Di questo siete testimoni

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PAROLA DI DIO  – Letture: At 1,1-11; Salmo 46; Ebr 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53  

Di questo siete testimoni

At 1,1-11. “Fu elevato in alto”

L’inizio degli Atti degli Apostoli (1,1-5) è strettamente legato alla conclusione del vangelo di Luca di cui riassume le istruzioni date agli apostoli (cfr. Lc 24,47-49). Qui la missione degli apostoli era definita: “…voi mi sarete testimoni…”. Ma prima bisognava aspettare il dono dello Spirito promesso. Solo allora poteva incominciare la missione. Ora in At 1,1-2 abbiamo addirittura un riassunto del vangelo, da quegli “inizi” della predicazione di Giovanni Battista, del battesimo di Gesù e del racconto delle Tentazioni (cfr. Mc1,1ss) fino all’Ascensione, cioè alla partenza di Gesù. Luca ci tiene a sottolineare la continuità tra l’azione e la parola di Gesù che egli ha raccolto nel suo ‘primo libro’, e la vita della comunità che ora egli si accinge a raccontare in questo secondo libro. Nei vv. 3-5 Luca elenca le prove che Gesù ha dato prima dell’Ascensione. Con le parole stesse con cui Gesù risponde a una domanda degli Apostoli, Luca, in 1,8, annuncia il programma di questo secondo libro: “Signore, è questo il tempo in cui ricostruirai il regno d’Israele?”. Questa domanda manifesta una comprensione della missione del Messia in senso temporale, ma ora si precisa il senso della missione degli apostoli voluto da Gesù: “Non spetta a voi conoscere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, fino ai confini della terra”. Ecco dunque chiara la loro missione e quella della Chiesa di tutti i tempi: con la forza dello Spirito, gli Apostoli e la Chiesa saranno testimoni di Gesù morto e risorto davanti a tutti gli uomini. Scopo è rendere testimonianza a Cristo, l’agente della missione è lo Spirito Santo, gli strumenti sono gli apostoli, i destinatari del vangelo sono tutte le genti. Si parte da Gerusalemme per arrivare ai confini del mondo. Dallo Spirito e dalla Parola nasce la Chiesa. L’Ascensione chiude il tempo della presenza visibile sulla terra del Signore Gesù e apre il tempo dello Spirito che renderà gli apostoli testimoni del Signore, nella certezza che il Signore Gesù ritornerà (vv. 9-11).

Salmo 46. “Ascende il Signore tra canti di gioia”.

Le acclamazioni di questo salmo cantano la regalità di Dio su Israele e su tutti i popoli. L’arca che processionalmente veniva riportata nel santuario richiamava il ritorno di Dio alla sua dimora, dopo essere stato in mezzo al suo popolo. La liturgia applica le parole di questo salmo a Cristo che dopo la sua esperienza terrena in mezzo agli uomini “sale” gloriosamente al cielo dal quale era venuto per essere partecipe della signoria del Padre, Signore di tutti i popoli. Ora “tutti i popoli” sono invitati alla lode, perché egli “è grande re su tutta la terra”, estende cioè la sua salvezza a tutti i popoli.

Ebr 9,24-28; 10,19-23. “Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza”.

La pagina della lettera agli Ebrei riflette sulla condizione dell’uomo alla luce del sacrificio di Gesù (9,24-28) e soprattutto alla luce della sua nuova condizione di risorto (10,19-23). L’atto con il quale Cristo si è offerto sulla croce ha ottenuto la effettiva comunione tra Dio e l’uomo. La sua offerta non è qualcosa che ha bisogno di continue ripetizioni, come nel culto antico, poiché Cristo ha raggiunto lo scopo una volta per sempre. È dunque un avvenimento unico con valore perenne che introduce un cambiamento radicale nell’esistenza umana. Esso ha uno stretto rapporto con la morte degli uomini, avvenimento unico e irreversibile per ciascuno di loro (27), ma, novità capitale, apre agli uomini prospettive di salvezza (28). È il valore sacrificale di ciò che chiamiamo la Pasqua di Cristo, nei due aspetti indissociabili di passione e glorificazione. L’autore colloca poi un’esortazione conclusiva che mostra le conseguenze del sacrificio e del sacerdozio di Cristo per l’esistenza dei cristiani. La nuova situazione in cui vengono a trovarsi i cristiani è una situazione di libero accesso a Dio, perché ormai le separazioni non esistono più. Egli ora intercede perché tutti possano avvicinarsi a Dio, dal momento che Egli ha meritato per tutti, per mezzo del suo sangue, la possibilità di entrare in comunione con Dio, espressa attraverso l’immagine dell’entrare nel santuario. Purificati dal sacrificio di Cristo e introdotti da lui alla comunione col Padre, attendiamo perciò di aver parte alla medesima condizione, fondati sulla speranza, “senza vacillare… perché è degno di fede colui che ha promesso”.

Lc 24,46-53. “Di questo voi siete testimoni”.

Il racconto dell’Ascensione negli Atti era incentrato sugli apostoli e situato nei ‘quaranta giorni’. Nel vangelo di Luca invece esso è incentrato sul Cristo e concentrato nel solo giorno di Pasqua. Alla conclusione del suo vangelo Luca vuole richiamare l’elemento fondamentale dell’annuncio cristiano: la morte e la risurrezione di Gesù è il compimento del disegno divino. Ora può essere annunciato a tutte le genti il perdono dei peccati. Questa è la testimonianza gioiosa che gli apostoli devono portare al mondo. A questo saranno abilitati dallo Spirito, “potenza dall’alto”, dal Padre. Il tutto si conclude con una rappresentazione scenica per annunciare il passaggio di Cristo alla condizione ‘celeste’. Tale condizione, descritta in termini di essere “portato su in cielo”, è illuminata con due gesti degli apostoli. Il primo è l’atto di “prostrarsi davanti a lui”, cioè di riconoscere e confessare la sua qualità divina. Il secondo è la “grande gioia” che accompagna i discepoli con la quale essi esprimono la consapevolezza che il loro Maestro, in forma nuova e più efficace, continua ad essere presente in mezzo a loro.

+ Adriano Tessarollo