Un punto famiglia

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Lo sguardo pastorale 

Un punto famiglia

Venerdì 11 marzo il Papa ha incontrato i partecipanti al corso di formazione sul nuovo processo matrimoniale, promosso dal Tribunale della Rota Romana. Ha ricordato come, durante il recente percorso sinodale sulla famiglia, fossero emerse “forti aspettative per rendere più agili ed efficaci le procedure per la dichiarazione di nullità matrimoniale”, a ragione della sofferenza di tanti fedeli per la fine del proprio matrimonio, che si interrogano sulla validità o meno del vincolo da loro contratto. “Ma questi fedeli – ha sottolineato il Pontefice – in molti casi trovavano difficoltà ad accedere alle strutture giuridiche ecclesiali, ed avvertivano l’esigenza che le procedure fossero semplificate”, come poi effettivamente è avvenuto con la promulgazione di due “Motu Proprio”, frutto di un anno di lavoro da parte di una commissione speciale.

È opinione condivisa che questi provvedimenti perseguono l’obiettivo pastorale di mostrare la sollecitudine della Chiesa verso quei fedeli che attendono una rapida verifica sulla loro situazione matrimoniale, ma alcuni gruppi di fedeli vi leggono invece un cedimento da parte del Papa sulla sacralità del sacramento del matrimonio, sulla sua unità e indissolubilità. Va chiarito che non si tratta di sanzionare lo scioglimento di un vincolo ma di dichiarare che quel vincolo non c’è mai stato, per palesi difetti di forma e di contenuto. Se due giovani nel contrarre matrimonio non sono consapevoli dell’impegno che si assumono per immaturità psichica, o dichiarano di non accettare le sue caratteristiche fondamentali dell’indissolubilità e dell’apertura alla vita, il sacramento viene celebrato non solo indegnamente ma anche invalidamente. Ora ci sono casi in cui risulta difficile risalire alle condizioni previe, per cui è necessario fare delle ricerche, produrre della documentazione, sentire dei testimoni e quindi necessitano tempi più lunghi e percorsi più articolati, condotti da avvocati e giudici. Ma ci sono altri casi in cui gli elementi sono evidenti e facilmente reperibili, per cui non ha senso tenere gli interessati in una situazione di incertezza e di attesa che aggrava inutilmente situazioni umane e spirituali. In questo caso arbitro sarà il vescovo che si avvarrà di uno strumento locale agile ed efficiente, un “punto famiglia”, possibilmente per ogni vicariato, del quale verranno presto indicati sede e orari.

 

Ma i problemi di cui si occuperà non riguarderanno principalmente la modalità con cui si giunge alla dichiarazione di nullità, quanto piuttosto la modalità con cui si accompagnano i giovani a questa scelta di vita. È a questo livello che si è chiamati a “salvare” il matrimonio, a “garantire” una celebrazione consapevole e matura del sacramento. Gli attuali percorsi vengono proposti e seguiti in ritardo, quando ormai le decisioni sono state prese, il loro contenuto rimane a livello di informazione più che di formazione, la ripresa del cammino di fede resta occasionale e si arresta subito dopo con l’insorgere delle problematiche legate alla formazione di una famiglia, al lavoro, alla casa, al mutuo da pagare, ai figli da accudire. E di solito anche la comunità cristiana sparisce, ritenendo erroneamente di avere svolto compiutamente il suo ruolo.

Sono due allora i fronti su cui agire. Il primo è quello di giungere a dare serenità a coniugi che, consapevoli dell’errore commesso e in grado di dimostrarne la consistenza giuridica, desiderano ricominciare in una nuova più matura e consapevole unione. Il secondo è quello di avviare un accompagnamento più strutturato e continuativo dello sviluppo di questa stupenda impegnativa vocazione. Un accompagnamento che inizi il più presto possibile, anche negli anni dell’adolescenza, e si protragga poi per tutto il cammino di coppia e di famiglia, dall’accoglienza dei figli alla loro iniziazione cristiana, dall’impegno educativo alle altre dimensioni della vita adulta, interpretata alla luce e con la forza che vengono dalla logica evangelica.

don Francesco Zenna