Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito

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PAROLA DI DIO – Letture: At 2, 1-11; Salmo 103; Rm 8, 8-17; Gv 14,15-16.23b-26

Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito

At 2,1-11. “Li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio”.

Pentecoste è la festa del compimento delle promesse. I profeti Ezechiele, Geremia, Gioele… avevano annunciato i tempi nuovi come tempi dello Spirito. Gesù stesso aveva annunciato ai suoi discepoli il dono dello Spirito, Forza dall’Alto, Maestro interiore, Guida alla verità. Ora tutto questo giunge a compimento per tutta la comunità dei credenti nel Risorto, riunita tutta assieme. Come? Dio si manifesta in maniera percettibile all’uomo attraverso i suoi sensi (udire e vedere). Una forza potente investe il luogo dove la comunità è ‘seduta’ nell’atteggiamento di chi è in ascolto e in preghiera. Il vento forte è simbolo di forza e potenza travolgente. Segue poi l’immagine del fuoco, simbolo della presenza di Dio (roveto ardente) come forza che purifica, che illumina, riscalda. Da un solo fuoco si dipartono molte ‘lingue’: uno solo è lo Spirito che è dato a tutti membri della comunità. Il risultato è che tutti furono “colmati di Spirito Santo”. L’effetto è “cominciarono a parlare… nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi…”. Il frutto dello Spirito è quello di annunciare “le grandi opere di Dio” a tutti i popoli. Lo Spirito abilita la Chiesa all’evangelizzazione dei popoli. Come al solito gli avvenimenti di rivelazione divina provocano lo stupore e l’interrogativo. Ma di fronte a quegli eventi ognuno è chiamato a fare le sue scelte. La missione a cui lo Spirito abilita la Chiesa è di annunciare le grandi opere di Dio a tutte le culture, farsi comprendere nel loro linguaggio e non pretendendo di uniformare tutte le culture al suo unico linguaggio, proprio di un tempo o di un luogo.    

Salmo 103. “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”.

Tutto ciò che esiste, diventa lode nella cuore e nella voce di chi prega: “Benedici il Signore, anima mia, Signore mio Dio, quanto sei grande… quanto sono grandi, Signore, le tue opere… La Gloria del Signore sia per sempre, gioisca il Signore delle sue opere…Voglio cantare al Signore finché ho vita…la mia gioia è nel Signore… benedici il Signore, anima mia”. Ma chi prega risale a lodare l’origine di tutto. Così l’inno attribuisce tutto ciò che esiste al Signore, il Dio dell’alleanza. Tutte le creature sono vivificate dal soffio del Creatore, quello Spirito che crea la vita e continuamente la rinnova. In quel soffio vitale e creatore la Chiesa riconosce lo Spirito della Pentecoste che rigenera l’uomo nuovo a immagine del Figlio.

Rm 8, 8-17.“Lo stesso Spirito, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio”.

Nel capitolo ottavo della Lettera ai Romani l’apostolo traccia le coordinate della  nuova vita del credente trasformato dallo Spirito Santo. Attraverso la fede in Cristo riceviamo lo Spirito che genera in noi la vita. Quale vita? Paolo distingue una vita ‘secondo la carne’ e una vita ‘secondo lo Spirito’. Questa seconda è la vita spirituale. Quali le sue caratteristiche? Chi non vive questa vita spirituale non può “piacere a Dio”. La nuova identità del credente in Cristo deriva dal fatto che lo Spirito di Dio abita in lui e lo rende partecipe della vita del Risorto che significa una qualità di vita nuova, liberata dal peccato e dalle conseguenze del peccato: egoismi, desideri e passioni contrari alla legge del Signore. Come la risurrezione di Gesù è stata opera del Padre per mezzo dello Spirito ‘vivificante’, così la nuova condizione del credente in Cristo è opera del Padre per mezzo del medesimo Spirito. Il credente entra così nella vita trinitaria, la vita di Dio: non più soggetta al peccato e alla morte, ma vita di obbedienza allo Spirito e partecipazione alla sua vita divina, di ‘figli di Dio’ adottati come fratelli di Cristo. Per questa unione con lui e grazie a Lui possiamo ‘gridare’ a Dio confidenzialmente: “Abbà”, “papà”. La figliolanza ci libera dal peccato e dalla paura. Essa si manifesterà pienamente quando condivideremo con Gesù la sua eredità: sia il nostro essere partecipi alle sue sofferenze come pure l’essere partecipi della sua risurrezione e vita divina..

Gv 14,15-16.23b-26. “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito…”.

Ascoltiamo due delle cinque promesse dello Spirito nel vangelo di Giovanni. E’ sottolineato il legame tra l’amore a Gesù e l’osservanza dei comandamenti(v. 15) e il non amore a Gesù e la non osservanza della sua parola (v. 24). La conoscenza e l’osservanza della parola di Gesù è strettamente legata al dono dello Spirito che Gesù otterrà dal Padre per i suoi discepoli e che sarà presente nei loro cuori. Chi lo accoglie nella fede potrà riceverlo ed esperimentarlo, diversamente da chi, per la sua incredulità, non potrà né ricevere né esperimentare. Lo Spirito poi opererà in continuità con quanto Gesù ha detto e fatto. Gesù ha già annunziato tutta la Verità mentre era in mezzo a loro, ma ora, lo Spirito Paraclito donato dal Padre, nel nome di Gesù “insegnerà… e ricorderà” tutto ciò che Gesù ha detto. Lo Spirito guida i discepoli alla penetrazione progressiva della Parola di Gesù perché possano appropriarsene nella fede in maniera sempre più piena. Gesù ha portato la Rivelazione, lo Spirito opera nei credenti per l’intelligenza della fede. Gesù rimane l’unico Rivelatore, ma l’azione dello Spirito permette alla Chiesa di appropriarsi della Verità nella fede.

+ Adriano Tessarollo