Dono e fraternità

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CHIOGGIA. Unità pastorale del Centro storico

Dono e fraternità

Martedì 14 e mercoledì 15 giugno 2016 con il gruppo dell’Unità pastorale di S.Andrea, S.Giacomo, Filippini e S.Domenico, abbiamo partecipato al pellegrinaggio della nostra Diocesi a Roma. Narrare a parole è un’impresa difficile, soprattutto per una straniera come me: si intrecciano emozioni e avvenimenti che arricchiscono la propria esperienza di fede di Chiesa. Cerco di farlo con due parole: dono e fraternità.

Dono. Innanzitutto perché ricevuto gratuitamente, ma più di tutto perché ogni singolo momento e incontro è stato un dono prezioso che ha arricchito la mia fede e la comunione con le persone. E che dire dell’udienza con papa Francesco, successore di Pietro? Mentre ci si incamminava verso san Pietro mi domandavo quante persone del mio paese sognano di poter avere il dono e la grazia di vedere da vicino papa Francesco. Ma chi rappresenta papa Francesco? Perché attira così tanta gente? Non dice cose nuove, non predica un vangelo diverso da quello letto ogni domenica nelle chiese di tutto il mondo, i suoi sono gesti profetici che compiono moltissime persone sconosciute in tante parti del mondo; perché allora fare tutti questi chilometri per incontrare lui? Beh! non ho una risposta precisa, ma il sapere che lui rappresenta Cristo in questa terra e che è come il filo attraverso il quale Dio sta cercando di parlare al nostro cuore è sufficiente. Ci ha parlato nella catechesi del cieco di Gerico, e degli atteggiamenti che possono suscitare in “noi che seguiamo Gesù” persone come lui. Indifferenza, fastidio…La povertà, il bisogno degli altri ci infastidiscono, perché ci chiedono di uscire, per far entrare loro “periferici” al centro dell’attenzione. Ma la parola che mi ha risuonato forte nel cuore è stata questa: “Dio si fa servo dell’uomo peccatore”, di me, Gesù mio servo: che vuoi che faccia per te? Da mendicante a discepola, ecco la mia strada. Bellissimo sentircelo ridire!

Fraternità. Sì, questo pellegrinaggio mi ha fatto esperimentare una fraternità ecclesiale bellissima, vista nelle attenzioni di ogni fratello e sorella nella fede che sono state riservate a noi suore (suor Luz ed io); nello stare attorno al nostro vescovo come guida e padre; nell’esperienza dell’udienza in piazza con fratelli provenienti da tanti posti di Italia e dal mondo; nel pellegrinaggio partito da Castel Sant’Angelo fino alla Porta Santa con il nostro vescovo, fino alla tomba di Pietro; nella Santa Messa, ringraziamento per eccellenza a Dio Padre e di comunione tra di noi fratelli nella fede. Tra il passaggio della Porta Santa e la Santa Messa c’è stata una veloce visita alla Basilica e alle grotte vaticane guidati sempre dal nostro vescovo. Con meraviglia ho costatato che è un pastore che conosce le sue pecorelle! E’ stata una sensazione rassicurante. Se il nostro vescovo ci riconosce così, quanto non ci riconoscerà Gesù? Ma non è così scontato, infatti Gesù ha detto: Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio. Impegno e promessa.

suor M. Ada Nelly Velázquez Escobar