Ritorno dal camposcuola

col-de-varda-MISURINA
Facebooktwitterpinterestmail

I GIORNI

Ritorno dal camposcuola

Smaltita la fatica dei giorni trascorsi con i ragazzi, cosa si va a sedimentare nel fondo della coscienza? Il respiro dei monti, dal profilo familiare come quello degli amici. La dedizione delle persone più grandi, irrefrenabile e provvidenziale. I volti dei ragazzi. Quello accigliato di M., quello limpido di J., quello lievemente beffardo di N.; l’occhio nero del piccolo M., colpito dall’improvvida gomitata dell’amico; il pancione sovradimensionato dell’altro M., il cipiglio strafottente di F., l’unico fuori-classe, quello sfuggente di M. con tutti dieci in pagella, quello ardito di V. e quello più morbido di V., o di L. che cerca la matita per disegnare, quello invincibilmente curioso di M., quello simpaticamente invadente di S. Ragazzi svolazzanti come bandierine, da mane a sera e un po’ anche di notte. Quale strada abbiamo percorso, quale proposta è fiorita? Guardare, scoprire, aprire. La scoperta dei monti e la fatica di percorrere i sentieri. La presenza degli altri, amici o compagni di squadra, competitori e concorrenti; canti e giochi nuovi o risaputi. È duro schiodare i ragazzi dalla totale autoreferenzialità e aprirli al rapporto con altro, con altri: l’altro è un bene per me! Fino a trovare l’Altro, l’Amico grande grande, cantato e suonato, insieme con “Laudato sì”, “Pim Pam”, “Non si va in cielo”, e tutta la trafila delle novità. Pieni di sorpresa di fronte alla sceneggiata presentata dai grandi: la S. Caterina e il re suo padre, e gli angeli del cielo. Giorni di lotta a percorrere vie nuove, senza rimanere ripiegati nell’angolo, spalancando mente e cuore e gambe: ‘Viva la companì’ che intervalla la fatica e il silenzio in ogni salita.

Le cose più belle? Il lago di Misurina e la ‘ascensione’ al Col de Varda (nella foto), discretamente impegnativa, la Messa sul prato lassù, la trafila delle arrampicate su ogni scarpata, con discesa a scivolone sulle braghe verdi d’erba. Il lago di Auronzo, a guardare le gare di canoe e ripetere le grida lanciate dai fans che seguono in bicicletta i campioni in competizione. I giochi sullo spiazzo e le esplorazioni nel boschetto circostante. L’avventura de “Il Piccolo Principe” emerge nel dialogo con la rosa e con la volpe da addomesticare. Anche i ragazzi cedono all’amicizia e all’addomesticamento.

Scendendo dal pullman al ritorno, N. si presenta sorridente come ‘Il signor No’, con l’appellativo che ormai lo qualificava. Un altro scoppia a piangere di commozione all’incontro con i genitori, altri ringraziano clamorosamente. Cosa hanno visto e udito e sperimentato i ragazzi nei giorni della montagna? Cosa custodiscono nel cuore al di là delle partitelle improvvisate o dei giochi a nascondino; oltre le pretese e le delusioni; attraverso incontri e scoperte?                              

 don Angelo