Il pellegrinaggio della Misericordia

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I GIORNI

Il pellegrinaggio della Misericordia

Il panneggio della Madonna della Pietà di Michelangelo vibra di giovanile vitalità. Lo puntiamo con sguardi tesi, subito dopo aver varcato la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Come ha fatto Michelangelo a tessere dal marmo la morbida stoffa del vestito di Maria e ad accarezzare con dolcezza il suo volto, e il corpo del Figlio abbandonato sul suo grembo? Domandiamo che la pietra del nostro cuore sia modellata dalla misericordia del Padre, fino ad accogliere nelle nostre braccia e nel cuore Gesù, come Maria. Fino a mendicare Gesù Salvatore, come il cieco di cui parla il Vangelo che papa Francesco fa leggere stamattina all’udienza di piazza San Pietro. Dice che il cieco, da emarginato viene posto da Gesù al centro della scena; da mendicante diventa discepolo. Il Signore ci libera dalle incrostazioni dell’orgoglio e dell’egoismo e fa di noi la sua comunità e il suo popolo radunato, come accade nel clamore della grande piazza e poi nella compostezza dell’assemblea eucaristica in comunione con il Vescovo Adriano e i venti sacerdoti accanto alla cattedra di S. Pietro. Noi siamo questa unità che ci fa appartenere – dice San Cipriano nell’Ufficio di lettura di questi giorni: “Il sacrifico più grande da offrire a Dio è la nostra pace e la fraterna concordia e il popolo radunato dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”! L’identità di ciascuna persona e dell’intera comunità viene dichiarata dalla nostra vocazione e dalla nostra appartenenza. Siamo convocati nella barca dove troneggia l’apostolo Pietro, al quale accarezziamo ancora una volta il piede nella statua di bronzo che introduce all’immenso baldacchino del Bernini.

Che cosa siamo venuti a fare a Roma? Nel pellegrinaggio del Giubileo della Misericordia siamo venuti a ricevere l’abbraccio di Dio attraverso la tenerezza di papa Francesco. Il papa si piega a salutare da ogni lato le persone e alla fine – ma non finisce mai! – dopo il discorso sul cieco interamente guarito da Gesù, si avvicina a ciascun malato; ai novelli sacerdoti della diocesi di Brescia, consacrati da pochi giorni, chiede la benedizione e bacia le mani. Struggente! Siamo commossi a vederlo salutare il nostro vescovo che gli si presenta davanti con disinvoltura.

Qualcuno degli amici pellegrini racconta di essersi confessato in San Pietro e di aver sperimentato una commossa accoglienza. Appartenenza e accoglienza: non saranno questi i frutti della misericordia? Nessun figlio dimenticato nella Chiesa di Dio, nessun figlio disprezzato o svalutato: tra i poveri e i peccatori, tra i sacerdoti e i fedeli, tra gli uomini e le donne, tra i diversi carismi e le diverse aggregazioni del popolo di Dio. Tutti come ‘il figlio minore’ che torna a casa, desiderato e atteso dal Padre, e da lui abbracciato nella grazia della misericordia che – alla fine – scioglie anche la presunzione e la durezza di cuore del ‘figlio maggiore’.

don Angelo