Situazioni complesse

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SGUARDO PASTORALE

Situazioni complesse

La complessità è data dall’accentuata mobilità delle persone e, di conseguenza, dalla multiculturalità della società odierna. La celebrazione del sacramento del matrimonio pertanto può essere richiesta da due cristiani ma di confessione diversa. Si chiama matrimonio misto. Il papa invita ad una cordiale collaborazione tra i due ministri, soprattutto in vista di una preparazione adeguata all’impegnativa scelta di vita, e a considerare la possibilità di condividere l’Eucaristia. Quando si presenta invece il caso della disparità di culto, cioè di persone che seguono religioni diverse, nasce l’opportunità di un costruttivo dialogo interreligioso. Vanno considerate tuttavia alcune problematiche legate sia all’identità cristiana della nuova famiglia sia all’educazione cristiana dei figli. È necessaria una “pastorale differenziata secondo i diversi contesti sociali e culturali” intesa al raggiungimento del vero bene delle persone.

Anche nel caso di unione tra un battezzato e un non credente si pone il problema di salvaguardare la fede del coniuge e il suo diritto a educare cristianamente i propri figli.

A volte i coniugi arrivano a chiedere il battesimo per sé in seguito ad un cammino di conversione trovandosi in una situazione matrimoniale complessa. “La Chiesa – scrive il papa – conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni”. A partire da questo principio va impostata anche l’attesa risposta alla “situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, esperienza non facile né per i genitori né per i figli”. Verrà ribadito “che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza.

Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”. Circa, poi, i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone dello stesso sesso, “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia; ed è inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso”.

La parola al riguardo è definitiva e intende stabilire chiaramente il confine tra la rivendicazione dei diritti civili e la pretesa di equiparare tout court al matrimonio qualsiasi tipo di unione. Anche le famiglie monoparentali sono oggetto di attenzione per la particolare responsabilità educativa che sono chiamate ad esercitare. “Qualunque sia la causa, il genitore che abita con il bambino deve trovare sostegno e conforto presso le altre famiglie che formano la comunità cristiana, così come presso gli organismi pastorali parrocchiali”, anche perché la maggior parte delle volte queste famiglie sono “afflitte dalla gravità dei problemi economici”. “A volte la vita familiare si vede interpellata dalla morte di una persona cara. Non possiamo tralasciare di offrire la luce della fede per accompagnare le famiglie che soffrono in questi momenti.

Abbandonare una famiglia quando una morte la ferisce sarebbe una mancanza di misericordia, perdere un’opportunità pastorale, e questo atteggiamento può chiuderci le porte per qualsiasi altra azione evangelizzatrice”. Su questo cenno all’esperienza della morte, cui dobbiamo tutti prepararci crescendo sempre più nell’amore tra noi, si chiude questo capitolo ricco di spunti pastorali.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.26 – 3 luglio 2016