L’umile “prete dei fioi”

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Chiesa dei Filippini. Il ricordo di padre Raimondo Calcagno

La celebrazione di don Massimo nel 52° anniversario dalla morte

L’umile “prete dei fioi”

Lunedì 18 luglio 2016 è ricorso il 52° anniversario della pia morte del nostro amato Padre Raimondo Calcagno, prete santo dell’Oratorio di Chioggia. Da quella data vive in Dio. Padre Raimondo se n’è andato. In punta di piedi. Era una mattina di un torrido luglio. Silenzioso e discreto, come era sempre stato, all’alba del sabato seguente al Carmine, nella città ancora pigramente assonnata.

Nella cara ricorrenza della sua nascita al cielo don Massimo Ballarin ha celebrato l’Eucaristia nella chiesa dei Filippini per l’amicizia fraterna sempre dimostrata col “prete dei fioi” (Padre Raimondo), il grazie sincero per la vocazione sacerdotale sbocciata fra le mura del Neri, la squisita sensibilità nata con la frequenza oratoriana.

Significativi ci sono sembrati alcuni passi dell’omelia di don Massimo, che tanto volentieri in gran parte riportiamo.

“Carissimo Padre Raimondo, l’incontro con Gesù in tenera età ti ha cambiato la vita, perché è un dono che non si può trattenere. Quante volte hai radunato i ragazzi, i giovani per riflettere sulla Parola di Dio, per ascoltare le tue “favole belle” (vere lezioni di catechismo) che attiravano la gente perché la Parola potesse fruttificare nei loro cuori. Sei stato e continui ad essere un buon pastore, che ha l’odore delle pecore, come direbbe papa Francesco, che guida il suo gregge su pascoli ubertosi, caricandoti sulle spalle quelle più fragili e bisognose di cure. Grazie, Padre Raimondo! Mentre ti diciamo grazie siamo qui, questa sera, per ricevere il seme di quella sapienza che viene da Dio e che soltanto i piccoli, i semplici, le persone e i preti umili come te possono capire e hanno capito. (…)

Hai seminato e continui a seminare la giustizia, l’amore, la pietà.

Non possiamo dimenticare il tuo modo semplice e delicato di accogliere le persone in cortile, in confessionale, come pure il tuo sorriso, espressione di un uomo in pace con Dio, nell’intimità con l’Eucaristia, il pane eucaristico che ti ha reso “buono” come il pane.

Caro Padre Raimondo, siamo qui con la voglia, ma anche con la titubanza di dirti grazie: siamo il tuo raccolto, il campo che hai coltivato.

Ti chiediamo perdono per non aver colto l’occasione del tuo passaggio, di aver perso l’opportunità di accogliere il seme abbondante della Parola di Dio gettato da te negli anni della stagione terrena e che continui oggi a seminare nelle nostre famiglie.

Padre Raimondo Calcagno non hai faticato invano: hai seminato bene; sei venerabile perché siamo noi i frutti delle tue fatiche, delle tue lacrime, delle tue sofferenze, siamo noi il frutto della tua santità, del tuo essere chicco di frumento che ha accettato di sparire, marcire, morire per produrre il frutto della tua santità. Uomo di provetta santità, Padre Calcagno battevi la strada propria delle anime semplici. Una strada che sbocciava sempre inevitabilmente nell’orazione, per te ormai naturalissima, “uomo di preghiera” com’eri: prostrato in continua adorazione davanti al Santissimo Sacramento.

La lezione della Croce dava vigore alla tua voce: serenità portava dove regnava la violenza o s’era persa l’innocenza.

Come vorremmo che il nostro grazie non fosse una parola vuota: da qualche parte vedrai che spunterà qualche frutto.

 In questo momento tante cose ci vengono alla memoria, tanti piccoli episodi che abbiamo testimoniato e sono stati scritti come documenti autorevoli perché la Chiesa riconosca in te un modello di santità, un modello vivente di Cristo Buon Pastore nella nostra città.

 “Grazie, Padre Raimondo!”.

(nella foto: don Massimo mentre predica nella celebrazione del 18 luglio scorso)

Renzo Chiozzotto