Corresponsabilità e formazione

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SGUARDO PASTORALE

Corresponsabilità e formazione

Tema ricorrente nella realtà ecclesiale postconciliare è la corresponsabilità laicale. Se negli ultimi decenni del secolo scorso questo tema rifletteva la rinnovata visione di Chiesa come popolo di Dio, offerta dal Vaticano II, la coscienza della sua dimensione ministeriale e missionaria, la prassi della partecipazione attiva nella liturgia e nella vita della comunità con il sorgere degli organismi pastorali, oggi esso si impone anche per una questione prettamente strutturale, cioè il forte calo numerico dei presbiteri. Con la costituzione delle Unità pastorali si è cercato di riunire le comunità cristiane distribuite sul territorio in modo che continuassero ad avere un presbitero come punto di riferimento, ma nello stesso tempo si è preso coscienza che la corresponsabilità laicale non può essere promossa soltanto per una completezza del soggetto ecclesiale, ma anche per un’esigenza inderogabile di avere degli operatori pastorali. Non si può più fare dell’accademismo, ora bisogna agire. Ma ciò che frena questa apertura ai laici è una preoccupazione, giustificata se vogliamo, ma di cui i pastori stessi sono in qualche modo responsabili: la mancanza di una loro adeguata preparazione. Basti pensare a quanti catechisti, che del resto sono stati i primi a mettersi in gioco personalmente e non solo come collaboratori, di fronte alla sfida di una nuova impostazione di carattere catecumenale si tirano indietro perché non si sentono all’altezza del compito.

Se permangono gli animatori dell’azione liturgica, in particolare nel settore del canto, stentano a decollare ministeri come il primo annuncio della fede, l’accompagnamento dei giovani al matrimonio e delle famiglie alla comprensione e alla celebrazione dei sacramenti dei figli. Sul fronte della carità si nota maggiore coinvolgimento e creatività laicale, ma il più delle volte vissuti senza l’importante aggancio con la comunità di fede a cui si appartiene, così da esprimerne il volto e la missione. È una questione di formazione. Essa non è più rinviabile. Riguarda anche i presbiteri che a volte si impongono con autorità invece che cercare insieme, che tendono a rimproverare gli errori piuttosto che offrire gli strumenti necessari e un adeguato accompagnamento, che, frenati dalle proprie insicurezze o presunte certezze, si appellano alla norma e ne fanno un fardello pesante più per gli altri che per se stessi. Riguarda i fedeli laici che si sono fermati all’informazione catechistica e non hanno più alimentato la propria fede alla luce della Parola e dello sviluppo che ha avuto il magistero stesso della Chiesa, che sono ancorati alle tradizioni nel loro aspetto esteriore e difficilmente accolgono la proposta di una riflessione più profonda sui contenuti e sul cambiamento delle modalità espressive, che criticano e a volte aggrediscono in atteggiamento di pretesa chiusa ed egoistica. Da dove cominciare? O, meglio, quali processi avviare o continuare, tra quelli sorti in questi anni pur fecondi di risorse spirituali e pastorali? Uno è senz’altro la Scuola di formazione teologica, accessibile a tutti, ma capace di offrire delle solide conoscenze di base. Un altro è l’ascolto della Parola che non può limitarsi all’omelia domenicale, ma va offerto in parrocchia almeno settimanalmente, nelle case direttamente o indirettamente con iniziative che vanno da periodici incontri di gruppo all’indicazione fedele di lettura e approfondimento, attraverso il foglietto parrocchiale e la promozione della stampa cattolica. Pensiamo ad esempio a quale valore potrebbe avere far arrivare nelle famiglie il commento alle letture che il nostro vescovo offre settimanalmente da più anni. Un terzo è la programmazione concordata tra parrocchie o nei vicariati di percorsi formativi per catechisti, per animatori liturgici, così come già avviene per gli operatori della carità, per gli animatori dei giovani, come il Pol-live. L’avvio del programma pastorale triennale che ci verrà presentato proprio oggi prevede un tempo proprio per la formazione. Non si può più procrastinare.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scntilla n.37 – 9 ottobre 2016