Una svolta pastorale

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SGUARDO PASTORALE

Una svolta pastorale

Davvero costruttivo l’ultimo incontro del Consiglio pastorale diocesano. Il vescovo, partendo dalla conclusione del capitolo 13 del Vangelo di Matteo, scelta come icona del nuovo anno, ha manifestato il chiaro desiderio di cambiare registro. Non più programmi preconfezionati calati dall’alto, ma appello alle comunità cristiane di base, parrocchie e unità pastorali, a esprimere la saggezza dello scriba che sa trarre dal tesoro della sua esperienza di fede, “cose nuove e cose antiche”, che sa essere cioè creativo nel solco della tradizione. C’è infatti la vita di generazioni che hanno testimoniato, nella gioia e nella sofferenza, la propria fede nel Signore Gesù e la propria fedeltà al Vangelo, così come c’è una generazione di non credenti o diversamente credenti che ha bisogno di risentire l’annuncio cristiano con tutta la forza della pentecoste. Conservare e innovare non si possono porre in contrapposizione, ma l’uno atteggiamento non può stare senza l’altro, pena morire d’asfissia o “battere l’aria”. Le comunità cristiane di base quindi saranno i soggetti invitati a leggere la propria storia e le sfide del momento presente per abbozzare un progetto di Chiesa che si avvalori di carità concreta, si attrezzi dei mezzi necessari per un annuncio accattivante, si alimenti e si esprima nell’incontro con Cristo. Sì, proprio così, dalla carità alla preghiera attraverso l’evangelizzazione: sono questi gli ambiti indicati e l’ordine con cui vengono proposti, in fedeltà all’invito di Gesù “perché vedendo le vostre opere buone rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

La visita pastorale si inserirà proprio qui e non sarà quindi un evento formale previsto dal codice, ma il confronto dinamico con il pastore della diocesi per far discernimento sulle scelte più importanti e opportune. Lo attendono le famiglie e i giovani che si preparano a formarle, lo attendono il cammino dell’iniziazione cristiana e la cura delle fragilità, lo attendono gli stessi presbiteri chiamati a ripensare il proprio servizio ministeriale alla luce delle mutate condizioni del numero e dell’età. I membri del Consiglio hanno sottolineato unanimi la validità del metodo e apprezzato il coraggio di osare un inedito che chiama in causa i laici nella corresponsabilità di progettare e non solo di eseguire. Anche l’obiettivo è stato accolto con entusiasmo: “Un risveglio di fiducia nella forza del regno e non nella nostra bravura personale, nella forza di Dio e non nella ripetitività delle nostre pratiche e tradizioni, nella forza della parola universale del vangelo, più che sulle nostre piccole scelte individuali, ossia in Cristo, nella sua Parola, nella sua Grazia, realtà a cui aderire consapevolmente, liberamente e attivamente, coinvolti e compartecipi dell’azione di Dio come manifestano le sette parabole del regno”. Si tratta di avviare processi e di alimentare quelli già in atto; di mettersi in azione senza paura, accettando anche di sbagliare e con la voglia di correggersi; di riconoscersi in ciò che ci sta a cuore e confrontarsi sugli obiettivi da raggiungere; di non cedere mai alla tentazione di “tirare i remi in barca” perché il regno, che è più grande della Chiesa stessa, è del Signore e noi siamo chiamati ad esserne servi fedeli.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.36 – 02 ottobre 2016