La consapevolezza emotiva dell’ascolto

Luvigliano
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CARITAS DIOCESANA

Luvigliano 29-30 ottobre. Incontro formativo per gli operatori dei Centri di Ascolto

La consapevolezza emotiva dell’ascolto

Luvigliano per la Caritas è sinonimo di formazione e di incontro. Da molti anni l’ultimo week end di ottobre è riservato alla formazione, in stretto collegamento con le problematiche e le situazioni che nella sua prassi la Caritas diocesana incontra nel territorio della Diocesi.

Quest’anno la formazione è stata pensata e calibrata per gli operatori dei Centri di Ascolto – circa una cinquantina di presenze, con una significativa visibilità di giovani – che rappresentano la forma più diffusa della presenza Caritas nelle articolazioni parrocchiali e/o delle Unità pastorali. È attraverso una buon “sistema” di Centri di Ascolto che si può essere stimolo per la comunità cristiana di azioni e di proposte che dicano la carità della e nella Chiesa locale. È stata anche l’occasione per prendere visone del nuovo Report sulla povertà che le Caritas Diocesane del Nord Est hanno pubblicato grazie proprio ai dati raccolti e rielaborati dal sistema Os.Car (Osservatorio Caritas) dai Centri di Ascolto diffusi in tutto il Nord Est. Il discorso formativo implica l’acquisizione di competenze e capacità di gestire dimensioni delicate dentro l’ascolto come l’empatia, la capacità di indicare soluzioni, di iniziare accompagnamenti di persone e famiglie. Tema centrale delle due mezze giornate svolte sabato 29 e domenica 30 ottobre è stata proprio la relazione e in maniera più particolare e specifica la relazione di aiuto, così come si concretizza nel Centro di Ascolto.

Il Centro di Ascolto è quindi il luogo privilegiato dove le persone vengono accolte e ascoltate. Questo è un dato non marginale, ma fondante. Il primo invio giusto e corretto dà inizio ad una serie di azioni ‘virtuose’. Qui c’è un significativo passaggio culturale da fare: passare da una indicazione generica “Vai (o telefona) alla Caritas” ad una più precisa e più rispondente “Mi sembra sia opportuno che per questo problema (o situazione) tu possa rivolgerti al Centro di Ascolto più vicino. Questi sono gli orari”. Dare correttamente la prima indicazione, trasmette fiducia nell’istituzione a cui la persona si rivolge e si pone come tappa iniziale di un percorso che vede diversi soggetti – ciascuno con le proprie peculiarità e competenze – al servizio di una situazione di fragilità.

Dopo di che, il volontario che esercita la sua ministerialità nell’ascolto saprà, attraverso le tecniche dell’ascolto partecipato ed empatico, creare un clima dove non viene scaricata la problematicità sull’istituzione (chiesa, parrocchia, comune), ma insieme si ricerca una soluzione condivisa.

Tre i moduli proposti dalle due relatrici, rispettivamente Cristina Pesce e Laura Casetta, due psicoterapeute che da anni lavorano in ambito formativo in diversi enti non profit.

a. L’intelligenza emotiva: cosa è?

b. Ascolto di sé e dei propri stati d’animo, mentre siamo in ascolto degli altri.

c. L’empatia come capacità di mettersi nei panni degli altri.

Come si può evincere dai titoli, in queste tematiche si ridefiniscono il ruolo e le competenze dei volontari nei Centri di Ascolto, che per diventare ascolto attento e capace di accompagnamento dev’essere in grado di maneggiare idee, concetti, situazioni. Sulle stimolazioni di un film della Pixar, Inside Out, le due psicologhe ci hanno guidato alla scoperta dei nostri stati d’animo – sentimenti – quando ‘ascoltiamo’ l’altro, ma si potrebbe dire anche quando compiamo quelli che normalmente chiamiamo gesti di carità. Il Centro di Ascolto diventa quindi luogo e spazio di crescita personale e di confronto comunitario. C’è evidentemente un faticoso passaggio culturale che oggi si rende più evidente anche alla luce di ascolti problematici ai quali siamo sottoposti: immigrati, grave marginalità, situazioni inedite di persone e/o famiglie allo sbando e senza punti di riferimento nel territorio civile e nella comunità ecclesiale. Il confronto tra i volontari provenienti da tutta la diocesi è stato franco e serrato anche su tematiche direttamente legate ai Centri di Ascolto, come la nascita e la strutturazione in diocesi degli Empori della Solidarietà che ridefiniscono l’aiuto alimentare, l’ascolto di chi fa il povero per professione, i rapporti con le amministrazioni comunali a volte non semplicissimi.

Infine la consapevolezza – non solo emotiva – che l’investimento in formazione e studio, risulta imprescindibile per un buon servizio alla comunità cristiana e civile.

Marino Callegari

Da Nuova Scintilla n.41 – 06 novembre 2016