Evento di ascolto e di annuncio

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APERTUA DELL’ANNO PASTORALE E GIUBILEO DEGLI OPERATORI PASTORALI

La “Visita pastorale” partendo dal territorio, con il discernimento di cose nuove e cose antiche

Evento di ascolto e di annuncio

Il vescovo Adriano ha aperto il nuovo Anno pastorale domenica scorsa 9 ottobre in una cattedrale gremita annunciando – subito dopo l’invocazione dello Spirito e la proclamazione del Vangelo (Mt 13) – la Visita pastorale che si terrà nel prossimo triennio.     E’ seguito poi per tutti gli operatori pastorali presenti l’ingresso dalla Porta Santa con la celebrazione eucaristica giubilare. Riportiamo il testo integrale del programma pastorale.

Carissimi amici  presenti a questa celebrazione, permettetemi questo ‘titolo’ rivolto a tutti indistintamente: ‘amici’. Lo prendo dal vangelo di Giovanni 15,15: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”. Ecco ciò che fa di tutti noi degli ‘amici’, di quell’amicizia che si costruisce attorno a Gesù, ma non in maniera teorica o sentimentale, ma in maniera concreta, perché condividiamo tutti la conoscenza e la pratica della sua Parola, quella che Lui “ha udito dal Padre” venendo a “farla conoscere a noi”, parola che l’apostolo Paolo definisce “la parola della fede che noi predichiamo” (Rm 10,8), il Vangelo, che “è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1,16), Vangelo obbedendo al quale si fa “la volontà di Dio” e si diventa “fratello, sorella e madre” di Gesù, cioè suoi familiari (Mc 3,35).

Raccogliendo insieme sette parabole (sette indica totalità) ascoltate dalla bocca di Gesù, l’evangelista  Matteo vuole portare i suoi lettori a mettersi in ascolto e comprendere la dinamica e lo stile del regno di Dio e indurli  alla decisione di lasciarsi coinvolgere in quell’offerta che Dio vuole fare agli uomini di ogni tempo.

C’era tanta folla radunata attorno a Gesù “in riva al mare”,  nello spazio aperto a tutti, perché  tutti sono destinatari del dono che Gesù è venuto a portare. Egli precisa poi che per comprendere in maniera vitale il suo vangelo occorre diventare discepoli, cioè non ascoltatori superficiali, casuali, saltuari, smemorati, ma persone che aderiscono con il cuore e mettono in pratica il Vangelo, trovando la loro felicità nel praticarlo, come scrive san Giacomo (Gc 1,25). Il fatto è che chi non fa sua questa Parola, non vi corrisponde e non la fa fruttificare nella propria vita, finirà col diventare sempre più incapace di rispondervi, e giungerà a perdere anche quello che inizialmente gli è stato donato e che aveva incominciato ad accogliere.

Con queste parabole dunque Gesù ci interpella sulle reali disposizioni interiori di ciascuno di fronte all’azione di Dio, chiarendo a noi stessi se abbiamo il cuore aperto a lasciarci coinvolgere nel messaggio e nell’azione del Regno che le parabole annunciano. Citando il profeta Isaia Gesù denuncia pure che vero peccato di fronte a Gesù, al Vangelo che Egli annuncia e alla Grazia che Egli dona, è l’indifferenza di fronte al suo dono, indifferenza che porta come conseguenza l’insensibilità del proprio cuore e della volontà di fronte a quella Parola e a quella Grazia.

L’insieme delle sette parabole infine si conclude con una domanda e una spiegazione. La domanda riguarda la comprensione dell’irrompere di Dio e del suo Regno nel mondo, il suo essere donato e la dinamica del suo agire che coinvolge l’uomo che accetta di diventare discepolo del Regno. La spiegazione riguarda il necessario continuo discernimento che deve avvenire nella comunità, attingendo all’intero tesoro della rivelazione, costituito dall’antica e dalla nuova Legge, “cose nuove e cose antiche”.

1. I tre anni di Gesù per annunciare il Regno e avviare la nuova comunità dei discepoli

Nei circa tre anni della sua ‘attività pubblica’ Gesù si è identificato come il seminatore che uscì a seminare (Mt 13,3), il seme della “parola del Regno” (13,19), un seme piccolo piccolo destinato a diventare un grande albero (Mt 13,31-32), o come la donna che prese un pugno di lievito e lo mescolò in tre misure di farina in attesa che tutta la pasta avesse a lievitare (Mt 13,33). Attraverso questo annuncio fatto di ‘gesti e parole’ Gesù ha gradualmente riunito intorno a sé la comunità dei discepoli cui ha affidato la missione di coraggiosi annunciatori dello stesso Vangelo del Regno, consegna data loro alla fine della sua vita terrena: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,18-28). Così pure leggiamo in  Gv 20,2: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”.

2. Visita pastorale come evento di ascolto e di annuncio

Abbiamo invocato all’inizio di questo nostro incontro lo Spirito Santo. Non si tratta di una formalità, ma della consapevolezza che anche tutti noi, come discepoli di Gesù, possiamo compiere efficacemente la missione da Lui affidataci col Battesimo, la Cresima e l’Ordine Sacro, con la forza dello Spirito e in obbedienza alla sua voce. Vale anche per noi quanto leggiamo in Lc 4,18: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”, come pure i molteplici inviti di Gesù all’ascolto, richiamati negli inviti/ammonimenti alle sette Chiese, che leggiamo nei capitoli 2-3 dell’Apocalisse: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. 

3. Partiamo dalle comunità: la scelta territoriale

Gesù è passato tra la gente della sua Galilea, con qualche uscita nei territori circostanti e alcuni viaggi-pellegrinaggio a Gerusalemme. Potremmo prenderlo come un esempio a vivere ordinariamente la vita di fede a km zero, nel proprio territorio, nella propria comunità locale! Ciò si traduce nell’incontrare le persone che ci vivono accanto, che si impegnano nello stesso territorio, nella stessa realtà sociale, nel condividere con esse gioie e dolori, fatiche e speranze umane, e possibilmente anche la fede e l’educazione dei propri figli, la solidarietà con i propri poveri e malati, la compagnia con i propri anziani, l’impegno per lottare contro il male, l’egoismo, le ingiustizie, le sopraffazioni e gli inganni verso i più deboli e fragili. Nel valutare insieme ciò che fa crescere ogni persona nella comunità, ciò che la rende più povera e schiava. Nel confrontarsi insieme sul bene di tutti, anche nella varietà delle opinioni.

4. La dinamica del Regno e i suoi destinatari nell’annuncio di Gesù in Mt 13

Nelle sette parabole del Regno Gesù ha svelato il ‘mistero’ del Regno, cioè la nascosta ma reale azione di Dio, della sua Parola e della sua Presenza nel cuore degli uomini e nel mondo. L’azione di Dio si immerge nella vita e nelle azioni degli uomini, dei popoli, nella storia e tradizione di ogni popolo, senza esservi da esse imbrigliata. La forza e la luce dello Spirito dovranno trovare in noi la disponibilità di inventare nuove modalità per liberare la forza del vangelo e di esservi fedeli, senza che la tradizione diventi chiusura e ristagno e senza che l’innovazione diventi torrente impetuoso dalle acque distruttive. Tradizione e novità sono le vie attraverso le quali si coniugano fedeltà a Dio e al suo dono e incarnazione di quella salvezza nella varietà e diversità dei tempi, dei popoli e dei loro linguaggi, alla guida dello Spirito che continua a parlare e guidare la sua Chiesa.

Per questo abbiamo sottolineato che il capitolo 13 di Matteo si chiude con l’icona “del padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (cf Mt 13,52). Questa immagine ci aiuterà programmaticamente nel nostro lavoro dei prossimi tre anni di attento discernimento e valorizzazione della ricchezza di quanto di buono già c’è nella vita e tradizione delle nostre comunità, ma con la coraggiosa, illuminata e attiva disponibilità a cercare vie che offrano e liberino oggi la forza del vangelo a questo nostro tempo, perché esso possa parlare agli uomini di oggi, suscitare in loro disponibilità, accoglienza e passione per il dono della fede e portare i suoi frutti anche in questo nostro tempo.

5. Valorizzazione di tutti, la fatica della visita pastorale

Le sette parabole parlano dei protagonisti, dei mediatori, dei destinatari e degli oppositori del Regno. Tutti e quattro sono  in azione. Protagonista è la forza e il dono di Dio espressi da Gesù con varie immagini: il seme di grano o di senape che ha in sé la forza di germogliare, crescere e portare frutto, il lievito che ha in sé la forza di far fermentare, cioè di coinvolgere nella sua azione una massa molto più grande di farina, il tesoro nascosto con tutto il suo valore, la perla preziosa presente in mezzo all’attività umana, la rete da pesca che deve essere calata in mare per potere svolgere il suo servizio. Ma è in azione anche chi si oppone all’azione del Regno, quel “nemico” che ha seminato e continua a seminare la zizzania, che all’inizio del suo crescere si confonde con il buon grano stesso e che solo nel suo sviluppo o maturazione diventa chiaramente riconoscibile. Ci sono pure i pesci ‘cattivi’ che entrano nella ‘rete del Regno’. Questa convivenza di zizzania e di pesci cattivi esige continuo discernimento, anche se il giudizio ultimo su di essi spetta al ‘padrone del campo’ e agli ‘angeli’, cioè a Dio. 

6. Lavoro di tutti: di discernimento e di nuova azione per un progetto pastorale. 

Perché una persona o una comunità possa ‘diventare attiva’ nell’azione pastorale è necessaria una presa di coscienza del suo coinvolgimento e responsabilità nella vita della comunità cui appartiene, riconoscendo che ciascuno ha il suo dono.

Quindi nessuno – sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, donne e uomini – deve cedere alla tentazione del disimpegno pensando che il lavoro tocchi agli altri o dello scoraggiamento per cui, di fronte alle difficoltà si conclude di tirare avanti come sempre, anziché aprirsi ad accogliere la realtà dinamica del Regno, realtà viva da donare e nella quale coinvolgersi con l’uomo d’oggi, che vive situazioni nuove e che parla linguaggi nuovi. Va evitata pure la tentazione del ‘fare da sé’, dell’arbitrio personale, del non camminare insieme, del copiare altrove senza camminare con la propria Chiesa locale, dell’improvvisazione e dell’isolamento.

Ecco dunque la proposta di un progetto pastorale che parta dal basso: dalla parrocchia, dall’unità pastorale, dal vicariato per arrivare alla diocesi, accettando poi alla fine un cammino comune nato dall’apporto di tutti. Certo che questo lavoro diverrà produttivo se si conta sul lavoro e la fatica di molti, meglio sarebbe di tutti. Nessuno si tiri indietro, impoverendo la nostra Chiesa del suo ‘talento’.

7. Ambiti privilegiati di discernimento e di scelte.

– La solidarietà, per superare nelle nostre comunità l’individualismo e l’indifferenza per la sofferenza altrui, le povertà, le molteplici forme di solitudine che si vivono anche nel nostro territorio.

– L’impegno per l’educazione alla fede, in un tempo e in una cultura segnati da pluralità di atteggiamenti nei confronti del problema religioso: atei, ostili verso i credenti cristiani, e cattolici in specie, credenti e partecipanti, sedicenti credenti ma non frequentanti o solo saltuariamente, diversamente credenti, indifferenti. Questa realtà richiede una solida formazione alla fede che non si fermi al livello elementare, ma accompagni la crescita dell’ “adulto nella fede” capace di motivare la sua fede a fronte del clima di ostilità, di  indifferenza e di diversità, attraverso il confronto serio e il dialogo motivato.

– La preghiera, come esercizio di ascolto della Parola di Dio, come condivisione della fede e dell’invocazione al Padre per i bisogni e le necessità di tutti, come spazio di adorazione e di riflessione personale, come momento di comunione sia familiare che di comunità, e infine come partecipazione e condivisione della grazia sacramentale, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione. 

La Madonna, Vergine Sapiente e Madre del Buon Consiglio, ci accompagni e ci porti al buon compimento dell’opera che con l’aiuto dello Spirito vogliamo incominciare.

+ Adriano Tessarollo

Chioggia, 9 ottobre 2016