Si può vivere così!

Spagnoli-Silvia
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VERSO LA FESTA DELL’ASSUNTA

La profonda e arricchente testimonianza di Silvia Spagnoli in Cattedrale

Si può vivere così!

Si può vivere con un marito malato e immobile per sei anni e due bambini piccolissimi? La vita è tutta presa e tirata, la fatica monta e ti schiaccia. Eppure la persona che racconta la vicenda di un matrimonio durato poco più di dieci anni e attraversato dal dramma della ‘Sla’, non appare affranta; dal suo volto traspaiono serenità e pace e una speranza certa. Racconta in modo immediato e sereno del suo rapporto con lo sposo, intenso e vivo anche quando avveniva attraverso il battito di un ciglio per dire sì o no o soltanto per via di intuizione. Il sacramento del Matrimonio è fiorito e cresciuto ‘nella salute e nella malattia’. Di pari passo, con i figli sono progredite paternità e maternità. “La testimonianza di Silvia è stata molto arricchente, profonda, mai commemorativa”, dice un amico che la conosce dai banchi di scuola. Silvia racconta i tormentati passaggi, gli impegni, i ‘traslochi’ all’ospedale e all’abitazione, in vacanza ogni anno e a Roma da papa Francesco. I particolari che nella vita quotidiana appaiono normali e insignificanti, descritti da lei rivelano un valore e un impegno sorprendenti. Guardandola e ascoltandola, non vedi una ‘donna sola’, nemmeno ora che Ugo, il marito, è arrivato di fronte al Signore.

Hai la percezione di una presenza. Silvia è presente con la voce vibrante e il racconto dei fatti; è presente con i suoi bimbetti che a un certo punto – stufi di gironzolare tra le persone che occupano tutte le panche della chiesa – si avvicinano alla mamma che parla al microfono. È presente con la vita vissuta e ci fa percepire che il marito la sta ancora accompagnando con una modalità diversa da prima. Soprattutto un’altra presenza traspare. È Gesù, che li ha amati e li ama in questa situazione, li ha accompagnati e li accompagna a un amore più grande e vero; è stato con loro attraverso la travolgente compagnia degli amici che hanno invaso la loro casa per provvedere a Ugo, per accompagnare a scuola o ai giochi i bambini, per preparare la cena e per mille altre faccende. ‘Si sta di fronte alle cose che accadono e si risponde a quello che c’è’, dice Silvia: “Noi da soli non ce la facciamo. Dobbiamo accettare di farci aiutare”. “Ho dovuto accettare che la casa non fosse più mia. Per esempio, le pentole non avevano mai un posto fisso, ognuno le usava e le riponeva dove gli sembrava più ovvio. Tutti questi particolari mi costringevano a domandare e a riconoscere che nulla è tuo, nulla è in mano tua.”.

La vicenda non ha per niente i tratti della fatalità o quelli della ‘disgrazia’, ma rispecchia la normalità delle cose, quando ci si lascia accompagnare da una Presenza più grande.

Silvia ricorda che dopo la nascita del secondo bambino lei è uscita dall’ospedale accompagnando la carrozzella del marito che teneva la neonata posata sul petto. Una vicenda di una ‘fatica inimmaginabile’, dice. Ma il dono è stato quello di amare e di scoprirsi amati ogni giorno, vivendo avvenimenti che non ci sono ‘contro’ ma – qualsiasi essi siano – mostrano che Dio è il Padre che ci accompagna.

La testimonianza di Silvia Spagnoli ha rialzato lo sguardo verso la Madonna Assunta, compimento della nostra esistenza. Ci apprestiamo a festeggiarla come patrona della Cattedrale nella ricorrenza annuale del 15 agosto, con la presenza del vescovo Adriano.

(a. b.)

(da “Nuova Scintilla”, n. 31 del 7 agosto 2016)