Le risposte della Pasqua

Sguardo-Pastorale
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LO SGUARDO PASTORALE

Le risposte della Pasqua

I testi della Via Crucis del Papa, preparati dal Cardinale Bassetti, hanno spaziato sulle molteplici situazioni di sofferenza e di morte presenti nel mondo. Accanto al Colosseo, testimonianza delle tante atrocità perpetrate dall’uomo sull’uomo, è risuonata l’angosciante domanda: “Dov’è Dio?”. La risposta è disarmante e provocatoria: “Dio è tra gli scarti, ultimo tra gli ultimi, naufrago tra i naufraghi”, proprio perché “fedele a se stesso” e “fedele all’amore”. Ci sono state poi domande capaci di fotografare situazioni incomprensibili legate a una natura fragile e imperfetta come la nascita di un “bambino disabile”, o l’imponderabilità di una malattia, di un incidente, di un cataclisma.

Dio non sta sul fronte della causa ma dell’effetto, “si sporca le mani con noi, con i nostri peccati e le nostre fragilità, non se ne vergogna e non ci abbandona”. Anche ai tanti volti sfigurati che ci fanno voltare lo sguardo dall’altra parte, come succede con i “milioni di profughi, rifugiati e sfollati che fuggono disperatamente dall’orrore delle guerre, delle persecuzioni e delle dittature”, Dio si manifesta “come un soccorritore coraggioso”. E tante altre piaghe sono state evocate: “le famiglie spezzate”, la mancanza di lavoro, “i bambini profanati nella loro intimità”, i martiri per la fede di questi ultimi decenni.

Tutto è scritto – compendia il Papa nella preghiera conclusiva – in quella crocifissione di due millenni fa: i “nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco”, i “volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate”, i “fondamentalismi” e il “terrorismo” di quanti “profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze”, i “venditori di armi”, l’“insaziabile cimitero” del Mediterraneo e dell’Egeo, divenuto “immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata”; come anche le realtà del mondo vicino a noi, nella stessa Chiesa, troppo spesso guastata dai “dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto”, abitata da “ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità”.

A infliggere quelle piaghe che tanto ci ripugnano sul corpo di Cristo sono anche “i distruttori della nostra casa comune che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni”, coloro che vogliono togliere la croce stessa dai luoghi pubblici ed escluderla dalla vita pubblica “nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza”. Tuttavia nella croce di Cristo non tutto è buio e segno di sconforto: la troviamo anche “nei ministri fedeli e umili”, nei “buoni samaritani” che bendano “le ferite della povertà e dell’ingiustizia”, nei “misericordiosi” e nelle “persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti”, “nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale”. Ancora una volta la risposta alle grandi domande sul male viene dal coinvolgimento, il nostro, unito a quella di Cristo. “O Croce di Cristo – conclude il Papa – insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota, davanti alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere, oscurare o indebolire”.

don Francesco Zenna