Il discepolo sta in ascolto

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PAROLA DI DIO – 16ª domenica del tempo ordinario

LETTURE: Gen 18,1-10a; Dal Salmo 14; Col 1,24-28; Lc 10,38-42

Il discepolo sta in ascolto

Gen 18,1-10a. “Andrò a prendere un boccone di pane…”.

La vita di Abramo è sotto il segno della fede come attesa del compimento della promessa del Signore nei suoi riguardi. Gli era stata annunciata una discendenza numerosa in Gen 12,2; tale promessa è rinnovata in Gen 15,4-5. Ma il tempo passa, la promessa tarda e allora Abramo e Sara pensano ad una soluzione ‘umana’: avere un figlio attraverso la schiava Agar (Gen 16). Ancora la promessa rinnovata in 17,1-8 senza che diventi realtà. Che fare? Cedere all’incredulità e alla delusione o persistere in una fede forte, certi che Dio mantiene le promesse? Questo secondo atteggiamento è la fede di Abramo, alimentata alla promessa di Dio e alla sua parola. Ecco finalmente il compimento dell’attesa. Un ‘signore sconosciuto’, accompagnato da altri due, passano davanti alla tenda di Abramo nell’ora più calda del giorno. Abramo, vedendoli, previene la loro richiesta invitandoli a fermarsi a prendere cibo e bevanda per poi riprendere il cammino: “è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo”. Abramo e Sara servono gli ospiti con sollecitudine e gratuità. Improvvisamente, a servizio terminato, il ‘signore’ accompagnato dai due prende la parola e annuncia: “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”. Per il narratore è ben chiaro che si tratta del passaggio del Signore, cosa non subito evidente per Abramo. L’autore della lettera agli Ebrei, alludendo a questo brano, afferma che col praticare l’ospitalità anche agli stranieri, Abramo ha accolto Dio stesso: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”.

Dal Salmo 14.  “Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda”.

Quali le condizioni per “Abitare nella tenda del Signore”, cioè essere ammessi alla sua amicizia e familiarità? La tenda dice riferimento sia al santuario terreno come luogo del culto sia a quello celeste, condizione finale di comunione con Dio. Le condizioni idonee per partecipare al culto sulla terra sono le stesse che ci aprono le porte del santuario celeste. Esse costituiscono la ‘via’ insegnataci dal Signore, lungo la quale camminare per giungere al Santuario celeste: praticare la giustizia, essere compassionevoli e sinceri col prossimo, essere fedeli alla parola data, aiutare il prossimo in difficoltà, non fare del male a nessuno, rifiutare ogni compromesso con chi opera il male… . “Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre”. La solidità e la stabilità dell’uomo gli deriva dall’adesione a Dio e alla sua volontà, che richiede inscindibilmente l’amore a Dio e all’uomo. Queste le condizioni della nostra comunione con Dio che rendono accetto il culto e aprono le porte del paradiso.

Col 1,24-28. “…sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi”.

L’opera di Cristo è opera di riconciliazione di tutta l’umanità. Questo è il vangelo di cui Paolo è diventato ministro-servo: tutti gli uomini sono stati riconciliati per mezzo della morte di Cristo. Ora però Paolo si trova in catene: come può egli continuare ad essere ministro del vangelo? Se Cristo ha riconciliato l’umanità con la sua passione e morte, anche Paolo, ora in catene a causa del vangelo, sta dando compimento nella sua carne ai patimenti di Cristo. Attraverso quei ‘patimenti’ vissuti in solidarietà con Cristo “a favore  del suo corpo che è la Chiesa” Paolo partecipa all’opera di Cristo. Non che egli aggiunga qualcosa al perdono offerto totalmente agli uomini per mezzo della morte di Cristo, ma vivendo la sua vita totalmente unito a Cristo la vive a favore della comunità credente, della quale si sente servo, per la missione a cui Dio lo ha destinato. Nelle comunità che hanno aderito alla fede, Paolo si adopera perché si realizzi la parola del Signore, rivelatrice del suo progetto di comunione e di riconciliazione tra tutti gli uomini in Cristo: “Cristo in voi”, il fatto cioè che Cristo si è donato per tutti e abita in tutti è il fondamento della comunione tra tutti.

Lc 10,38-42. “Marta lo accolse… Maria, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola”.

Tra la parabola del buon Samaritano ascoltata domenica scorsa e gli insegnamenti sulla preghiera che ascolteremo domenica prossima troviamo il brano di Marta e Maria. Le due donne sono simbolo l’una dell’amore che si fa accoglienza di Gesù nel fratello e l’altra dell’amore a Dio che si esprime nella preghiera e che si nutre dell’ascolto di Gesù nella sua parola. Carità e ascolto della Parola sono elementi essenziali nella vita del discepolo e della chiesa. E’ Gesù e la sua Parola che comandano di vivere il servizio e danno la forza per viverlo. Leggiamo negli Atti degli Apostoli un momento di tensione nella vita della giovane comunità cristiana pressata dalla necessaria cura della Parola da annunciare, della preghiera da animare e dalla necessaria diaconia della carità (At 6,1-7). La soluzione fu di garantire entrambi gli elementi essenziali alla Chiesa. Finché sono compresenti la diaconia  della carità (Marta che serve) e l’ascolto della parola (Maria seduta ai piedi di Gesù) tutto è tranquillo. Nel brano del vangelo la tensione si manifesta quando Marta, “tutta presa dai molti servizi”, pretende che Gesù intervenga perché Maria sospenda l’ascolto per dedicarsi anche lei ai molti servizi. Allora Gesù interviene facendo notare a Marta che la sua diaconia sta diventando affanno e agitazione “per molte cose” se essa esclude la possibilità dell’ascolto della Parola del Maestro, elemento essenziale per ogni discepolo. Non vi può essere vero discepolato senza l’ascolto stesso di Gesù, senza il quale le molte cose da fare si trasformano da diaconia della carità in affanno e agitazione. Il riferimento alla Parola e la pratica della carità sono elementi che nella Chiesa di Gesù non possono mancare. Dalla Parola scaturisce la comunione col Maestro, il giusto senso della carità e la stessa forza per praticarla.

 + Adriano Tessarollo

 

Da Nuova Scintilla n.28 – 17 luglio 2016