Annuncio, liturgia e carità

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DIACONO PERMANENTE

Con i tre neo-ordinati ora sono sei i diaconi in servizio nella nostra diocesi

Annuncio, liturgia e carità

Ed ora i “Diaconi permanenti” nella nostra diocesi sono sei. Dopo don Franco Laurenti (classe 1932) e Guido Sfriso (classe 1933), ordinati nella festa del diacono santo Stefano il 26 dicembre 1987, e don Agostino De Grandis (classe 1942), ordinato nel giorno dell’Annunciazione il 25 marzo 1995, ecco aggiungersi domenica 23 ottobre (nel Giubileo della Misericordia) alle ore 16 nella cattedrale di Chioggia Giuseppe Di Trapani (sposato, con prole) da Taglio di Po, Attilio Gibbin (pure sposato, con prole) da Tolle e Tomas Pregnolato (celibe) residente nella parrocchia di Taglio di Donada ma presentato dalla parrocchia di Scalon dove partecipa all’attività pastorale. I nuovi diaconi sono arrivati a questo traguardo dopo uno studio ed un tirocinio durato 5 anni sotto la guida del rettore del seminario don Danilo Marin e, tra gli altri, del vicario generale della diocesi mons. Francesco Zenna. Come è stato ben illustrato dal vescovo mons. Adriano Tessarollo che ha concelebrato con ben 40 sacerdoti, pure presenti alcuni diaconi in preparazione per il sacerdozio della Diocesi di Padova, questo “Ordine” è stato ripristinato con il Concilio Vaticano II indetto da Papa Giovanni XXIII. Ordine però “inventato” dagli Apostoli stessi: tutti noi conosciamo il più celebre diacono di allora, santo Stefano, ma anche ad esempio il diacono romano san Lorenzo del III secolo.

La cerimonia ha visto i parenti occupare i primi tre banchi, riservati a ciascuno degli ordinandi e gli occhi di tutti erano puntati sui candidati: tanti amici e tanti fedeli arrivati pure con il pullman. Le emozioni in tutti erano palpabili, davvero intensa la partecipazione ai vari momenti della solenne liturgia. Durante la processione d’ingresso, partita dalla sacrestia fino in fondo alla chiesa per percorrere la navata centrale, i presenti cercavano lo sguardo del “loro” candidato. Il compito del “diacono” è stato illustrato dal vescovo nell’omelia elencando le mansioni loro affidate, in particolare per quanto riguarda l’annuncio della Parola, la liturgia e la carità. A Tomas è stato richiesto anche l’impegno del celibato. Il rito liturgico ha previsto come “essenziale” l’imposizione delle mani del vescovo sul capo dei candidati con l’invocazione dello Spirito; tra gli altri riti significativi: la “promessa dell’obbedienza” al vescovo e ai suoi successori, la prostrazione faccia a terra dei protagonisti con il canto delle Litanie dei Santi, la vestizione con la stola (da portare trasversalmente dalla spalla sinistra) e con la “dalmatica” a ricoprire il busto sopra il camice e appunto la stola. Operazione compiuta dai rispettivi parroci: il francescano padre Maurizio per Di Trapani, don Corrado per Gibbin ed il salesiano don Giannantonio per Pregnolato. Il rito è stato reso ancora più suggestivo dal coro di Scalon, con integrazioni di altri cantori delle altre due comunità parrocchiali di provenienza degli ordinandi, diretto da Pino Paesanti, all’organo il m° Dinarello. La cerimonia si è conclusa con il flash dei fotografi, gli scambi degli auguri ma soprattutto con i complimenti di tutti a tutti e, gradita sorpresa, un ristoro presso le opere parrocchiali della Cattedrale. Si può sintetizzare così l’esternazione dei sentimenti intimi da parte di chi è stato presente per la prima volta ad un’ordinazione: “Quanta commozione aver visto i diaconi sdraiati a terra davanti all’altare e al vescovo! Li abbiamo ammirati per il loro coraggio nella loro scelta: così la loro fede è stata proclamata davanti a tutta l’assemblea per inserirsi nella nostra vita di fede, nelle nostre comunità”.

Francesco Ferro

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Le testimonianze dirette dei neo-diaconi

Giuseppe

Gioia, trepidazione, servizio

La celebrazione dell’ordinazione rimarrà nel mio cuore come uno dei momenti più significativi e belli della mia vita. È stato un momento di intensa partecipazione e commozione soprattutto quando il Vescovo ha posto le sue mani sul mio capo: in quell’istante ho capito che in me stava avvenendo qualcosa di grande e di sublime che avrebbe trasformato per sempre la mia vita. Inoltre sono rimasto colpito dalla partecipazione della mia Comunità. Le parole che maggiormente esprimono il mio stato d’animo in questi giorni sono quelle di Maria del Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”.

 Tomas

“Le cose che costano fatica sono le più belle, le più importanti e quelle più ricche di valore”. È proprio vero, ed è quello che ho provato domenica ricevendo dalle mani del vescovo Adriano l’ordinazione a diacono permanente. Nel momento della prostrazione e delle promesse ho capito ancor più profondamente che sono chiamato ad uno stile di vita improntato al servizio, sull’esempio del Maestro che, con i gesti dell’ultima cena, ha mostrato agli apostoli meravigliati che è “grande” colui che “serve”. Questo desidero: donare alla Chiesa, attraverso il ministero diaconale, il mio “essere servo per amore”, e che la mia vita da oggi in poi sia modellata sull’esempio di Gesù che per amore si è donato totalmente a tutti noi. Ringrazio i miei genitori, mamma e papà, che mi hanno sostenuto in questa mia scelta, e chi mi ha aiutato a portare a compimento la necessaria preparazione. Faccio mia la preghiera di San Francesco: “Che io non cerchi tanto d’essere amato, quanto di amare”.

Attilio

Ho visto che la vita è fatta di tappe, quella che raggiungi è una nuova partenza verso quella successiva. Alcune di queste poi sono all’inizio inimmaginabili. La mia ordinazione di domenica 23 ottobre poi… Se qualcuno mi avesse detto una decina di anni fa che la mia vocazione era quella di diventare diacono permanente non gli avrei dato molto credito. Celebrazione emozionante, sono trepidante per il futuro che mi aspetta. Ringrazio il Signore e tante persone che mi sono state e mi sono vicine

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ESSERE DIACONI PERMANENTI OGGI

Riportiamo un tratto dell’omelia pronunciata dal vescovo Adriano durante l’ordinazione diaconale: egli ha sottolineato l’importanza di una fattiva e concreta collaborazione tra diaconi e sacerdoti e, in particolare per i diaconi sposati, il loro peculiare ruolo di cerniera tra Chiesa e società.

I diaconi sono una risorsa per la Chiesa di oggi nei diversi servizi offerti ai fedeli e con le loro famiglie possono offrire una preziosa testimonianza. È importante che la famiglia del diacono sia scuola di umanità. Il diacono, prima di essere servo del parroco e degli uomini, è servo di Gesù Cristo ed è proprio servendo Cristo che serve i fratelli. Voi siete diaconi ordinati nell’Anno della Misericordia, svolgete il vostro ruolo come tramite della misericordia, volto della misericordia della Chiesa presso la gente. In alcuni Paesi i diaconi hanno una funzione, alle volte, di primo piano, dipende dalla diocesi, dai sacerdoti e dai parroci nel dare loro spazio. Molte volte i sacerdoti fanno fatica a dare spazio, ad assegnare loro dei compiti; allora provvederemo nell’assegnare noi stessi alcuni compiti determinati. Da parte del clero occorre dare spazio e non essere avari nel delegare e nel demandare cose che possono forse fare anche meglio di noi i diaconi permanenti; da parte loro io direi invece che occorre evitare un certo spirito di indipendenza, prendere iniziative personali e non clericalizzarsi, perché c’è anche il pericolo di clericalizzarsi e quindi diventare un doppione del clero, anziché una figura nuova. Vivete in prima persona i problemi della famiglia, voi che avete un piede nella Chiesa e un piede nella società e nella vita, grazie alla famiglia. Perciò può essere un ponte, può essere il tramite attraverso cui i problemi della famiglia giungono a conoscenza della Chiesa: i problemi veri, reali, concreti, spiccioli e non quelli teorici.

Da Nuova Scintilla n.41 – 06 novembre 2016