontario (i volontari che operano a Borgo San Giovanni sono circa una trentina) al fine di educarli alla spesa. Questo è fondamentale perché, come sottolinea don Marino, ciò che è veramente importante è l’approccio culturale: l’emporio ridisegna il rapporto fra la comunità cristiana e la comunità civile e la costruzione delle politiche sociali.

«L’idea è stata della Caritas, che il nostro vescovo Adriano ha voluto far diventare il gesto di carità del Giubileo. L’Emporio è un segno diocesano, che però necessita di alcune articolazioni che stiamo costruendo in diocesi. Alcune zone pastorali avranno un piccolo emporio, per esempio a Porto Tolle siamo già a buon punto».

Attualmente a Chioggia sono 200 le famiglie che accedono all’Emporio. Il tema del cibo è rivelatore del tema della casa e del lavoro e della situazione di impoverimento che sta vivendo oggi la classe media in seguito alla crisi economica.

«L’intera operazione – afferma don Marino – è costata intorno ai 220.000 euro. Circa 20.000 euro vengono dalle offerte giubilari (l’80% della somma complessiva raccolta); altri 95.000 sono stati finanziati dalla Diocesi per l’acquisto del supermercato, il cui proprietario ora è la Fondazione di Carità della Diocesi, mentre l’ente gestore è la Carità Clodiense, una onlus della Caritas. 70.000 euro sono stati finanziati dalla Caritas Italiana che ha destinato il 70% delle varie progettualità alla realizzazione dell’Emporio. 30.000 euro sono stati dati dalla Fondazione Cattolica Assicurazioni di Verona, però con parametri particolari: l’emporio, per i primi due anni, deve dimostrare di essere in perdita, così la fondazione interviene riconoscendo che l’azione dell’Emporio è meritevole perché socialmente incisiva».

Alla realizzazione dell’Emporio ha contribuito anche la Fondazione Clodiense che ha versato 5.000 alla Cooperativa Sociale “Terra Viva” che a sua volta si è impegnata ad assumere persone disabili e a farle lavorare per un anno. Il prodotto biologico frutto del lavoro di queste persone verrà poi portato in Emporio facendo cadere la concezione secondo cui i prodotti biologici sono solo per i benestanti: il biologico è per tutti. Essendo ente gestore, la Caritas è entrata nel tavolo regionale degli empori (attualmente è l’unica organizzazione di volontariato nel tavolo degli empori) e perciò ha ricevuto delle quote anche dalla Regione. Altre modalità di finanziamento provengono da “Migrantes”, 10.000, altri 10.000 dalla Casa famiglia, e altri 10.000 dalla raccolta di vestiti usati.

«Questi di cui ho appena parlato – conclude don Marino – sono tutti servizi ai poveri. Noi abbiamo pagato l’Emporio con gli utili dei servizi ai poveri. Ci tengo a sottolineare che investire nel sociale non è prosciugare energie ma, al contrario, significa produrre nuove attività. Utilizzare i soldi dei servizi ai poveri non è stata una perdita, ma un valore aggiunto. Partendo da una semplice borsa della spesa, si è sviluppata tutta una serie di concetti su cui oggi la Chiesa si confronta».

Alice Penzo

Da Nuova Scintilla n.43 – 20 novembre 2016