Cristo Re

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SGUARDO PASTORALE

Cristo Re

Con lo sguardo rivolto al Signore della storia concludiamo un altro Anno liturgico. Ci era stato donato perché la nostra sequela del Maestro potesse diventare conformazione a Lui, in particolare attraverso l’efficacia sacramentale dell’azione liturgica. Allora anche questo è giorno di bilancio, così come lo sarà l’incontro finale con Colui che, seduto sul trono, emetterà il suo giudizio sull’amore che avremo saputo vivere. Quante volte ci siamo riuniti in assemblea per celebrare i divini misteri! Abbiamo saputo fare anche comunità, crescere nella comunione, abbattere qualche pregiudizio, accogliere chi è segnato dalla fragilità e cerca un “grembo” che lo aiuti a rigenerarsi? Quanta Parola di Dio abbiamo ascoltato! Siamo riusciti anche a coglierne l’attualità, ad applicarla al nostro vissuto tanto da operare qualche cambiamento nel nostro stile di vita e in quello delle nostre famiglie? Quanti servizi abbiamo svolto, in forme diverse, per una celebrazione attiva e partecipata! Siamo cresciuti anche nello spirito di servizio, nella corresponsabilità, nell’ascolto delle esigenze dei fratelli? Quante preghiere abbiamo innalzato, soprattutto in ambito liturgico, per le necessità della Chiesa e i bisogni del mondo!

Abbiamo fatto seguire un impegno concreto, una solidarietà reale, una testimonianza credibile? Immigrazione, terremoto, congiuntura economica, crisi sociale, perenne conflitto politico… quante piaghe da sanare, quante ferite da rimarginare! La nostra esperienza di fede è stata capace di offrire delle risposte, di orientare menti e cuori confusi e spaventati, abbiamo saputo offrire amicizia, vicinanza, solidarietà concrete? Al centro del cammino compiuto è stata posta la celebrazione del mistero pasquale. È cresciuta la nostra speranza, la voglia di agire, il coraggio di rischiare? Ci ha illuminati un magistero forte e innovativo, accompagnato da gesti profetici espressi in tutti gli ambiti, dall’ecumenismo al dialogo interreligioso, dall’impegno per i poveri all’accoglienza di alcune famiglie di profughi mussulmani, dalla sfida educativa alla difficile ed esaltante vocazione al matrimonio e alla famiglia. È rimasto un simbolo da citare oppure ci ha spinti ad uscire da noi stessi e dalle nostre sicurezze, ad essere più presenti alla vita delle persone e più responsabili nella costruzione di una società a misura delle vecchie e nuove povertà? Ha messo in discussione quei percorsi catechistici ancora appiattiti sulla trasmissione delle verità della fede e scarsamente ossigenati da uno sviluppo della vita cristiana che abiliti alla coerenza con il Vangelo e alla testimonianza? A volte mi domando su quali tematiche formuliamo il nostro esame di coscienza in preparazione alla confessione sacramentale e quale coscienza del peccato abbiamo maturato. Ecco, focalizziamo bene il senso della solennità odierna e prepariamoci a ricominciare. Non buttiamo lì due idee, magari scontate e ripetitive. La pastorale vive di queste opportunità. Sono momenti di grazia attraverso i quali il Signore bussa alla porta delle nostre coscienze e interpella le nostre comunità. Apriamogli e ceneremo con Lui ed Egli con noi.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.43 – 20 novembre 2016