Esempio di fede e di bontà

suor-ermanna
Facebooktwitterpinterestmail

ROSOLINA

Ricordo personale di suor Ermanna Flora Cavinato, a due mesi dalla scomparsa

Esempio di fede e di bontà

Ricordo molto bene di aver conosciuto suor Ermanna durante i festeggiamenti del 50° anniversario della scuola materna S. Antonio in Rosolina. Per l’occasione, erano state invitate tutte le suore della Congregazione Serve di M. Addolorata (che qui hanno svolto il loro servizio), ad assistere alla commedia teatrale “W la casa delle grandi sorelle, 50 anni di nominations” la quale rievocava, in forma ironica, l’arrivo delle suore a Rosolina nel lontano Natale 1950. Poichè partecipavo anch’io a questa commedia nelle vesti dell’allora parroco don M. Busetto, prima di andare in scena desideravo avere alcuni chiarimenti da una testimone diretta dell’epoca; per l’appunto una suora. L’occasione si presentò la sera di sabato 17 febbraio 2001 quando, mentre mi accingevo ad entrare nell’atrio dell’asilo, scorsi nel salottino attiguo – tra le suore – una in particolare un po’ alta di statura rispetto alle altre presenti, con occhiali scuri e dal volto serio, non con il broncio. Qualcuno mi sussurrò: “Quella è suor Ermanna”. Allora mi avvicinai e presentandomi dissi di aver sentito molto parlar di lei, soprattutto da tante donne del paese a cui, al sol nominarla, lacrimavano gli occhi. Mi rispose con un timido sorriso: “Mi fa tanto piacere ma, per carità, non voglio essere portata all’altare. Ho cercato solo di svolgere al meglio il mio servizio religioso”. Purtroppo, il nostro colloquio durò solamente qualche minuto, ma devo dire sinceramente che avrei desiderato incontrarla ancora.

Quando da Roma fu trasferita a Borgo Madonna, nel 2007, andai a trovarla perché volevo approfondire come fu svolto il suo servizio a Rosolina, in quanto stavo preparando il mio libro sugli oratori e chiese di Rosolina; chiacchierammo così per qualche ora. Ebbi modo di rivederla qualche anno dopo e l’ultima volta nel gennaio 2012 per farle conoscere la mia primogenita Aurora.

Continuavo a chiedermi perché al nominarla le donne – e non solo – esaltavano suor Ermanna. Cosa le affascinava? Lo capii pian piano nelle sue memorie orali e scritte che hanno attraversato la sua vita e che amava ripetermi instancabilmente: “Non mi sono mai permessa di sgridare un bambino, qualsiasi malanno combinasse. Facevo loro capire come rimediare. La radice di tutto ciò sta nell’amore che ho ereditato dalla mia famiglia: Volersi sempre bene e perdonare sempre”. Ecco quindi il nonno paterno carismatico, il padre di gran fede religiosa, di tradizione cattolica, equilibrato, generoso e soprattutto educatore saggio e cristiano dei figli; una madre saggia e timorata di Dio di cui suor Ermanna era la confidente. Inoltre, essendo la sorella maggiore, suor Ermanna accudiva con cura i suoi fratelli. Quindi, questo suo tratto nobile, dal fare raffinato, silenzioso e generoso (come qualcuno recentemente ha scritto) – anche da me confermato – è stato motivo di contagio per gli altri.

Molte sono state le sue sofferenze fisiche e morali, a volte non comprese da chi di dovere, ma sempre accettate con umiltà e silenzio. Ne ricordo una in particolare, quando fu incredibilmente coinvolta nel mirino della nota banda killer Ludwig, costringendo così le forze dell’ordine a metterla sotto scorta giorno e notte per più di due mesi nel 1983.

Un ultimo ricordo che voglio lasciare di suor Ermanna è l’aver aperto l’asilo a Rosolina con due consorelle; fu anche testimone diretta dei tragici episodi che hanno segnato il paese, quali la disastrosa alluvione del novembre 1951 e la rovinosa mareggiata del dicembre 1952. Nello stesso anno operò nella colonia estiva a Boccavecchia (da non confondere con la S. Giorgio) e presenziò con i bambini dell’asilo all’inaugurazione del villaggio Norge nel settembre 1953. Ritornò ancora nel 1957 per qualche mese di servizio e nel 2007 per la cerimonia d’addio delle suore dalla scuola materna.

Grazie, suor Ermanna, per il suo esempio di fede e soprattutto di bontà.

R. Pietropoli

Da Nuova Scintilla n.34 – 18 settembre 2016