Alcune importanti novità

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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE – La relazione annuale del vicario giudiziale sulle cause di nullità matrimoniale. Le nuove prospettive

Alcune importanti novità

I numeri non si discostano di molto da quelli degli anni precedenti. Nel 2015 sono state introdotte 168 nuove cause di nullità matrimoniale: erano state 165 nel 2014. Il trend, nella regione ecclesiastica del Triveneto, è dunque invariato. E vale anche per le cause esaminate (514 nel 2015, 509 nel 2014) e per quelle pendenti: 352 lo scorso anno, 346 nel 2014. I dati sono stati resi noti in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tert, il Tribunale ecclesiastico del Triveneto. Ma all’orizzonte si profilano importanti novità, i cui effetti probabilmente si coglieranno nei prossimi mesi, a partire dal Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus emanato da Papa Francesco lo scorso 15 agosto. «Il Motu Proprio si inserisce nella riflessione condotta mediante i due Sinodi dei vescovi, cui si sommano alcune tematiche già oggetto di riflessione in precedenza», spiega il Vicario giudiziale don Adolfo Zambon. «Due sono in particolare le grandi novità. La prima – prosegue il vicario – consiste nel fatto che l’operato del tribunale ecclesiastico ora viene considerato all’interno dell’azione pastorale della Chiesa. È un aspetto, questo, che fino ad oggi non era mai stato esplicitato chiaramente. Ed è una novità che in prospettiva può diventare rilevante. Ad esempio potrà accadere che sia la pastorale familiare ad accompagnare le famiglie in difficoltà, aiutandole a far emergere, laddove sussistano, gli elementi per la nullità, per poi rivolgersi al tribunale ecclesiastico». La seconda novità, prosegue il vicario giudiziale, è il fatto che il Motu Proprio «ricorda che il vescovo è chiamato ad esercitare il compito di giudice, sia personalmente sia tramite altri, nell’ambito del processo breve». Ed è questo un altro elemento molto significativo, perché introduce una particolare formula, all’interno dei processi di nullità, del tutto inedita: si tratta del processo breve, di cui si scriverà poco più avanti.

 

Vicinanza territoriale, rapidità. Vi sono poi, suggerisce don Zambon, due linee direttive di impegno: «La prima, indicata dal Motu proprio, è quella di favorire la vicinanza territoriale dell’operato dei giudici alla vita dei fedeli. Mi piace indicarla come prossimità, cioè una vicinanza non solo geografica, ma anche di accessibilità, uso del linguaggio, capacità di accogliere le persone. Il Tribunale ecclesiastico triveneto ha già fatto esperienza in questo senso, dal momento che vi sono sedi istruttorie praticamente in quasi tutte le diocesi».

La seconda direttiva riguarda «il diritto del fedele di chiedere e di avere una risposta nei luoghi competenti, secondo la normativa prevista, in tempi veloci. Inserisco in questo ambito – spiega il vicario – l’abolizione della duplice sentenza conforme». Si tratta del secondo grado di giudizio che ora non sarà più obbligatorio laddove la prima sentenza sia affermativa e nessuno presenti appello. «La prima sentenza diventa così subito esecutiva e questo riduce la durata del processo di qualche mese». Vale la pena ricordare che attualmente, riferendosi ai dati del 2015, la durata media di un processo per nullità è di due anni e mezzo.

La novità del processo breve. All’interno di questa direttiva, si inserisce la novità del processo breve che può essere avviato in presenza di alcuni requisiti indispensabili, ovvero, citando il Motu proprio, che “la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell’altro” e che “ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o una istruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità”. Nel processo breve il giudice è il vescovo, che può delegare alcune persone competenti (nella fattispecie all’interno del Tert): «La durata dovrebbe essere di qualche mese», spiega il vicario precisando che vi sono alcuni passaggi formali ineludibili e una tempistica difficilmente abbreviabile. Inoltre è il caso di precisare che anche il processo breve è un procedimento giudiziario a tutti gli effetti, con l’istruzione della causa, l’ascolto dei testimoni e la sentenza. Non è, per smentire alcune semplificazioni dei mesi scorsi, che con il processo breve la nullità si risolve mediante un cammino penitenziale da fare a tu per tu con il vescovo… Si tratta, comunque, di un percorso che, nei casi di nullità manifesta, abbrevierà di molto le tempistiche e probabilmente avvicinerà più persone – restie ad avviare una causa tradizionale di annullamento – al Tribunale ecclesiastico. «Ci sono già alcune domande per il processo breve – riferisce il vicario – un caso non è stato accettato mancando l’evidenza della prova, mentre in un altro caso si sta valutando ulteriormente la possibilità di applicare tale forma processuale».

Ancora altri aspetti del Motu proprio già recepiti dal Tribunale ecclesiastico triveneto riguardano la formazione degli operatori del Tribunale, che pure sono tutti impegnati anche in altre attività in diocesi e dunque non possono prestare a tempo pieno il loro servizio. Anche la gratuità, laddove vi sia uno stato di necessità, è una indicazione già recepita dal Tribunale ecclesiastico triveneto. «A chi è nelle condizioni di farlo, invece, si chiede di sostenere l’operato della Chiesa».

Per concludere, anche il servizio svolto dalle persone che operano all’interno del Tert, ricorda il vicario, è un servizio di Misericordia: «Perché – chiude don Adolfo Zambon – il primo segno di attenzione e di misericordia è cercare e aiutare a comprendere la verità».

Serena Spinazzi Lucchesi