Camminare sulle strade

Facebooktwitterpinterestmail

SGUARDO PASTORALE

Camminare sulle strade

“La Chiesa è chiamata a camminare con Gesù sulle strade del mondo, per incontrare l’umanità di oggi”. Si tratta di una delle tante espressioni con cui Papa Francesco intende provocare un rinnovamento al nostro modo di far pastorale.

Il soggetto è la Chiesa. Alla comunità dei credenti, quindi, e non al singolo cristiano Cristo ha affidato la missione di “andare”, “annunciare”, “testimoniare”. La pastorale non sopporta battitori liberi e non si affida ad azioni individualiste, ma predilige la coralità ed ha come compito primario la ricerca della comunione. È proprio questa infatti la prima garanzia di autenticità e il primo frutto. Va costruita con pazienza e riconosciuta nelle istituzioni della parrocchia e della diocesi, che non hanno solo un valore organizzativo e geografico ma anche emblematico e simbolico: educano alla corresponsabilità e alla condivisione, rimandano al mistero trinitario verso la cui pienezza siamo orientati. Da qui il costante riferimento al Vescovo, e al parroco sinceramente unito a lui, l’ascolto delle linee programmatiche individuate insieme con il consiglio pastorale e presbiterale, la convergenza delle scelte e dei percorsi.

La Chiesa è chiamata. Emerge chiaro il concetto di vocazione che spazza via ogni nube di presunzione e di arroganza, e fa della comunità cristiana la depositaria di un compito che le è stato dato, e dell’azione pastorale una risposta prima che di un progetto. Diventa fondamentale l’ascolto e la disponibilità. Come per ogni vocazione è regola mettere insieme Betania e Cenacolo, lo stare ai piedi di Gesù e il lasciarsi scaldare il cuore dal suo Spirito. Domandarsi cosa vuole oggi il Signore dalla sua Chiesa e osare senza timore l’inedito risponde alla convinzione che Egli è con noi. Da qui il primato della preghiera e della Scrittura, l’atteggiamento umile e coraggioso di chi si sente servo e non padrone, parte di una cordata la cui cima è fortemente ancorata nei disegni di Dio.

A camminare. Non è permessa la sedentarietà di chi si accontenta, di chi pensa solo per sé e per il proprio gruppo di appartenenza, di chi lega l’esperienza della fede a un luogo chiuso e a delle tradizioni ingessate. La pastorale è movimento, curiosità, dinamicità, rischio, fatica, proprio come un’impresa che non dipende da noi ma che è affidata totalmente a noi. Da qui la disponibilità ad aprirsi, a confrontarsi, a rinnovare le forme perché la sostanza brilli in tutta la sua bellezza e non resti offuscata dalla patina dell’indolenza.

Con Gesù. Gesù è il Cristo storico, che ha impattato nella logica dell’incarnazione le vicende della Palestina di duemila anni fa, restandone profondamente ferito nella logica del dono totale di sé, per portare l’umanità alla vittoria sul peccato e sulla morte nell’esperienza e nella logica della risurrezione. Camminare con Gesù significa allora interiorizzare queste logiche evangeliche dell’incarnazione e del dono, per testimoniare la forza che viene dalla risurrezione.

Dove? Sulle strade del mondo, dove c’è un’umanità che attende di essere compresa, accolta e rilanciata. Sulle strade del mondo dove è facile trovare gente ferita, delusa e stanca. Sulle strade del mondo dove una goccia d’acqua generosamente offerta al più piccolo vale più del vino doc di una ritualità nostalgica e lontana.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.35 – 25 settembre 2016